Locarnese

Tegna, al Castelliere si tornerà a scavare

Nuova fase di ricerche nel sito archeologico sulla collina. Promossa dal Patriziato, dovrebbe permettere ulteriori scoperte e di valorizzare meglio l'area

(Foto Adriano Gilà)
8 febbraio 2020
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«Esiste un potenziale archeologico importante soprattutto per quella che è la conoscenza della Preistoria del nostro Paese. Il Castelliere di Tegna è una vera miniera». Non ha dubbi l’esperto Mattia Gillioz, archeologo, che dei primitivi insediamenti sulla collina di Tegna conosce vita e miracoli. Al punto da aver accolto con entusiasmo l’idea, del Patriziato di Tegna (che lo scorso mese di dicembre ha ricevuto il benestare dall’Assemblea), di procedere con una seconda campagna di scavi. I resti di questa antica fortificazione celano sicuramente, a detta di tutti gli attori coinvolti (in prima fila l’Università di Losanna in veste di direzione scientifica dei lavori), altre sorprese. Bisogna insomma tornare a scavare per portare alla luce il “nostro remoto passato” con i suoi reperti. E in seguito occorrerà essere in grado di valorizzarlo attraverso una promozione su più fronti (didattica e turistica in primo luogo, ma pure naturalistica, culturale e paesaggistica), così da rendere il luogo un’attrazione conosciuta ben oltre i confini locali. Un sito che viva tutto l’anno, a 360 gradi, grazie alla convergenza di molteplici peculiarità. Compito, quest’ultimo, che spetterà in particolare a Nicola Castelletti, impegnato con successo nel progetto di valorizzazione del Castello di Serravalle. Prima, però, bisognerà trovare i fondi necessari all’operazione. Circa 300mila franchi, da chiedere a Cantone, Confederazione, enti pubblici e privati. Operazione, questa, che spetterà a un apposito gruppo di prossima costituzione.

Gli antichi abitanti

Chiusa la prima fase di lavori, protrattasi dal 2015 al 2018, grazie alla quale è stato possibile accrescere le conoscenze di questo piccolo “villaggio” fortificato a difesa delle vie di transito (delta di Locarno, Vallemaggia e Centovalli in primis), si vorrebbe quindi tornare a rimuovere la terra in profondità, per scoprire cosa ancora si cela e cosa i precedenti interventi (nel periodo bellico) non hanno saputo scovare. «A livello scientifico – ha sottolineato Gillioz – ci sono tutti i presupposti per trovare dei “tesori”. Il corpo centrale del Castelliere (del quale oggi è visibile solamente il perimetro, ndr), gli spazi esterni, la piccola torre di guardia posta verso la Vallemaggia e il resto della fortificazione racchiuso nella cinta muraria tardo romana dovranno rivelarci chi erano gli occupanti di questo monte, com’è che l’insediamento si è sviluppato, come vivevano quassù e attraverso quali vie si spostavano fino al VI-VII secolo d.C. Un’epoca, quella tra la fine dell’Impero romano e l’inizio del Medioevo, interessante ma ancora povera di dati».

Il progetto procederà di pari passo con la disponibilità di finanziamenti e le necessarie autorizzazioni. Se tutto viaggerà come previsto, già nel corso della seconda parte dell’estate un primo gruppo di studiosi potrà iniziare a “sondare” il terreno. Il grosso degli interventi comunque dovrebbe partire a fine estate 2021.

Il sito pedemontano tornerà quindi sotto la lente per far avanzare le conoscenze di questo patrimonio culturale a lungo sottovalutato. Il pubblico sarà coinvolto da vicino anche attraverso iniziative di divulgazione aperte agli appassionati. Si contribuirà così a far diventare l’archeologia un’altra eccellenza del nostro territorio.

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