Nepal

Mani per il Nepal realizza il terzo acquedotto nel Paese

Il finanziamento del manufatto è stato possibile anche grazie al contributo di diversi Comuni ticinesi

Uno dei tank nel quale viene raccolta l’acqua
23 dicembre 2025
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L’acquedotto che porta acqua potabile al villaggio di Angluwa, in Nepal, è ora realtà. Si tratta del terzo acquedotto nella valle del Makalù promosso localmente dall’associazione Mani per il Nepal, con sede a Malvaglia, che ha garantito la costruzione e il finanziamento del manufatto. Manufatto, costato circa 77’600 franchi, che è stato realizzato anche grazie al contributo di diversi Comuni ed enti ticinesi: Mendrisio, Locarnese Ente Acqua (Lea), Comano, Lamone, Coldrerio, Tenero-Contra, Riva San Vitale, Torricella-Taverne, Bodio, Mezzovico-Vira, Castel San Pietro, Savosa, Lumino, Collina d’Oro, Orselina, Bedano, Serravalle, Blenio e Gravesano, hanno infatti aderito all’iniziativa – lanciata dall’associazione a livello nazionale – che prevede la devoluzione di 1 centesimo per ogni m3 d’acqua consumato nel Comune, quale contributo di solidarietà a progetti di sviluppo idrico in Paesi in via di sviluppo. Isomma, “buona parte dei fondi necessari” sono stati raccolti grazie a questa iniziativa, si legge in un comunicato.

Diciassette chilometri di tubature e 82 rubinetti vicino alle case

Concretamente, grazie a questo nuovo acquedotto, 560 persone e 82 unità abitative di Angluwa potranno finalmente disporre di acqua potabile. I lavori sono iniziati nel 2024 e l’opera è stata inaugurata lo scorso 6 dicembre alla presenza sul posto di rappresentanti dell’associazione ticinesi e nepalesi, unitamente ai politici e a tutta la popolazione del villaggio. L’acqua – si precisa nella nota – viene captata da tre sorgenti principali situate a 6 km di distanza da Angluwa e poi fatta confluire in due tank di 6 e 10 m3. Tank dai quali si diramano oltre 17 km di tubature che permettono la distribuzione dell’acqua, grazie alla posa di 82 rubinetti in prossimità delle abitazioni, su una superficie di circa 10 km2. “Il materiale di costruzione, acquistato per quanto possibile in Nepal, è stato trasportato dapprima via terra su autocarri fino al termine della strada, da dove i portatori lo hanno poi trasportato fino al cantiere del villaggio e alle sorgenti a oltre 30 km di distanza”, precisa l’associazione nella nota. “Il progetto è stato elaborato da un ingegnere locale di fiducia (Yadu Mani Niraula) e ha impiegato per il trasporto del materiale e per la manifattura solo manodopera locale (tra cui tante donne)”.

Oltre a ringraziare i Comuni che hanno sostenuto il progetto, Mani per il Nepal sottolinea come tali opere portino “un minimo di qualità di vita alla popolazione locale” e regalino “enormi soddisfazioni a chi le realizza”.