Si è aperto il processo per l'incidente in cui nel 2023 è deceduta una 17enne. L'accusa chiede 12 mesi sospesi, mentre la difesa l'assoluzione
Una pena detentiva di 12 mesi sospesi per due anni per omicidio colposo. È quanto chiede il procuratore pubblico Zaccaria Akbas per il 61enne italiano che il 28 giugno 2023, a Sementina, ha investito mortalmente con il suo camion una 17enne di Bellinzona che era in sella alla sua moto. L'avvocato difensore Andrea Rigamonti ha invece chiesto l'assoluzione.
Il relativo processo si è aperto questa mattina alle Assise correzionali a Lugano. L'imputato è ancora visibilmente scosso dalla tragedia avvenuta circa un anno e mezzo fa all'incrocio tra via al Ticino e via Locarno. «Da allora non guido più e sono seguito da uno psicologo. Faccio fatica a dormire e non riesco a tirarmi fuori», ha affermato in aula l'autista con alle spalle un'importante esperienza alla guida di veicoli pesanti. All'incrocio la ragazza, preceduta da suo padre, si sarebbe messa in marcia per svoltare verso Monte Carasso. A quel punto anche l'autista è partito: «Ho guardato a sinistra per vedere se sopraggiungevano veicoli e poi è successo. Sono distrutto, è allucinante, non me lo sarei mai aspettato», ha detto al giudice Amos Pagnamenta durante l'interrogatorio. Va detto che la dinamica dell'impatto non è stata chiarita fino in fondo. In base a una perizia le ipotesi sono due: o il camion ha urtato la moto ferma (ma non ci sono prove evidenti) oppure la ragazza (allieva conducente) è incappata in un errore di guida.
Resta il fatto che, stando al procuratore pubblico, il 61enne «avrebbe potuto evitare l'investimento: bastava prestare la giusta attenzione alla strada». Il perito ha infatti «stabilito che l'imputato avrebbe dovuto vedere la motociclista: in modo diretto attraverso il parabrezza fino a un secondo prima della collisione e fino a circa 2 secondi prima guardando nello specchietto d'ingombro» che inquadra la parte non visibile anteriore al camion. «Ma mentre procedeva guardava a sinistra e non davanti a sé, né nello specchietto d'ingombro». Insomma «non era attento» e si è trattato dunque di una «grave negligenza». Da qui la richiesta di pena di 12 mesi di detenzione sospesi.
Anche per il legale rappresentante dell'accusa privata, Damiano Salvini, si è trattato di «una negligenza del tutto evitabile». Inoltre, il 61enne «non si è preso le sue responsabilità e non ha mai fatto autocritica: non ha mai parlato di ‘errore’, ma di una fatalità che non sa spiegare». Insomma, «gli atti ci dicono che non si è comportato in modo adeguato. Se l'avesse fatto, avrebbe potuto scongiurare la morte di una giovane ragazza brillante e il dolore, destinato a durare per sempre, a una famiglia ».
Dal canto suo, l'avvocato Rigamonti ha premesso che si tratta di «una tragedia immane: una giovane vita spezzata, due famiglie distrutte e un dolore incommensurabile». Stando al patrocinatore del 61enne, l'urto fra camion e moto andrebbe escluso, visto che «né la perizia, né le fotografie scattate dalla polizia, né gli accertamenti tecnici lo hanno certificato». Vi è però un testimone che lo ha descritto, ma la difesa dubita della sua attendibilità, ritenendo che si trovasse troppo lontano dai fatti. L'avvocato è quindi partito dal presupposto che la giovane vittima abbia commesso un errore di guida. Un errore «non ipotizzabile» dall'autista che non poteva quindi aspettarsi di avere una moto proprio davanti a sé, in un'area visibile solo con lo specchietto d'ingombro. Insomma «l'imprevedibilità della vittima ha interrotto il nesso di causalità». Rigamonti ha dunque chiesto che l'imputato venga prosciolto.
Il giudice Amos Pagnamenta renderà nota la sentenza oggi pomeriggio alle 14.