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Tenero, alla scoperta della Biblioteca per persone cieche

L’istituto, nato oltre 70 anni fa, ha da poco ricevuto un riconoscimento dall’Ufficio federale della cultura. Ce lo presenta la sua responsabile

Leggere con altri sensi (Foto Ti-Press)
27 gennaio 2021
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È una storia il cui inizio è stato scritto con dei puntini in rilievo su grandi volumi, quella della Biblioteca Braille e del libro parlato di Tenero. Lettera dopo lettera, con un punteruolo e una tavoletta, un gruppo di donne volontarie ha cominciato a dedicarsi alla traduzione di libri per renderli accessibili anche a persone con problemi di vista. Ora, con le rivoluzioni della tecnologia, le ingombranti pagine su cui far scorrere le dita hanno passato il testimone a tracce audio fruibili ovunque con un comune telefonino. Ma l’impegno di coloro che gestiscono il servizio e il suo valore per chi ne usufruisce rimangono inalterati. Lo ha attestato negli scorsi giorni anche l’Ufficio federale della cultura, omaggiando i 73 anni di lavoro dell’istituto con il Premio speciale di mediazione 2021, attribuito in contemporanea ad altre tre biblioteche analoghe con sede a Losanna, Ginevra e Zurigo.

L’inclusione passa anche dalla cultura

«Per noi il Premio è stata una grandissima sorpresa – commenta Franca Taddei, responsabile della Biblioteca di Tenero –. Si tratta di un gesto molto significativo e importante che rende merito a quanto abbiamo fatto finora. Quando ne ho ricevuto notizia, il mio pensiero è subito andato al fondatore di Unitas, Tarcisio Bisi, che due anni dopo aver dato vita all’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana ha creato questa Biblioteca. Per lui permettere l’accesso alla lettura e alla cultura alle persone con problemi di vista era fondamentale».

Ad ognuno il suo libro

A rivolgersi alla Biblioteca sono tuttora prevalentemente persone cieche e ipovedenti, ma da alcuni anni vi hanno accesso anche persone dislessiche o che per comprovati motivi hanno difficoltà nella lettura sui classici supporti. «I nostri utenti, che si attestano poco sotto le 250 unità, sono soprattutto ultrasettantenni che hanno sempre amato leggere e che ad un certo punto non hanno più potuto farlo normalmente – spiega Taddei –. Si va da chi era medico a chi architetto, dal dialettologo alla casalinga. Giovani ce ne sono pochi, perché solitamente impiegano altri strumenti di lettura come la sintesi vocale; comunque noi abbiamo in catalogo libri per tutte le età, anche per bambini». La proposta di titoli è frutto delle richieste dei fruitori, i quali commissionano la registrazione di quelli che desiderano poter ascoltare. «Di solito funziona che una persona ci chiama per indicarci un determinato libro che le interessa, ci fornisce il testo e questo viene letto e registrato dai volontari al Centro di produzione di Lugano; poi una volta pronto viene reso disponibile nel catalogo». 

Un mondo in continua evoluzione

Rispetto alle origini i cambiamenti sono stati innumerevoli: «All’inizio si lavorava con il Braille, i tempi erano lunghissimi e i libri a disposizione per i prestiti molto voluminosi. Poi si è passati alle registrazioni audio, prima su ingombranti bobine che facevano avanti e indietro dalle case alla sede, poi con le cassette, mentre ora abbiamo i cd, le schede di memoria e soprattutto un catalogo online e un‘app da cui si può scaricare comodamente tutto quanto sul computer o lo smartphone».

Dai romanzi rosa alle riviste giornalistiche

La maggior parte dei titoli a disposizione sono romanzi, ma ci sono anche molti saggi per soddisfare interessi o esigenze specialistiche degli utenti. «I libri che però vanno di più – confida la responsabile – sono le storie d’amore un po’ tragiche». Gli operatori della Biblioteca propongono poi due-tre volte all’anno il volantino sonoro ‘Librarsi’ dove viene stilata una lista di novità editoriali. Non manca neppure una variegata quantità di riviste. «In questo momento ci stiamo occupando di un numero dell’Archivio storico ticinese, pubblicazione abbastanza impegnativa da leggere ad alta voce. Lavoriamo anche sull’immediatezza, ad esempio al giovedì riceviamo la versione online del settimanale italiano ‘Internazionale’ e ne registriamo la lettura in modo che il giorno successivo i nostri utenti possano avervi accesso in contemporanea con la sua uscita in edicola».

Volontari per passione

Quanto ai volontari – che attualmente sono una sessantina, «quindi siamo più che coperti» dice Taddei – in parte si recano a registrare al Centro di produzione, dotato di tre cabine in cui si avvicendano durante tutto il giorno; in parte invece leggono a domicilio se hanno una certa dimestichezza con l’informatica. «Prima erano quasi prevalentemente donne, di cui molte casalinghe. Poi poco a poco hanno iniziato a mettersi a disposizione anche diversi uomini, tra i quali dei professionisti che lavoravano in radio e in televisione, o ex docenti che hanno piacere nel continuare ad esercitare l’attività della lettura ad alta voce». 

Esserci in tempo di crisi

A causa della pandemia, attualmente i volontari possono andare al Centro di produzione solo uno per volta anziché tre, ciò che ha portato al rallentamento delle registrazioni. Le richieste degli utenti sono invece aumentate dato il maggior tempo trascorso a casa, soprattutto durante il lockdown di primavera. Proprio in quel periodo Taddei ha realizzato una cinquantina di interviste telefoniche, ascoltabili sul sito di Unitas, volte a capire come i membri dell’associazione stavano affrontando la situazione. «In generale emerge uno spirito di adattamento molto forte. Alcuni però hanno risentito in modo più marcato delle misure di distanziamento, c’è chi ad esempio mi ha detto che per strada le persone evitavano di salutarlo per paura di avvicinarsi. C’è anche chi aveva difficoltà con le colonne fuori dai negozi perché la gente non osava dare indicazioni. Per diverse persone cieche o ipovedenti, dunque, gli spostamenti si sono ulteriormente complicati con la conseguenza di un rischio accresciuto di isolamento. Per noi è perciò stato e continua ad essere tuttora molto importante mostrare vicinanza in tutti i modi possibili. Come dice il nostro slogan: Unitas, noi ci siamo».

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