Locarnese

La fiamma dell'integrazione

Consegnati a dieci mamme migranti i certificati di collaboratrici familiari della Croce Rossa

Le diplomate durante una delle lezioni di formazione (Ti-Press)
1 marzo 2019
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Un grande, bellissimo esempio di impegno per l’integrazione, per costruire il proprio futuro in un Paese lontano dal proprio, è stato intrapreso – e portato avanti con determinazione – da una decina di mamme migranti con l’accompagnamento delle conduttrici del progetto Genitorinsieme. E un primo obiettivo – l’ottenimento di un certificato di collaboratrici familiari elargito dalla Croce Rossa – è stato sottolineato in occasione di una cerimonia cui ha partecipato anche la prima cittadina di Locarno, Barbara Angelini-Piva, presidente del Consiglio comunale.

In una sala del legislativo strapiena, Angelini-Piva ha salutato le neo collaboratrici familiari augurando loro di mantenere «quella speciale luce che vedo ora brillare nei vostri occhi». Una luce che traduce la gioia di essere riuscite nell’intento, tutt’altro che facile per chi arriva da lontano e si ritrova in contesto culturalmente molto differente, con difficoltà di esprimersi in italiano e con una scolarità non riconosciuta alle nostre latitudini. Proprio per poter accogliere anche i genitori arrivati da poco in Ticino, che si ritrovano a dover affrontare istituzioni e modi di vivere diversi non solo per loro, ma anche per i loro figli, è stato organizzato nel 2017 un ciclo di Genitorinsieme rivolto a chi proveniva dall’esperienza migratoria.

Un lavoro d’assieme

Molte mamme provenienti dall’Etiopia, dall’Eritrea, dalla Somalia, dalla Siria, dalla Turchia, dalla Bosnia e dall’Afghanistan hanno potuto partecipare agli incontri anche grazie all’apposito servizio di baby-sitting che era stato organizzato. Si dava, sostanzialmente, la possibilità di incontrarsi a chi vive isolato e di solito è escluso dai corsi, soprattutto di lingua, perché non sa a chi lasciare i bambini. Adottando la metodologia di lavoro di ricerca/azione partecipativa che prende spunto dalla pedagogia di Paulo Freire e di Célestin Freinet, ideata da Annie Couedël docente all’Università di St. Dénis a Parigi, durante il percorso le partecipanti hanno acquisito un’ulteriore competenza linguistica, una competenza della situazione e una competenza pratica, oltre ad avere avuto l’opportunità di valorizzare il proprio sapere.

Questo progetto ha avuto successo anche grazie al lavoro di sinergia fra varie realtà presenti sul territorio come il settore corsi dell’Ocst e l’ottima collaborazione con il servizio formativo della Croce Rossa Svizzera Ticino, con l’Alvad, il progetto Mappamondo, il Forum socioculturale del Locarnese e tanti altri. Da rilevare, soprattutto, la particolare attenzione rivolta verso una popolazione fragile come quella rappresentata da donne straniere, spesso sole, che presentano difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro a causa dei pochi rudimenti in italiano, per la diversa scolarità e la mancanza di un riconoscimento professionale.

Marina Carobbio, che ha conosciuto alcune di queste donne l’8 marzo 2018 in occasione della serata “Donne senza confini”, ha inviato un messaggio congratulandosi per il loro impegno di donne con un percorso migratorio. “È un segnale importante di come si possano seguire dei percorsi formativi che attestano le vostre capacità e vi permetteranno di accedere al mondo del lavoro”, ha scritto la presidente del Consiglio nazionale. In una società in cui la popolazione anziana aumenta e c’è sempre più bisogno di chi se ne occupa, l’augurio è naturalmente che le mamme migranti trovino presto un’occupazione.

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