Locarnese

Palacinema, il direttore: 'Ciò che mi spaventa è il dopo'

Prima vera prova per il polo dell'audiovisivo, che tenta di ribattere all'emergenza. Pomari: 'Sto lavorando per limitare i danni'

Roberto Pomari
(Ti-Press)
20 aprile 2020
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Cisa e Film Commission lavorano per lo più in remoto; il Festival è nella poco invidiabile fase di dover decidere a breve sulla prossima edizione; e la Enjoy Arena - che da sola approvvigiona una buona parte della cassa-affitti della struttura - ha perso ristorazione, cinema ed eventi, ritrovandosi confrontata con una raffica di "cancella" e qualche “rinvia", e ha dovuto operare uno sforzo di immaginazione "inventandosi" take-away sushi.

Muovendosi nei corridoi del Palacinema, il direttore Roberto Pomari sente i suoi passi rimbombare e sa che dietro molte porte rimangono per ora soltanto promesse di futuri riavvii. «Sto lavorando - dice alla "Regione" - per contenere nel limite del possibile i costi e limitare i danni. Per quanto riguarda la struttura Palacinema Locarno Sa non parlo di danni commerciali, ma delle conseguenze derivanti dal calo attività di tutti gli inquilini, a partire naturalmente dalla Enjoy Arena Sa, esercente di sale e ristorante. Riguardo al Festival, seguo da vicino l'evolversi della situazione. È appena arrivata la notizia dell'annullamento del Montreux Jazz Festival e noi ci stiamo sempre più avvicinando alla scadenza di agosto. Il Festival genera un indotto importante, che sulla struttura ha un grosso impatto organizzativo. Questi sono gli elementi in gioco. Attorno ad essi, purtroppo, dobbiamo muoverci in una situazione molto fluida, che evolve in base a fattori che sono del tutto fuori dal nostro controllo. E noi non possiamo che adeguarci».

È la «situazione di attesa» l'aspetto che Pomari considera più difficile da gestire. «È snervante. Osservo il contesto ticinese, quello svizzero e quello dei Paesi limitrofi e la conclusione che ne traggo non è certamente ottimistica. Al di là del danno economico devastante, un aspetto che mi preoccupa moltissimo è quello riguardante il futuro comportamento delle persone, quindi la traccia - o, se vogliamo chiamarlo con il suo nome, il danno sociale - causata da questo virus: con le misure di distanza sociale (neologismo che mi dà i brividi, fra l'altro) dovremo convivere si dice per un anno. E io mi chiedo: che ne sarà del cinema in termini di fruizione? E come dovremo attrezzarci per fare in modo che il cinema possa tornare ad essere frequentato?».

Il Palacinema, prosegue il suo direttore, «è per sua natura un luogo di aggregazione sociale. Gli spazi sono generosi e quando, in qualche modo, riprenderà la ristorazione, può darsi che ci si possa strutturare meglio rispetto ad altri. Ma avremo molto probabilmente le sale cinematografiche chiuse. Noto fra l'altro che nella conferenza stampa di giovedì scorso il Consiglio federale non ha neppure toccato il tema dei cinema e della loro riapertura. Dal mio punto di vista si tratta di un segnale preoccupante: significa probabilmente che il tema, nella migliore delle ipotesi, riguarderà l'autunno. Per questo silenzio non incolpo i politici, perché li capisco, ma per noi si tratta di un danno che si sta proiettando sull'annata intera».

'Mi spaventa il dopo'

Roberto Pomari sottolinea poi le gravi conseguenze per un Palacinema nel suo ruolo di promotore di attività culturali; «attività che purtroppo abbiamo già dovuto annullare o congelare, mentre ai cancelletti di partenza ce n'era un florilegio che ora non sappiamo quando - e se - riusciremo mai a realizzare. Ma, ripeto, quello che mi spaventa è il 'dopo' rispetto alla fase di transizione in cui stiamo per entrare. Fino a che punto la gente sarà disposta ad accettare gli inevitabili rischi residui con i quali saremo tutti costretti a convivere per i prossimi mesi? Quante persone in futuro saranno disposte a sedersi al cinema accanto ad un estraneo, senza lasciarsi condizionare dalla diffidenza? Noi lavoriamo in spazi studiati per accogliere le persone. La grande incognita è legata alla disponibilità del pubblico a frequentarli. Bisognerà sicuramente pensare ad iniziative di sostegno e incoraggiamento, di rilancio. Un po' di idee stanno nascendo, ma rimangono assolutamente condizionate dall’evoluzione dell’emergenza sanitaria».

In termini prettamente economici «stiamo lavorando all’allestimento delle richieste per accedere alle misure di sostegno secondo l’Ordinanza Covid cultura, recentemente pubblicata dal Cantone, anche se sappiamo tutti che queste indennità ci aiuterebbero soltanto in termini transitori». Quanto alla questione affitti, «la valuteremo prossimamente con il Cda della Palacinema Locarno Sa. Nessuna decisione è ancora stata presa, perché prima è necessario esplorare tutte le opzioni e coordinare le nostre iniziative con le misure di sostegno economico offerte da Confederazione, Cantone e Città». 

Il sindaco: 'Andremo incontro a chi ne ha bisogno'

Azionista unico del Cda è la Città, che vi è rappresentata con la maggioranza dei suoi municipali. Carla Speziali, presidente della Sa, rileva che «il tema è sul piatto e il discorso varia soprattutto in base a chi gode o meno di sussidi pubblici. Formalmente la competenza per decisioni riguardanti gli affitti è del Cda, ma è chiaro che indirettamente l'ampia maggioranza municipale del consesso seguirà e sosterrà le logiche che verranno adottate dal Comune per quanto di sua competenza pubblica».

Alain Scherrer, membro del Cda, inquadra la tematica in un contesto più ampio e lo fa con la giacca di sindaco: «Al momento come Municipio ci stiamo concentrando sulle modalità di aiuto a piccole e medie imprese. In un primo momento si pensava a contributi a fondo perso, ma dopo aver sentito la Gestione si va verso prestiti rimborsabili a medio termine. Per quanto riguarda i nostri inquilini e chi paga le tasse per l'uso del suolo pubblico, la ferma intenzione è di andare incontro a chi ne ha bisogno.  Prima di parlare specificamente del Palacinema o di altri singoli soggetti dobbiamo avere una panoramica globale. È necessario per applicare poi le misure in maniera omogenea».

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