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(Anche) attorno a Leonardo ‘un grande potenziale di sviluppo’

Si esprime la Città dopo la scoperta di Lumia e le esternazioni (sue e di Viganò) sull’insufficiente valorizzazione del ‘sommerso’ al castello di Locarno

Le mura del torrione dell’antica rocca
(Ti-Press/Golay)
14 gennaio 2025
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Giù il ponte levatoio e che tutte le proposte di ulteriore valorizzazione del castello di Locarno entrino, verrà dato loro adeguato ascolto. Ma c’è un “ma”: lo si potrà fare solo con l’ausilio di un polo museale “solido e attrattivo, capace di soddisfare gli standard contemporanei in termini di conservazione, contenuti e gestione”.

Non sono passate inosservate, le importanti esternazioni di Chiara Lumia e Marino Viganò, apparse sulle pagine della “Regione” a proposito dell’esigenza di gettare finalmente nuova luce sul patrimonio presente, ma “sommerso”, del complesso castellano – i “tesori nascosti”, li definisce la Città – e questo ben al di là del progetto PIVOT.

Da Lumia le basi per il concorso

Chiara Lumia, per il Comune, fra il 2018 e il ’19 aveva realizzato una ricerca storico-tecnica che era poi servita come base di conoscenza per i partecipanti al concorso per la valorizzazione e i restauri del castello; concorso poi vinto appunto da PIVOT, progetto della comunità di lavoro Sanchez Garcia Architetti e Krausbeck Santagostino Margarido, che quest’anno vedrà l’affinamento definitivo e l’elaborazione della procedura d’autorizzazione. Sostanzialmente, PIVOT presenta una soluzione per l’apertura al pubblico del cortile del castello, “integrando il castello e Casorella nell’insieme della Città – secondo la formulazione del Municipio –. La nuova apertura sarà il punto cardine della nuova organizzazione funzionale del complesso museale, diventando il punto iniziale della visita”.

Già in occasione di un’affollata conferenza pubblica tenuta per l’Associazione Cristiano Castelletti al Palacinema, Lumia aveva deciso di far emergere la clamorosa “riscoperta” di un secondo rivellino, in realtà già individuato da tempo come imprecisato manufatto, ma mai apertamente definito come tale. Il “sigillo” su questa scoperta era poi stato apposto da Viganò, cui si deve l’attribuzione a Leonardo da Vinci dell’altro e principale bastione difensivo del Castello Visconteo. Viganò aveva sottolineato chiari legami fra i progetti di Milano (il cui castello ha pure due rivellini) e di Locarno, e definito il lavoro di Lumia «un contributo fondamentale alla storia del fortilizio e delle sue fortificazioni dell’età francese».

Entrambi esprimevano rincrescimento per il fatto che a Locarno il castello visibile e fruibile al pubblico sia solo una piccola parte dell’intero potenziale teoricamente a disposizione. Molte sono infatti le testimonianze in qualche modo visibili ma “mute”, che con relativamente pochi sforzi si potrebbe far rivivere, facendo emergere una voce fortissima non solo a livello svizzero, ma internazionale.

Fra i principali monumenti medievali dell’arco alpino

Il concetto è ben spiegato nel Piano finanziario 2025-28 di recente pubblicazione, dove alla voce “Castello Visconteo” si rende merito a quello che è “uno dei principali monumenti medievali dell’arco alpino”. Come sottolinea il sindaco di Locarno Nicola Pini (che tra l’altro ha una formazione storica) «un confronto con altri castelli svizzeri di rilievo, come Chillon, Gruyères, Thun o Grandson, evidenzia non solo l’immenso valore storico-culturale, ma anche il grande potenziale turistico del castello di Locarno. Questi esempi attirano infatti annualmente da diverse decine a centinaia di migliaia di visitatori, dimostrando come un monumento adeguatamente restaurato e dotato di un museo moderno possa diventare una meta culturale di richiamo internazionale». Considerata l’alta affluenza turistica del Locarnese, aggiunge, «il progetto rappresenta dunque una straordinaria opportunità di crescita per il territorio».

Nel dettaglio, riprendendo proprio le cifre indicate a Piano finanziario, con i suoi 10mila visitatori del 2024, Locarno ancora mangia la polvere di altre realtà certamente meno nobili ma meglio sfruttate come, appunto, i castelli di Chillon (400mila visitatori annui) e Gruyères (163mila visitatori) o manieri di dimensioni e prestigio inferiori come Thun (68mila visitatori), Kyburg (40mila visitatori) e Spiez (32mila visitatori).

Ma la reazione del Municipio alle considerazioni di Lumia e Viganò circa la necessità di non limitarsi a PIVOT per ulteriormente promuovere il castello, ma sforzarsi invece in una valorizzazione generale del complesso castellano, è significativamente corale. Oltre a Pini si esprimono infatti la capadicastero Cultura Nancy Lunghi e il capodicastero Opere pubbliche Bruno Buzzini, oltre al capo dei Servizi culturali della Città, Sébastien Peter. Tutti risultano coinvolti nel coordinamento del progetto di rilancio.

Patrimonio storico e identità culturale

La premessa delle autorità è che quando Lumia e Viganò «invitano la Città a esplorare maggiormente i tesori nascosti del castello, facendo in particolare riferimento alla probabile presenza di un secondo rivellino di possibili origini leonardesche», i due studiosi danno voce a «un fermento che coinvolge anche la società civile e sottolinea il ruolo cruciale del progetto non solo per la valorizzazione del patrimonio storico, ma anche per il rafforzamento dell’identità culturale del Locarnese».

Buzzini parte dal restauro degli anni 20 del Novecento condotto da Edoardo Berta e che attualmente, in quanto «espressione di una profonda conoscenza dell’edificio», è al centro della mostra visitabile negli spazi espositivi del castello, curata proprio dall’architetto Chiara Lumia. «Oggi – considera il municipale – il castello necessita di un nuovo slancio per affrontare le sfide della contemporaneità. Il progetto di valorizzazione e restauro in corso (PIVOT appunto, ndr.) mira, infatti, a ripristinare l’antico splendore del maniero attraverso interventi di restauro conservativo che coinvolgeranno non solo gli elementi architettonici, ma anche affreschi, soffitti lignei e decorazioni scultoree, e al contempo a ripensare l’offerta museale». Perché l’obiettivo a più ampio raggio è proprio «valorizzare i molteplici aspetti storici legati al monumento, rendendolo un punto di riferimento culturale per tutta la Svizzera italiana e consolidandone il ruolo nella geografia medievale tra Svizzera e Lombardia».

Si procede per fasi

Nancy Lunghi ricorda dal canto suo che «la ricerca storica condotta nell’ambito del progetto, resa necessaria dall’ampio e ricco patrimonio ancora da esplorare e valorizzare, procede per fasi, arricchita dai preziosi contributi di specialisti del settore. Ogni tappa è contraddistinta da appassionanti scoperte e dall’apertura di nuovi orizzonti di studio e approfondimento. E tra i risultati più significativi figura anche l’identificazione, grazie al brillante lavoro dell’architetta Chiara Lumia, di un secondo rivellino attribuibile probabilmente al grande maestro rinascimentale Leonardo da Vinci».

La presenza dell’impronta di Leonardo nella modernizzazione delle fortificazioni del castello, con l’aggiunta di due rivellini, «conferisce al sito un ulteriore valore culturale di portata eccezionale – sottolinea la capadicastero Cultura –. Questa attribuzione è stata ulteriormente consolidata dalla recente inclusione di Locarno nella prestigiosa rete europea de “Le Vie di Leonardo da Vinci”, rafforzando il ruolo del castello come simbolo di una stagione storica di straordinaria importanza».

Opinione espressa dal sindaco Nicola Pini, e condivisa dai due municipali con lui coinvolti nel progetto, è che «l’esplorazione del patrimonio leonardesco e di altri elementi come i cunicoli sotterranei rappresenta un grande potenziale di sviluppo futuro». Tuttavia, precisano, «per poter cogliere queste opportunità è imprescindibile la creazione di un polo museale solido e attrattivo, capace di soddisfare gli standard contemporanei in termini di conservazione, contenuti e gestione. Questi sono appunto gli obiettivi dell’attuale progetto di valorizzazione diretto a livello tecnico dalla Divisione logistica e territorio della Città con la Sezione opere pubbliche, in collaborazione con i Servizi culturali e con l’Ufficio dei beni culturali del Cantone».

Approfondimenti sul futuro museo

In quest’ambito, proseguono Pini, Buzzini e Lunghi, «gli interventi architettonici e tecnici, già consolidati grazie a PIVOT dal team di progetto condotto dagli studi Sanchez Garcia Architetti e Krausbeck Santagostino Margarido Sagl, sono infatti affiancati da un approfondimento sul futuro museo, che, oltre agli aspetti contenutistici, include anche quelli gestionali». L’obiettivo è «offrire un museo di qualità, capace di coniugare la valorizzazione del patrimonio storico con un’esperienza culturale innovativa e coinvolgente». Si tratta «non di un punto d’arrivo, ma di partenza per la conservazione e la valorizzazione di un monumento che si presenta come una storia in divenire e ancora tutta da scoprire».

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