Grigioni

La normalità (o quasi) a cinque anni dalla paurosa frana

Il 23 agosto 2017 Bondo veniva investito da un’enorme colata di detriti, travolgendo otto persone. Il ricordo di chi quei momenti li ha vissuti

Momenti drammatici
(Keystone)
22 agosto 2022
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Cinque anni fa come domani, il 23 agosto 2017 tre milioni di metri cubi di roccia si sono staccati in Bregaglia (Gr) dal Pizzo Cengalo, risultando una delle più grandi frane avvenute in Svizzera negli ultimi 130 anni. Il villaggio di Bondo è sfuggito per poco alla completa distruzione. Cinque anni dopo l’evento che ha causato la morte di otto persone, la località è sulla strada della normalità.

Dal versante nord della montagna di 3’396 metri al confine con l’Italia, vicina al più noto Pizzo Badile, si sono staccate rocce che hanno dato origine a una colata detritica nella sottostante Val Bondasca arrivando vicino a Bondo. Otto escursionisti provenienti da Germania, Austria e Svizzera sono stati investiti e uccisi e i loro corpi non sono ancora stati trovati.

Dopo la frana, le masse rocciose sono rotolate come una colata detritica nella valle principale della Bregaglia, distruggendo baite e sfiorando i margini del villaggio di duecento abitanti, che è stato evacuato immediatamente.

"Sapevamo che poteva verificarsi una frana", ha dichiarato ai media l’allora sindaca del Comune di Bregaglia Anna Giacometti. Tuttavia, si è rimasti sorpresi dall’enorme quantità di detriti.

Le colate di detriti e fango staccatesi nei giorni successivi provocarono ingenti danni e gravi disagi al villaggio e ai vicini abitati di Promontogno, Spino e Sottoponte. I danni alle costruzioni sono stati successivamente stimati a oltre 40 milioni di franchi.

"Se fosse arrivata un’altra colata detritica, avrebbe colpito il centro del villaggio", ricorda Anna Giacometti cinque anni dopo in un’intervista rilasciata a Keystone-Ats.

Grande solidarietà da tutto il Paese

Bondo ha ricevuto solidarietà da tutta la Svizzera: sul posto sono intervenute le squadre di emergenza di tutta la valle e del cantone, anche l’esercito e la Protezione civile hanno dato una mano. Privati e comunità di altre parti del Paese e di vari cantoni hanno fatto donazioni. "Non eravamo mai soli", riferisce Giacometti.


Keystone
Lavori di ripristino

Un mese e mezzo dopo l’ultima colata detritica, la maggior parte dei 150 sfollati ha potuto fare ritorno nelle proprie case e un mese più tardi Bondo era di nuovo completamente abitato, le infrastrutture e le strutture di protezione erano state ripristinate e provvisoriamente rinforzate. La sensazione di sicurezza è tornata solo dopo due estati senza colate detritiche, ha detto Giacometti. Anche l’installazione di un sistema di misurazione permanente della roccia sul Pizzo Cengalo ha dato un senso di sicurezza.

La paura è in gran parte scomparsa

Il Comune ha deciso di costruire strutture protettive più grandi e nuovi ponti per un costo di 42 milioni di franchi. La costruzione è in corso. Il progetto è stato nominato per il Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa per "l’attenta integrazione delle strutture di protezione nel paesaggio culturale storico".

"Gli abitanti di Bondo sono tutti molto contenti che il Comune, insieme al Cantone, sia riuscito a gestire la situazione e a far partire il progetto finale", afferma Giacometti. Il rumore e la polvere dei lavori di costruzione ricordano ancora la frana, ma non c’è quasi più paura.


Keystone
Un’immagine del villaggio devastato dalla colata

"Bondo è tornato alla normalità all’80, 90 per cento". Ma non bisogna mai dimenticare che persone sono morte e altre hanno perso tutto ciò che possedevano, sottolinea Giacometti.

La questione se le autorità siano in parte responsabili della morte degli escursionisti continua a occupare la Magistratura. I parenti delle vittime hanno chiesto al Tribunale federale di riaprire l’indagine penale che era stata interrotta. Sono dell’opinione che sia stato un errore tenere aperti i sentieri escursionistici della Val Bondasca in considerazione del noto pericolo di caduta massi.

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