Locarnese

Divieto burkini: ‘Inattuabile e lesivo dei principi costituzionali’

La Commissione della legislazione di Locarno ha pubblicato il rapporto di minoranza alla mozione del 2017. Omar Caldara (Lega): ‘Per il momento non la ritiriamo’

Pubblicato il rapporto di minoranza che è a sfavore della mozione del 2017 (foto Flickr)
21 settembre 2020
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“Ben venga la preoccupazione del mozionante riguardo alla difesa della dignità delle donne, ma perché attuarla attraverso la campagna anti-burkini?”, s'interrogano gli autori del rapporto di minoranza della Commissione della legislazione della Città di Locarno, pubblicato nei giorni scorsi (relatrice la consigliera Rosanna Camponovo-Canetti). La mozione, lo ricordiamo, era stata proposta da Aron D'Errico e cofirmatari nell'aprile 2017 e chiede il divieto del burkini nei luoghi di balneazione pubblici del territorio locarnese, sanzionando la violazione.

Nonostante vi sia una preoccupazione comune, “considerando che la proposta da un profilo giuridico risulta essere inattuabile, perché appartenendo le rive di laghi e fiumi al demanio pubblico del Cantone si andrebbe a legiferare su questioni di pertinenza cantonale, oltre che a ledere i principi cardine della nostra Costituzione”, la minoranza della Commissione ritiene “le richieste del mozionante ingiustificate, sproporzionate, contrarie al buon senso e in particolare al valore della libertà individuale, pertanto inopportune e invita a respingere la mozione”.

Il testo procede per punti. Riprendendo alcuni passaggi della mozione, prova a scardinare quanto asserito dai suoi autori che, si legge, “suggeriscono che il burkini non è rispettoso dei principi di dignità vigenti nel nostro paese unicamente sulla base della loro personale e soggettiva percezione”. Gli autori del rapporto di minoranza obiettano anche che “il principio secondo cui chiunque deve adattarsi ai nostri usi e costumi sia assimilazionista e non d'integrazione”, anzi porterebbe “all'emarginazione e alla ghettizzazione del diverso e non a un'integrazione nel tessuto sociale”.

Il burkini, secondo il parere di minoranza, non è un indumento “ideologico, fondamentalista, retrogrado o barbaro; le persone lo sono”, di conseguenza “a priori non è detto che il costume da bagno o qualsiasi altro indumento sia uno strumento di oppressione”, si legge. E a complemento si aggiunge che “il burkini copre corpo e capelli, ma non il viso e permette alle donne musulmane che portano il velo di nuotare più comodamente”. Un costume da bagno che per altro non è diffuso nella nostra regione.

Al cruccio dei mozionanti circa la difesa di usi e costumi locali, il rapporto suggerisce quale soluzione “educare e sensibilizzare i nostri giovani fin da piccoli a ‘leggere’ la società e a mettersi nei panni dell'altro, insegnando loro a convivere serenamente con le differenze”, perché secondo l'opinione consegnata al testo “integrazione significa che ognuno prende un po' dall'altro, in maniera multilaterale, fino a trovare un nuovo e giusto equilibrio che permetta un reciproco rispetto e una maggiore comprensione”.

Omar Caldara sul burkini: ‘Non sono questi i problemi dei ticinesi’

«Per quanto concerne la materia legale, la questione non è ben chiara», anzi è quanto meno complessa, prova ne sia «la decina di pagine del relatore di maggioranza (l'avvocato e consigliere comunale Mauro Belgeri) che è andato a spulciare diversi documenti». Così Omar Caldara, consigliere comunale della Lega dei Ticinesi, fra i firmatari della mozione, nonché fra quelli del rapporto di maggioranza della Commissione della legislazione.

Abbiamo chiesto al consigliere comunale le sue considerazioni rispetto alla questione giuridica emersa dai pareri consegnati a queste colonne una settimana fa circa dagli avvocati e municipali Niccolò Salvioni e Giuseppe Cotti. L'argomento del primo riguardava la competenza legislativa in materia di ordine pubblico non pertinente a un Comune; mentre il secondo parere verteva sulla questione fondamentale del diritto alla libertà, che può essere limitata solo quando vi sono una base legale e un interesse pubblico, nonché il rispetto del principio di proporzionalità della pena.

«Non ho ritirato la mozione perché non sono io il primo firmatario e non mi sembrava giusto farlo. La Commissione della legislazione ha scritto due rapporti, quello di maggioranza (pubblicato a fine agosto; ndr) è a favore del divieto al burkini, pur sapendo che probabilmente non passerà in Consiglio comunale. Di questo siamo abbastanza consci. Per il momento però andiamo avanti», dichiara Caldara, che in seguito alle dimissioni di Aron D'Errico ha assunto la responsabilità di portare avanti l'atto parlamentare.

Il passo indietro per ora quindi non è contemplato anche perché «il relatore del rapporto di maggioranza ha fatto un lavoro certosino di analisi, per mesi, e abbiamo quindi ritenuto corretto far proseguire la procedura. Pur sapendo che non passerà», ribadisce al telefono. E aggiunge: «Solo all'ultimo momento, consultandomi naturalmente prima con i miei, quello che potrò fare magari – e lo accentua – è dire ‘ritiro la mozione’». In ultima battuta, riferendosi al tema nocciolo dell'atto parlamentare, Caldara dichiara che «a suo parare sono fastidi grassi; non sono questi i problemi dei ticinesi».

Ora la materia passa nelle mani dell'esecutivo cittadino che, analizzati i rapporti, pubblicherà le sue valutazioni. La mozione andrà quindi in discussione in Consiglio comunale.

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