Locarnese

Architetti ticinesi, ‘ricostruire senza fretta in Vallemaggia’

La Federazione invita a una pausa di riflessione, da intendere come ‘un'opportunità per coordinare al meglio la nuova urbanizzazione del territorio’

Il ponte di Visletto a Cevio
(Ti-Press)
6 febbraio 2025
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“La fretta non è mai una buona consigliera”. Un detto popolare ripreso dalla Federazione architette e architetti svizzeri, Fas, in merito alla ricostruzione prevista in Vallemaggia, dopo le devastazioni causate dal maltempo alla fine dello scorso mese di giugno. Una presa di posizione, quella della Fas, che inizia proprio ricordando quei terribili momenti: “La forza della natura sorprende sempre e di nuovo e ci sconvolge, anche perché, oltre ai gravissimi danni materiali, può provocare vittime umane – si legge nella lettera aperta della Federazione –. In Vallemaggia la reazione è stata commovente. Grandissima la solidarietà, nel distretto, nel cantone e nella confederazione, senza dimenticare l’aiuto concreto anche di molti volontari, per ripristinare, il più velocemente possibile, l’ordine e le infrastrutture essenziali. Tecnici, geologi e ingegneri, sono impegnati per capire cosa sia successo e perché, per studiare le antiche e le nuove fragilità di questo territorio, per ridefinire i principali scenari di pericolo e coordinare le preliminari misure di protezione contro le colate detritiche e le inondazioni”.

‘Auspichiamo lungimiranza’

L'accento viene posto anche sul ponte di Visletto, che collegava la sponda destra e la sponda sinistra della strada, crollato sotto i colpi della furia del fiume: “È presumibilmente il manufatto più urgente da ricostruire. Dovrà essere un’occasione per valorizzare il territorio e occorrerà porsi molte domande. È il punto giusto per un nuovo ponte? Probabilmente sì, ma è di fatto una posizione molto delicata e fragile e non è un caso che, al di là di una possibile incuria, la violenza dell’acqua si sia scatenata anche e proprio lì. Per il resto della ricostruzione riteniamo necessaria una pausa di riflessione che deve essere vista anche come un'opportunità per coordinare al meglio la nuova urbanizzazione del territorio, del paesaggio, anche di quello costruito esistente; la fretta è cattiva consigliera. Senza dimenticare che questa forza della natura, al di là dei gravi danni e dei morti, mostra un grande fascino, attrazione e monito. Molti effetti di questa forza sono da valorizzare, non da cancellare. Dobbiamo prendere esempio da come sono stati affrontati precedenti, e simili, catastrofici eventi naturali, pensiamo in particolare a Bondo, in val Bregaglia, con le conseguenze della frana della parete nordest del Pizzo Cengalo, in Val Bondasca, o l’alluvione di Gondo, frazione del comune svizzero di Zwischbergen (distretto di Briga) nel Canton Vallese. Noi, come Fas, auspichiamo lungimiranza”.