Locarnese

Angela Notari racconta ‘Quello che ci unisce’ in un’intervista

L’esperienza del parto s’intreccia ad altre testimonianze e all’importanza della figura della levatrice. Domani la presentazione al BarLume di Locarno

Uno, dieci, cento, mille modi per dare alla luce ©Ti-Press
24 gennaio 2020
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«Il libro nasce dal mio nascere come madre» e, pubblicarlo, è «un desiderio che si avvera», confida con entusiasmo contagioso. Incontriamo Angela Notari in un bar della Città Vecchia; al tavolino, dopo un caffè, iniziamo una chiacchierata potente come un fiume e carica come magma. L’occasione dell’incontro ci è data dalla presentazione pubblica di ‘Quello che ci unisce. Dalla levatrice Lucia al nostro e vostro parto’ (SalvioniEdizioni, 2019), ospitata dal BarLume in Città Vecchia a Locarno, sabato 25 gennaio alle 16.

Condividere un’esperienza

Nella prefazione di Delta Geiler Caroli, si legge: “Angela, con il suo racconto, ha il grande merito di sollevare il velo sul vissuto del parto e sul mondo poco conosciuto delle levatrici che lo assistono in modo autonomo”. È da queste righe che parte la nostra discussione, dall’urgenza di aprire una finestra sulle diverse possibilità che una donna e la sua famiglia possono avere durante l’esperienza parto, quando priva di complicazioni (è bene chiarirlo sin dalle prime battute). L’autrice sottolinea ancora la necessità di fare un paio di considerazioni preliminari, a scanso di equivoci: il libro non è un saggio scientifico. È il racconto di un’esperienza positiva (la sua prima gravidanza) intrecciata ad altre testimonianze e, soprattutto, seguendo il fil-rouge della storia di Lucia (levatrice “pioniera” nel nostro cantone) cui fanno coro alcune sue colleghe. Pur non essendo un testo storiografico della professione a livello locale, l’autrice ne ripercorre i momenti chiave con chiarezza e compendio di fonti.

Nel libro, Angela approccia diversi argomenti, e ribadisce ancora: «Non sono esperta di nulla, se non della mia esperienza. Tutti gli argomenti che s’incontrano leggendo li ho messi lì per far capire che sono discorsi che si possono (e devono) fare rivolgendosi alle fonti autorevoli». L’intenzione è perciò «condividere esperienze e dare spunti, affinché la curiosità spinga a informarsi», tenendo ben presente che parto e maternità sono esperienze femminili peculiari e le donne che le affrontano devono avere la libertà di viverle come desiderano e secondo i propri bisogni, senza nessuna ingerenza esterna che ne orienti le decisioni o addirittura si arroghi la responsabilità di prenderle al posto loro.

«Sogno che, un domani, le donne si rendano conto di avere un ventaglio di possibilità e scelgano consapevolmente ciò che sentono, dal luogo dove partorire alla posizione da adottare fino alle persone che le seguono, e che questo alla fine contribuisca a farle sentire potenti e meravigliose. Per me è stato così», chiosa. «Il parto è una sfera che mostra bene dinamiche che si possono trasporre in diversi ambiti della vita di una donna, nella società».

Libertà d’informarsi e scegliere

Prendiamo il dato economico: il parto naturale (o fisiologico) è meno oneroso a livello di costi sanitari, come viene riportato nel libro, ma la scelta di questa via è minoritaria, da un lato perché paradossalmente per le famiglie questa scelta risulta più costosa pur gravando meno sull’intero sistema, e dall’altro perché se ne parla poco.

«Questo è un perfetto esempio di come spesso la società mostri una sola via preferenziale per fare le cose. In questo caso, una via in cui spesso la donna si trova a dover delegare le proprie decisioni, ad affidarsi ciecamente, ad avere timore e a non sentirsi in grado di farcela da sola. Nel parto naturale, la donna invece fa capo alla saggezza ancestrale del proprio corpo lasciandogli fare ciò che è perfettamente in grado di fare: dare alla luce. Credo sia una cosa che in fondo può far paura, per questo ho condiviso la mia esperienza positiva».

Nascere come madre

Riprendiamo il discorso su ‘Quello che ci unisce’, e ripartiamo dalla sua genesi: «Il libro nasce dal mio nascere come madre. Nel 2017, con l’arrivo di nostro figlio si è aperto un mondo: il parto, le levatrici e la genitorialità», racconta. L’io narrante è molto presente, Angela si mette in gioco e mette a nudo dettagli anche intimi, intrecciando la narrazione della sua esperienza con altre; un meccanismo affatto scontato che però l’autrice vede come imprescindibile: «Ho voluto esprimermi come se stessi bevendo un caffè con un’amica, lasciando anche il mio numero personale di telefono. Un primo passo per auspicare che si possa parlare di più, ci si possa confrontare di più».

Fra le pagine, c’è la storia di tante altre donne, voci introdotte perché «ci sono modi diversi di vivere l’esperienza e soprattutto ogni persona ha i suoi bisogni e ciò rende il libro corale, questo era essenziale», spiega l’autrice.

Fra le diverse figure, c’è quella fondamentale e quasi sconosciuta della levatrice: «Ho scoperto questa categoria che è incredibilmente decisiva – per professionalità, autorevolezza ed empatia – nel percorso personale di molte donne e famiglie. Ciononostante, le levatrici spesso si muovono nell’ombra e sono poco valorizzate».

Nel libro si legge: “Non credo sia un problema che tocchi solo l’ostetricia, perché c’è ancora tanta strada da fare affinché gli ambiti tradizionalmente occupati dalle donne (…) sappiano trovare uno spazio adeguato, vengano riconosciuti” (p. 61). Dall’incontro casuale con «una levatrice in particolare», quasi un archetipo – Lucia, specializzata nel parto in casa –, Notari imbastisce il suo discorso che ha nel suo nucleo l’essenzialità del rapporto di sorellanza fra tutte le donne: quell’ascolto, rispetto, sostegno così prezioso, non solo durante il periodo della maternità. Per lei i tempi sono maturi: «Siamo in un momento storico giusto per riappropriarci come donne di alcuni discorsi e percorsi di valore che ci riguardano da vicino».

Libro e autrice in pillole

Il libro di Angela Notari conta dieci capitoli (pp. 142), preceduti da una doppia prefazione e dall’introduzione dell’autrice, in cui spiega slancio e motivazioni che l’hanno spinta alla scrittura. Un epilogo chiude la pubblicazione (in cui racconta, dopo la prima esperienza più che positiva, la sua gravidanza extrauterina, «che mi ha cambiato profondamente»), cui seguono i ringraziamenti, una nota della levatrice Lucia e un’interessante sezione dedicata all’approfondimento di temi e spunti lanciati nelle pagine precedenti, con informazioni e recapiti utili.

Pillole biografiche. Verso la fine degli anni Ottanta, Angela nasce a Neggio, nel Malcantone, dove cresce. All’Università di Losanna si laurea in letteratura inglese e italiana. Dopo un anno di lavoro per Presenza Svizzera, ha fatto esperienza nella direzione del Dipartimento sanità e socialità del Cantone e ora, dopo la nascita del primo figlio e altri progetti – fra cui il lavoro al libro –, è responsabile della comunicazione della Città di Locarno, dove vive con la famiglia.

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