Locarnese

Commerci, ristoranti e alberghi: il Festival è mancato, ma...

È tuttora prematuro stilare un bilancio dell'impatto economico di Locarno2020 sui settori, tuttavia grazie all'afflusso di turisti svizzeri, l'estate non è andata persa

Quest'anno è mancato particolarmente il turismo internazionale (foto Ti-Press)
25 agosto 2020
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Dopo il bilancio artistico-culturale dell'edizione 2020 del Locarno Film Festival, abbiamo dato voce ai referenti sul territorio dei settori turismo, commercio e ristorazione per dare uno sguardo sull'impatto della particolare edizione (svoltosi dal 5 al 15 agosto scorsi), organizzata con l'impegno e la dedizione di sempre, apportando per forza di cose novità nello svolgimento e nella modalità di fruizione. La rassegna cinematografica internazionale nei dieci giorni del suo svolgimento ha sempre portato, oltre a essere crocicchio di persone di ogni dove e fermento culturale, un non indifferente indotto economico alla regione.

Abbiamo quindi chiesto ai nostri interlocutori - Massimo Perucchi, vicepresidente di HotellerieSuisse Ticino; Giovanni Caroni presidente della Società dei commercianti industriali e artigiani del Locarnese (Scia) e Nunzio Longhitano, presidente della Gastro Lago Maggiore e Valli - quale impatto abbia avuto Locarno 2020; un'edizione "ridotta" dettata dal contesto pandemico e dalle conseguenti misure igienico-sanitarie che si sono dovute applicare e osservare, tenendo altresì conto della ridimensionata mobilità turistica fra i Paesi.

Se da un lato, la mancanza di un'edizione "normale" si è sentita; dall'altro, grazie anche all'arrivo turistico interno (in particolare dalla Svizzera tedesca e dalla Romandia), l'estate, fortunatamente e inaspettatamente, non è stata nera. Trarne un bilancio, lo scriviamo subito è ancora prematuro, poiché momentaneamente non ci sono dati concreti. Tuttavia, dalla riflessione basata su percezioni dei nostri interlocutori e riscontri ricevuti, si sviluppa un'istantanea grigia solo in parte.

Perucchi (HotellerieSuisse Ticino): 'Siamo stati invasi dal turismo svizzero'

A fronte delle circa 160mila persone che normalmente il Pardo chiama nella regione, quest'estate «ne sono arrivate circa seimila, fra cui professionisti, aficionados e giornalisti», introduce Perucchi. Per quanto concerne il settore alberghiero, il vicepresidente è chiaro e perentorio: «È impossibile dire come abbiano influito questi giorni di Festival, perché siamo stati invasi dagli svizzeri, il pubblico di riferimento per il 2020. Capire chi sia venuto per la rassegna e chi per turismo è comunque difficile».

Comparare questa edizione del Pardo a quelle passate è per lui impossibile e probabilmente inutile: «Quest'anno è stato eccezionale», su più fronti. «Abbiamo avuto la fortuna che gli svizzeri tedeschi e romandi si sono fermati qui: circa il 90 per cento dei turisti».

Ampliando l'orizzonte del discorso, Perucchi avverte che «a settembre si tornerà alla situazione d'inizio maggio e giugno con un meno 30 per cento: è finito il bel canto del cigno. In un anno come questo, saremo fortunati se la perdita si assestasse al 20 per cento, anche se presumo che sarà sul 25, su tutto l'arco dell'anno. A marzo, comunque, le previsioni erano tutt'altre e si paventava una perdita dell'80 per cento, senza esagerare. Oramai, Pasqua non la recuperiamo più... Ci abbiamo messo una pietra sopra». Tuttavia, «nessuno s'immaginava l'imponente recupero di giugno, luglio e agosto», chiosa.

Caroni (Scia): 'I commerci hanno vissuto un'estate relativamente e inaspettatamente buona'

Giovanni Caroni fa eco al vicepresidente di HotellerieSuisse Ticino, confermando la particolarità dell'edizione festivaliera «che non ha avuto il numero di presenze cui siamo abituati e la caratteristica dell'internazionalità, per ovvie ragioni. Sono cifre che mancano. Il Festival è essenziale per tutta la regione». Ciononostante, per quanto riguarda i commercianti Caroni spiega che stanno «vivendo un'estate relativamente buona e nessuno se lo aspettava. Il colpo è stato più o meno attutito con il recupero di parte delle perdite d'inizio anno», anche se «non è ancora chiaro come chiuderà il 2020».

L'incertezza è oramai il denominatore comune di ciascun attore economico in quest'anno segnato dalla pandemia e il fantasma di nuove restrizioni e chiusure aleggia sempre: «Stiamo monitorando con attenzione la situazione perché i commercianti non potranno assorbire un altro stop o disposizioni dure». Insomma, si è incassata una prima batosta, ma la seconda sarebbe un kappaò.

Longhitano (Gastro Lago Maggiore e Valli): 'La mancanza del Festival si è sentita nella ristorazione'

Le ultime battute le consegniamo a Nunzio Longhitano, presidente della Gastro locale, che ha lamentato la mancanza del Festival per il settore ristorazione: «L'evento di quest'anno, purtroppo, non ha portato un grande flusso di persone», rispetto alle edizioni "fisiche". Dal fronte ristorazione, un importante riscontro pare non ci sia quindi stato, anche se «una parte è stata compensata dall'andirivieni dei turisti nazionali», annota.

I dieci giorni del Pardo portano nella regione decine di migliaia di persone da ogni dove, un turismo internazionale che ha abitudini diverse rispetto a quello interno. Ma questo è stato un anno eccezionale per molteplici ragioni e «il grande afflusso di turisti che c'è stato in luglio è un'onda che ancora, per fortuna, fa sentire la sua portata», chiude Longhitano.

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