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Schifisch, ‘malato di pesca’, a caccia della sua Moby Dick

Lunedì Ivan Schifano ha catturato nel lago un incredibile lucioperca di 110 centimetri per 14,3 chili. ‘Ma sogno il Re dei siluri’

In sintesi:
  • Appassionato sin da ragazzo, si costruisce da solo le esche
  • Negli anni 80 primeggiava nei kart: “Anche lì, adrenalina. Battevo il giovane Fisichella”
Schifano (a destra) con De Bernardo e il lucioperca
22 settembre 2023
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«È successo lunedì scorso, verso mezzogiorno e mezzo. Ero in barca in mezzo al lago, a traina, con le canne da pesca e delle esche artificiali». Ivan Schifano, “Schifisch” nel micromondo della pesca sul lago, a sentirlo raccontare par di leggere le cronache romanzate di Hemingway, “malato” di pesca come lui e, come lui, dotato di un tocco d’artista.

Insomma, era lunedì, e Schifisch, come quasi sempre quando non lavora, era sul lago. Il meteo in realtà non lo consigliava, ma lui c’era lo stesso, sulla sua Prosperi Gandria del ’68: «Pioveva, rischiando sono uscito ugualmente dal porto di Locarno e a un certo punto ha cominciato a scrosciare fortissimo. Ho capito di aver sbagliato giorno, così, giunto all’altezza del lungolago di Minusio, ho deciso di tornare indietro, ma sempre trainando. Mentre facevo un ampio curvone, all’improvviso ho visto la canna piegarsi, ma senza nessuno scossone. Mi sono detto: sta’ a vedere che proprio in pieno temporale ho agganciato un tronco. Tira e ritira, non si staccava e cominciavo a preoccuparmi. Poi ho levato il piombo a 7-8 metri dall’esca e ho realizzato che c’era un pesce. Credevo fosse un siluro, una delle mie prede di stazza designate, ma visto che non combatteva doveva trattarsi di qualcos’altro. Tant’è vero che ha cominciato a rivoltarsi come un’elica, lasciandomi intravedere bagliori di bianco e ombre di nero. Infine, quand’era sotto la barca, l’ho riconosciuto: era un lucioperca, il pesce più ambito del lago».

E anche, avrebbe capito in seguito, dopo la pesa da Europesca di Pino De Bernardo, il più grande, almeno della sua specie, pescato e censito nelle acque non solo italo-svizzere di Verbano e Ceresio, ma anche a livello svizzero e forse anche oltre: 110 centimetri di lunghezza per 14 chili e 300 grammi. La classica cattura miracolosa, unica nel suo genere, di gran lunga superiore ad altre, operate da colleghi pescatori assurti agli onori delle cronache ticinesi per imprese considerate addirittura da record mondiale.

Da primato questa è sicuramente, ragione per cui la Locarnese di pesca, società cui è iscritto Schifano, intende segnalarla all’Igfa (International Game Fish Association), con sede in Florida, affinché Schifisch venga ufficialmente certificato come “World record holder”.

Quella della certificazione internazionale è una storia che farà il suo corso. L’altra, quella di Schifisch, può invece già essere raccontata nei suoi dettagli più intimi. È la storia di un «malato di pesca», come si definisce lui stesso, il cui sogno e ossessione, come nel “Moby Dick” di Melville, è la grande balena bianca che nel caso specifico assume le fattezze del “Re dei siluri”: «Sì – afferma Schifisch –, voglio catturarlo perché è nelle mie corde, oltre che nei miei sogni. Parlo di un gigante sugli 80 chili. Nella zona di Arona ne sono stati pescati sui 70, parliamo di pesci lunghi come una persona di media statura. Io posso fare meglio, perché vivo per quello».

E “vivere per quello”, nel caso di Schifisch, ha un significato letterale che si traduce nella creazione in proprio delle esche, nella progettazione dei portacanne, nella costruzione dei coltelli adatti al tipo di pesca e anche nell’essiccazione delle teste delle prede più straordinarie. «Tutto nasce dalla prima cattura importante, quando mi sono trovato a diretto contatto con una preda di grandi dimensioni: lì, in quel preciso momento, mi è partita un’adrenalina che mi ha cambiato la vita. Lo paragono al gioco d’azzardo: quando vinci forte non puoi più farne a meno».

In realtà la passione, nata da ragazzo, era finita in cantina per una dozzina d’anni durante il periodo in cui Schifano, negli anni 80, si era dedicato ai kart: «Anche lì era una malattia, nel senso buono. E anche lì la smodata passione mi aveva regalato risultati importanti. Partecipavo agli Europei e ai Mondiali: in partenza adrenalina pura e nelle classifiche finivo davanti a un certo, ancor giovanissimo, Giancarlo Fisichella. Dall’Inghilterra mi era giunta una proposta che mi poteva, forse, portare in Formula 1».

Oggi la sua Formula 1 è la Prosperi del ’68, acquistata da un anziano pescatore del Ceresio che voleva vendere soltanto a chi gli garantiva che quella barca avrebbe continuato a uscire sul lago. Schifisch glielo aveva promesso. Perché, forse, era tutto già scritto.

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