Locarno 1937

Nonno Enrico e il mago inglese

L'impresa del Bluebird K3 sul Lago Maggiore, 81 anni fa, nei ricordi di Gianmaria Bianchetti, nipote dell'ex presidente del Club Canottieri di Locarno

(Malcolm Campbell con (da sinistra) Pancho, Enrico e Rodolfo (1937))
7 luglio 2018
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«Mio nonno è morto nel 1968, quando avevo soltanto 9 anni. Del record del Bluebird K3 mi hanno parlato per tutta la mia infanzia mio padre e mio zio. Nemmeno loro ci sono più. Ma in questa foto autografata da Campbell ci sono quasi tutti...». Gianmaria Bianchetti, avvocato, l’incontro con il bolide che nel 1937 a Locarno segnò la storia della velocità sull’acqua l’ha sognato dal primo giorno in cui la leggenda gli fu raccontata. Ci sono leggende che vanno così indietro nel tempo che si corre il rischio di vederle trasformarsi in ‘metropolitane’. Non per il Bluebird, rimesso a nuovo dopo un lavoro di 22 anni da un appassionato inglese e restituito per una notte, quella di ieri, alle acque che furono di Malcolm Campbell, suo pilota e proprietario di 80 anni fa.

Il racconto di questa storia inizia con Enrico Bianchetti, classe 1896, dentista a Locarno. Nel ‘37, quando Campbell scelse il Verbano per l’impresa, si appoggiò al Club Canottieri di Locarno del quale il nonno di Gianmaria era presidente. «Queste foto sono girate per casa per tutta una vita. Campbell a 55 anni fece qualcosa di inimmaginabile, fu un pioniere della velocità». Una cosa «da maghi», per Bianchetti, e anche un po’ da matti lo sfrecciare sul pelo dell’acqua a oltre 200 km/h senza uno straccio di casco in testa: «C’è un ulteriore album di foto – spiega l’avvocato – nelle quali lo si vede salire a bordo con in testa una specie di cuffietta che non è nemmeno di cuoio. Sembra di lana. Una cosa che oggi, al massimo, metteremmo per uscire d’inverno».

In piedi sul Bluebird, a sinistra, c’è un bambino. «È mio zio Francesco – prosegue Bianchetti – chiamato Pancho, perché mia nonna era originaria del Messico. Ha un caschetto che pare Mirelle Mathieu». Sorride, l’avvocato. Nel ‘37 i capelli, evidentemente, andavano così. Seduto alla destra di Campbell, il padre Enrico, che allora aveva 10 anni e più tardi divenne medico; a sinistra, lo zio Rodolfo, da adulto chirurgo a Faido. I vestiti alla marinara si devono alla sorella maggiore Lidia, che oggi ha 92 anni e non ha dimenticato quella mattina del 2 settembre quando «molto presto, qualcuno venne a dirle “guardi che l’inglese ha fatto il record!”». Ebbe soltanto il tempo di vestire i fratelli e si è sempre rammaricata di non essere in quello scatto. Di quelli che circondano la corona d’alloro con dentro il campione, oggi è in vita il solo Pancho.

Il giorno in cui l’idroscafo è arrivato in città, Gianmaria Bianchetti ha toccato con mano la ‘creatura’ e il regalo di Campbell alla Canottieri Locarno, una coppa in argento dorato con un piedistallo che all’interno riporta l’acquisto da parte di Harrods. «La dedica dice “Da Malcolm Campbell al Rowing Club Lacarno, proprio con la “a”». Forse un inconscio rimando a “lake” (lago). «Credo che sia una conferma della storia di Locarno, meta prediletta dagli inglesi». Tra le foto c’è pure uno scatto di pochi giorni fa intitolabile “Doppio Bianchetti su Bluebird”, padre Gianmaria e figlio Emanuele nel segno di una continuità che va di generazione in generazione. Guardando bene, non c’è dubbio su chi dei due sia il Bianchetti più emozionato: «Cosa devo dire, a quasi sessant’anni sono riuscito a coronare un sogno. Più si va in là con l’età e più si diventa nostalgici. La vita è così...».

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