Locarnese

Il marmo di Peccia abbaglia Zurigo

La pietra bianca scelta da Bucherer per la sede principale in Bahnhofstrasse (e per la boutique all'aeroporto di Kloten)

19 giugno 2019
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Una vetrina di prestigio sulla via forse più iconica dell’intera Svizzera: la Bahnhofstrasse di Zurigo. Ma anche un simbolo di operosità periferica che dà lustro ad un’intera filiera. È molte cose insieme, l’appalto che la Cristallina Sa marmo svizzero di Peccia ha ottenuto per la nuova sede centrale, recentemente inaugurata, di Bucherer e Rolex sulle rive della Limmat.

Marzio Maurino, titolare unitamente al figlio Cesare, architetto, della Graniti Maurino Sa con sede a Biasca, sottolinea l’importanza della realizzazione e ne ricorda gli antefatti: «Il marmo bianco di Peccia era già stato scelto per il primo progetto, quello firmato da Herzog & De Meuron di Basilea. Già in quell’occasione ci eravamo messi all’opera in fase di preparazione, ma gli architetti della Città di Zurigo avevano poi bloccato tutto per una questione di inserimento nel contesto urbano. Dopo un secondo concorso, Jörg Bucherer ha scelto il progetto dello studio d’architettura “office haratori” di Zurigo, che ha sempre puntato sul marmo bianco e che è stato accettato anche dagli architetti della Città di Zurigo. Questo ha significato rimettersi in gioco per quella che è probabilmente una delle migliori costruzioni architettoniche in Svizzera realizzate negli ultimi anni». Di marmo bianco di Peccia sono costituite tre facciate, più gli interni e il tetto dell’edificio: il risultato finale, di grande impatto, è per Maurino «la logica conseguenza di una scelta di qualità». Qualità ma anche quantità, se consideriamo i “passaggi” necessari per giungere al lavoro finito: «Si è trattato di estrarre e scegliere il marmo giusto in base alle indicazioni; di tagliare gli enormi lastroni che poi venivano fotografati ed inseriti dagli architetti a seconda della venatura nel rendering della facciata, da presentare al committente prima della delibera; di effettuare le sagomature con la macchina a controllo numerico. Senza dimenticare la necessità di realizzare una “pre-posa” in stesura a terra degli elementi finiti, che a loro volta venivano nuovamente fotografati dagli architetti per poi dare il nullaosta per l’imballaggio e la spedizione».

Il bis all’aeroporto di Kloten

Insomma, un allestimento impegnativo che in ultima analisi, a stabile ultimato, rende pienamente merito alla visione di chi ha optato per il marmo ticinese. Tutto ciò, conclude Maurino, «a piena soddisfazione dell’architetto e dello stesso Jörg Bucherer, che ha tra l’altro optato per lo stesso marmo anche per la sua boutique all’aeroporto di Kloten».

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