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Campeggi shock: 'Noi esclusi, ma è assurdo!'

Riaperture alberghiere, il Consiglio federale taglia fuori 'senza motivo' una categoria da 3,7 milioni di pernottamenti. Patelli: 'Ma sanno come lavoriamo?'

Simone Patelli
(Ti-Press)
1 maggio 2020
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«La grossa domanda è se siamo “solo” di fronte ad un trattamento poco equo, oppure ad una mancanza di competenza. Se è la seconda, è ancora più preoccupante. Ma allora vengano a chiederci. Ci sono le categorie di riferimento». Come responsabile di campeggio a Tenero, presidente dell’Associazione ticinese di categoria e membro di comitato dell’Associazione svizzera, Simone Patelli non si capacita del fatto che dal novero delle strutture ricettive che il 4 maggio potranno riaprire siano stati esclusi i campeggi, una categoria che alle misure di sicurezza richieste in questa fase dell’emergenza sanitaria «potrebbe perfettamente attenersi: basterebbe verificare».

Il dubbio più fastidioso è quello legato ad una possibile disparità di trattamento, nota Patelli: «Se avessero vietato l’apertura anche ad ostelli, alloggi per gruppi e capanne, allora si poteva essere in disaccordo, ma lo si era su una linea bene o male coerente. Invece non è così. Ci sentiamo trattati come qualcosa che non siamo. Non abbiamo mai voluto discutere la questione sanitaria – non è nostro compito – ma quando vediamo situazioni di evidente disparità di trattamento, allora non possiamo tacere». Preventivamente, l’Associazione svizzera non aveva taciuto scrivendo al Consiglio federale e alla Seco perorando la propria causa e circostanziando tutti i motivi in base ai quali se c’è una categoria pronta a contribuire al rilancio economico e turistico in Svizzera, è quella dei campeggi. Sforzo vano: le direttive emesse giovedì a Berna hanno vanificato le speranze e aperto una ferita che brucia.

In Ticino un milione di pernottamenti

«In Svizzera abbiamo circa 400 campeggi, che generano 3,7 milioni di pernottamenti. Un milione, fra passanti e stagionali, viene contabilizzato in Ticino, dove i campeggi sono una quarantina e dove il Locarnese è risaputamente considerata la ‘zona d’oro’ per il settore», ricorda Patelli. Che non a caso, in quanto locarnese e forte di un’esperienza multigenerazionale nel suo Campofelice, è oggi rappresentativo a livello sia cantonale, sia federale.

«Non pretendiamo una riapertura immediata come gli alberghi e le altre stutture ricettive beneficiate dalle decisioni del Consiglio federale – dice Patelli -; ci accontentiamo del 18, pur di non perdere anche l’Ascensione. Oltre che tecnicamente incomprensibile, non consentirci di riprendere sarebbe un errore gravissimo a livello interno, ma anche internazionale: alcune frontiere stanno riaprendo e l’Austria ha già comunicato che i suoi campeggi apriranno entro fine maggio. Ciò significa che il potenziale di clienti svizzeri che volesse andar via un paio di giorni, e in Svizzera non potesse farlo legalmente, avrebbe due opzioni: internamente il camperismo abusivo, oppure uscire dai confini». Se si parla della prima opzione, «il problema è noto ed è stato anche molto dibattuto e combattuto: il camperista che parte da Zurigo e si dirige a sud, e trova i campeggi chiusi, ripiega risaputamente sul primo spiazzo libero e discosto che trova in valle o davanti al lago. Con il grosso rischio che controllare cosa fanno i camperisti non rientra – comprensibilmente – fra le priorità della polizia in questo momento». Nel caso in cui quello stesso camperista scegliesse l’estero, «parliamo di conseguenze a valanga. In Austria sanno lavorare, esattamente come noi in Svizzera. Chi per un anno, abituato ai campeggi interni, dovesse orientarsi verso l’estero, troverebbe situazioni all’altezza e facilmente potrebbe fidelizzarsi, optando poi per quella soluzione anche negli anni a venire. È molto pericoloso».

'Permane un'immagine da Woodstock!'

Patelli si chiede poi «con quale logica si impedisca al turista di alloggiare in campeggio ma lo si manda in strutture con camere multiple o in alloggi per gruppi… Niente contro queste categorie – buon per loro se vengono messe nelle condizioni di lavorare – ma non c’è motivazione oggettiva per escludere i campeggi. Vogliamo solo essere trattati come gli altri». Allora a Patelli viene il dubbio che non sia chiaro a tutti il “concetto” di campeggio attuale in Svizzera. «Magari qualcuno ha ancora l’immagine “da concerto”, con migliaia di persone che si assembrano sullo spiazzo d’erba e poi dormono vicinissimi. Quel qualcuno è rimasto a Woodstock, perché in realtà la situazione è profondamente diversa! La fortissima richiesta cui siamo sottoposti attualmente dimostra che il turista percepisce il campeggio come una vacanza sicura. Non per niente siamo definiti “l’hôtellerie en plein air”: fare campeggio è fare una vacanza all’aperto, in grandi spazi, dove se vuoi star da solo hai tutte le condizioni per farlo. Oggi i campeggi sono veramente enormi, la qualità è alta e le condizioni prettamente alberghiere. Pensiamo alle roulottes: tutte hanno il gabinetto e la doccia privati. Esternamente, i servizi dei campeggi sono puliti dalle 7 di mattina alle 22, regolarmente, non ogni 2 ore come dicono le normative. Si tratta di strutture molto grandi. Facciamo il caso, emblematico, del Campofelice: diamo 4 metri quadrati in doccia privata, non esistono strutture comuni con un metro quadrato di spazio per persona». Non bastasse, «saremmo anche disposti – e parlo come categoria - a rinunciare all’ospite con la tenda, magari più incentivato ad utilizzare il bagno comune; o a sottostare ad una percentuale massima di occupazione degli spazi».

Patelli conclude sottolineando un paradosso: «Nel divieto non sono considerate le aree di sosta, dove la permanenza costa meno, si presta ad assembramenti e soprattutto non è controllata e gestita come nei campeggi, perché tutto è automatizzato. Noi garantiamo tutte le misure di sicurezza, spazi nettamente più ampi e una sorveglianza attiva che permette di evitare ogni tipo di assembramento». Insomma, «è ora di aprire gli occhi».

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