Locarnese

‘Affaire Chiappini’, come si pone la Città?

Interpellanza socialista al Municipio di Locarno a margine del processo per lo scandalo della mostra di Genova con i Modigliani falsi

1 marzo 2021
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“Come mai il Municipio non ha approfondito la questione nel 2019, quando Chiappini è stato rinviato a giudizio, cosa che ha ulteriormente nuociuto a livello internazionale, che lo si voglia o no, all’immagine della Città? Non era il caso di sospenderlo immediatamente dalle sue funzioni? Era a conoscenza il Municipio degli atti istruttori? Li ha richiesti?”.

L'“affaire Chiappini” torna a far parlare con un'interpellanza del Ps, firmata Pier Mellini, Paolo Tremante, Fabrizio Sirica, Rosanna Camponovo e Damiano Selcioni. Interpellanza che si apre con il tema di una sospensione dell'ex direttore dei Servizi culturali (mai decisa) e che prende le mosse dall'inchiesta di Gianni Gaggini per Falò e dall'approfondimento sul tema apparso sulla “Regione”.  Chiappini, va ricordato, è attualmente sotto processo a Genova (in contumacia) in relazione alla mostra di Modigliani del 2017, bloccata per l'asserita presenza di una ventina di tele rassomiglianti a quelle di Modì, ma riconosciute come false. Chiappini, che ne era il co-curatore, nel 2017 era alle dipendenze della Città in misura dell'80%. La Procura di Genova ipotizza i reati di falso in opere d’arte, truffa e ricettazione e al banco degli imputati vi sono anche Massimo Vitta Zelman (presidente della società organizzatrice MondoMostre Skira) e Joseph Guttmann, “mercante d’arte con il quale Chiappini sembra tenesse rapporti di lavoro già dagli anni 90, organizzando alcune mostre definite sospette, tra cui Lugano, Seul, Bonn e Praga”, ricorda il Ps.

Nell'interpellanza si chiede fra l'altro come si ponga il Municipio “di fronte all’escamotage citato nella trasmissione di Falò con il quale i responsabili di MondoMostre Skira e lo stesso Chiappini si erano messi d’accordo per far figurare un compenso inferiore a quello effettivamente concordato, dal momento che Chiappini lavorava all’80% per un ente pubblico e i compensi per le attività accessorie vanno dichiarati”. 

Il Municipio, aggiungono i consiglieri comunali socialisti, “metteva in evidenza una serie di traguardi raggiunti grazie all’impegno del direttore Chiappini e affermava, tra le altre cose, che ‘i magazzini sono stati ristrutturati con la messa in sicurezza delle opere della Città e la restituzione al Cantone e ad altre varie istituzioni del materiale non di nostra proprietà’. Corrisponde al vero che in occasione di questi lavori di ristrutturazione la Direzione abbia mandato al macero i cataloghi rimanenti delle esposizioni tenute dalla riapertura di casa Rusca negli anni ’80 e l’importante collezione di documenti video (in cassette Vhs) che comprendeva centinaia di titoli, compresi anche molti documentari girati appositamente per le mostre di Casa Rusca grazie alla collaborazione della Rsi oltre a molti documentari unici donati dagli artisti che hanno esposto negli anni nei musei cittadini?”.

Un'altra tematica è quella di una rivalsa della Città nei confronti del suo ex direttore dei Servizi culturali “qualora dovessero essere confermate le accuse” della Procura di Genova. E, più strettamente in ambito operativo, all'esecutivo viene domandato “su quali basi” intenda approntare un programma di mostre per il 2021 e attuare la politica culturale della Città, “visto che la nomina del successore di Chiappini, che in questi mesi ha maturato la pensione e il concorso per la sua sostituzione è recente, non garantisce l’entrata in funzione di un nuovo responsabile in tempo utile”. Non reputa il Municipio “che vada assolutamente evitato un suo ulteriore coinvolgimento negli affari cittadini, in quanto perseverare sarebbe inteso internazionalmente come diabolico?”.

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