Gordola

Le ruspe si fermano all'uscio: la Casa della fotografia è salva

Diventata da poco sede del Verzasca Foto, sembrava prossima a soccombere a un progetto immobiliare. L'obiettivo è ora profilarsi come Casa della cultura

In sintesi:
  • Avviato il processo di coinvolgimento nella regione per aprire gli spazi a nuove esperienze culturali
  • Secondo i promotori ‘l'obiettivo è dimostrare che c'è un bisogno. Poi bisognerà iniziare a cercare dei fondi’
Casa Azul: finora Casa della fotografia, in futuro Casa della cultura
21 aprile 2023
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“Casa Azul è salva!”. Bastano quattro parole, e un punto esclamativo, per fermare il corso della storia, riavvolgerlo di qualche mese e poi farlo ripartire. Ampliandone gli orizzonti.

Casa Azul, altrimenti detta Casa della fotografia (ma l’appellativo appare ormai superato) rappresenta uno dei più coraggiosi tentativi operati nel Locarnese di dare porte, finestre, interni e programmi a un progetto culturale nato in piccolo ma che pensa in grande: quello di Casa della fotografia appunto, strettamente legato all’importante evento internazionale Verzasca Foto, proposto annualmente in valle. Ma Casa Azul, dal nome proprio dell’edificio, a un certo punto sembrava dover soccombere alle ruspe di un progetto residenziale apparso all’albo comunale. Il programma era semplice: abbattere e ricostruire. Non così semplice è stato però attuarlo, vista la serie di opposizioni inoltrate alla Cancelleria comunale.

Ticino, Sudafrica, America

Fra esse va certamente ricordata quella della Società ticinese per l’arte e la natura (Stan) che come spesso le accade aveva alzato la voce, ma almeno per raccontare una storia che merita di essere raccontata. Perché è una storia di emigrazione, di un uomo, Luigi Firanza, che lasciò il Ticino nel secondo Ottocento per avventurarsi in Sudafrica; e lì vinse la sua disperata corsa all’oro. L’idea dell’emigrante, aveva scoperto la Stan scartabellando negli archivi, era creare un pensionato con ristorazione, tant’è vero che sulla facciata dell’edificio ancora si legge la scritta “Transvaal Café Retrait”. Ma dal Firanza lo stabile passerà a un Galdino Borradori, emigrato anch’esso ma in America, il quale Borradori, tornato a Gordola, morirà prematuramente, nel 1946, determinando per Casa Azul un cambio di destinazione: residenza e ufficio del geometra catastale del paese. Questo, per quasi 50 anni, rimanendo per altro nell’intimo – se una casa può avere un’anima – “fedele e unica testimonianza storica di questi straordinari influssi culturali avvenuti con le emigrazioni”.

Ebbene, proprio in questo solco fra storia e romanticismo erano scesi i ragazzi del Verzasca Foto, che in Casa Azul avevano trovato una sede perfetta, a Gordola, per estendere al Piano i sentimenti artistici sbocciati in valle. Fino appunto alla pubblicazione del progetto residenziale, come detto ampiamente osteggiato e infine, ecco la notizia, abbandonato.

L’annuncio ai naviganti

“Dopo mesi di incertezza – hanno infatti giubilato nei giorni scorsi gli inquilini con un “post” – e ormai rassegnati a dovere lasciare questi spazi, con sorpresa e grande gioia abbiamo appreso che, anche grazie alle svariate opposizioni, lo stabile al momento non verrà demolito”. Il messaggio rilanciava poi immediatamente ogni discorso culturale, avvisando i naviganti che “da maggio abbiamo intenzione di proporvi ancora attività, condividendo l’energia di questa stupenda casa”, mentre a settembre vi si svolgeranno alcune delle mostre del Verzasca Foto.

Alfio Tommasini, del gruppo organizzatore dell’evento fotografico, appare ovviamente sollevato per l’inaspettata svolta: «Hanno avuto un ruolo decisivo le diverse opposizioni, giunte non solo dalla Stan, ma anche dal vicinato. Per questa ragione i potenziali acquirenti hanno deciso di rinunciare, consentendoci di rimanere dentro almeno fino alla scadenza del contratto, nel giugno del ’24. Nostra intenzione è rendere viva la casa al più presto. Di sicuro vi verranno svolte delle attività durante il Verzasca Foto, a settembre, ma l’idea è di aprire lo spazio anche ad altre esperienze, visto che in Ticino e nel Locarnese c’è bisogno di nuovi spazi per la cultura, anche gestiti fuori da un contesto istituzionale, e riguardanti più fasce della popolazione».

Coinvolgimento, programmazione e ricerca fondi

Proprio nell’ottica della condivisione, prosegue Tommasini, «è stato lanciato un appello, aperto ad artisti, associazioni e a tutti quelli che hanno voglia di proporre attività culturali al pubblico. Penso a performance, incontri o workshop. Il tutto, è bene precisarlo, cercando di rispettare al massimo i vicini, quindi da intendere indicativamente durante il giorno». A maggio è prevista l’inaugurazione, poi, considerate tutte le voci che arriveranno da qui a lì, si comincerà a imbastire una programmazione. «Va considerato che la prospettiva di dover uscire ci ha condizionato molto negli ultimi mesi, quindi l’operazione di dare un senso a questi spazi parte davvero soltanto adesso – prosegue Tommasini –. La speranza è naturalmente che Casa Azul possa venir mantenuta per più tempo dopo la prima scadenza del contratto, in modo tale da diventare un vero punto di riferimento e di ritrovo per la regione. Ma per farlo dovremo renderla sostenibile, il che significa anche procurarsi dei fondi. Finora c’è stato molto volontariato da parte nostra, ma è chiaro che vanno cercate forme per finanziare l’intero progetto, che ha dei costi, a partire dall’affitto mensile».

La priorità, conclude Alfio Tommasini, è «cominciare a dimostrare che c’è un bisogno, proponendo iniziative culturali per la regione. Dopodiché si potrà iniziare ad agire su un livello diverso, pensando anche alla struttura, che dovrà essere in grado di sopportare le attività promosse. Per quanto ci riguarda penso all’estensione del Verzasca Foto sul Piano, con relativo coinvolgimento dei Comuni».

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