Locarnese

'A Bosco Gurin non avremo valanghe come a Crans-Montana'

Intanto in Vallese le ricerche sono state sospese: il bilancio dopo la slavina di ieri è di quattro persone ferite

20 febbraio 2019
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Le ricerche di eventuali dispersi dopo la valanga abbattutasi ieri pomeriggio su una pista della stazione vallesana di Crans-Montana sono state interrotte questa mattina. Lo ha comunicato la polizia vallesana, precisando che i soccorritori non hanno trovato alcuna persona sepolta dalla coltre nevosa. Dopo una notte di ricerche non è dunque aumentato il numero di persone recuperate: il bilancio della slavina rimane di quattro feriti di cui uno grave. Per chiarire le circostanze dell'accaduto è stata avviata un'indagine. Due ipotesi sono attualmente all'esame: la valanga è stata innescata dagli sciatori, oppure è stato un evento spontaneo dovuto alle condizioni meteorologiche.

La valanga si è staccata poco dopo le 14 sulla pista nera Kandahar, la più alta del comprensorio, sotto la cima Pointe de la Plaine Morte (2926 m). La valanga, con un fronte largo 100 metri, si è distesa su 840 metri, di cui circa 400 sulla pista nella zona detta Passage du Major, a circa 2500 metri d'altitudine. Una vasta operazione è scattata immediatamente impegnando pompieri, otto elicotteri, cani, militari, nonché maestri delle scuole di sci e lo staff delle stazioni sciistiche vicine, per un totale di 244 persone.

A Bosco Gurin c'è Gasex

Si chiama sistema Gasex e, a Bosco Gurin, viene impiegato per la prevenzione delle valanghe. Una serie di ‘cannoni’ che, se innescati tramite telecomando, smuovono, attraverso piccole esplosioni di gas, le masse nevose accumulatesi sui pendii. Depositi importanti che possono originare delle valanghe soprattutto laddove le pendenze del terreno sono marcate e i versanti esposti a sud. «Grazie a questo sistema, a Bosco Gurin – spiega Giovanni Frapolli, proprietario degli impianti – possiamo considerarci al riparo da brutte sorprese come quella accaduta oggi, dove le recenti abbondanti nevicate hanno portato alla formazione di importanti strati di coltre bianca ad alta quota. In presenza di forti pendenze e con condizioni meteorologiche del tutto anomale per la stagione, all’improvviso la massa di neve si stacca e rovina a valle, trascinandone con se altra. È stata sicuramente una fatalità ma, con questi cambiamenti climatici ormai sotto gli occhi di tutti, le stazioni sciistiche orientate a sud d’ora in poi dovranno mettere in atto misure di premunizione supplementari».

Misure che, a Bosco Gurin, tradotte in franchi sono costate quasi tre milioni: «È il prezzo da pagare per garantire agli sciatori la pratica dello sport in tutta sicurezza. Questi disgaggi controllati, eseguiti di notte come di giorno, prima che i battipista entrino in azione, sono un’ottima prevenzione. Il responsabile della sicurezza della stazione tiene costantemente d’occhio i pendii, studia le temperature del suolo, dell’aria, la profondità della neve, i venti e altri parametri ancora. Bisogna stare molto attenti, soprattutto quando la colonnina di mercurio fa segnare 6-8 gradi a 2mila metri in febbraio. Ci fossimo trovati confrontati con nevicate importanti come quelle che hanno interessato il Vallese nelle ultime settimane, sicuramente avremmo azionato il dispositivo di disgaggio automatico Gasex. Occorre essere sempre vigili e non sottovalutare i cambiamenti. E, soprattutto, dotarsi dei mezzi di prevenzione opportuni». 

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