Bellinzonese

‘L'ho messo a terra perché le circostanze lo richiedevano’

Alla sbarra un agente della Polizia dei trasporti accusato di abuso di autorità. Per l'accusa ha usato la violenza in maniera ingiustificata

I fatti sono avvenuti alla stazione di Bellinzona il 30 maggio 2023
(Ti-Press)
10 febbraio 2025
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Ritiene di avere effettuato un intervento proporzionale alle circostanze il 35enne agente della Polizia dei trasporti accusato di abuso di autorità e lesioni semplici. Stando all'accusa, sarebbe invece andato ben oltre il consentito, reagendo in maniera spropositata a una frase ritenuta offensiva pronunciata da uno dei tre passeggeri fatti scendere da un Tilo alla stazione di Bellinzona il 30 maggio 2023. Verso le 15.15, l'imputato e un collega avevano proceduto al controllo dei tre amici, dopo che gli agenti erano stati avvisati della presenza di un presunto spacciatore (poi fermato in un altro vagone del convoglio) sul treno in arrivo alla stazione cittadina. Nell'ambito della procedura avvenuta sul marciapiede del binario 3, secondo il procuratore federale Sergio Mastroianni, l'imputato avrebbe colpito con la mano aperta la faccia di uno dei viaggiatori, facendolo cadere a terra. Lo avrebbe quindi ammanettato e condotto all'interno degli uffici della stazione, dove, sempre stando all'accusa, avrebbe nuovamente colpito la vittima con tre sberle. La visita medica cui si era poi sottoposta quest'ultima aveva indicato un trauma cranico minore, molteplici escoriazioni superficiali agli arti superiori e tumefazioni al viso. Sul conto dell'agente era quindi scattata una denuncia che, a metà 2024, aveva portato alla promozione di un decreto d'accusa, impugnato dall'uomo il quale ha quindi deciso di affrontare il processo al Tribunale penale federale di Bellinzona.

Lui nega di avere colpito

Patrocinato dall'avvocato Andrea Bersani, l'accusato si dichiara innocente, negando di avere sferrato colpi alla vittima. Per quanto riguarda l'episodio sul marciapiede, ha dichiarato di avere effettuato una manovra di atterramento resasi necessaria in quanto l'uomo stava facendo resistenza al controllo dei documenti, tentando di allontanarsi nonostante l'agente cercasse di trattenerlo. Secondo la versione dell'imputato, la presunta vittima era visibilmente alterata dall'alcol e ha mostrato un atteggiamento ostile, proferendogli anche diversi insulti. La sua reazione si è resa necessaria anche in quanto poteva rappresentare un pericolo data la vicinanza con il treno pronto a ripartire.

La difesa chiede il proscioglimento

Alle ripetute domande della giudice Fiorenza Bergomi circa l'opportunità di quella manovra di messa a terra, il 35enne – il quale è anche istruttore degli aspiranti agenti della Polizia ferroviaria e della Polizia cantonale – ha risposto ribadendo di avere seguito le regole del manuale. In un processo di natura indiziaria (non essendo peraltro le immagini della videosorveglianza in grado di chiarire l'esatta dinamica), a sostegno della tesi accusatoria ci sono in particolare le dichiarazioni dei due amici della presunta vittima e il referto della visita ospedaliera. «Bisogna sempre contestualizzare, soprattutto in un processo indiziario, e non scivolare oltre nell’accusare una persona; non è tollerabile che gli venga inflitta questa condanna, che avrebbe per lui un effetto pesantissimo, per avere svolto il suo lavoro», ha detto l'avvocato Bersani, chiedendo alla corte di valutare attentamente gli indizi, senza giungere a conclusioni avventate. La difesa, battutasi per il proscioglimento, è piuttosto dell'idea che i tre amici fermati, probabilmente irritati, abbiano per ripicca accusato l'agente. Bersani ha infine sottolineato il supporto medico immediato rifiutato dal denunciante alla stazione di Bellinzona (al Pronto soccorso si recherà ore dopo) e che le ferite riscontrate potrebbero essere compatibili con la disciplina del muay thai da lui praticata.

Non ha invece dubbi il procuratore federale Mastroianni, assistito in aula dal sostituto procuratore federale Raffaello Caccese, che al termine della sua requisitoria ha chiesto la conferma di quanto proposto nel decreto d'accusa, ovvero una pena pecuniaria di 9'800 franchi sospesa con la condizionale per un periodo di due anni, più una multa di 1'000 franchi. Secondo l'accusa, non c'è stato un atteggiamento violento da parte della presunta vittima, ma aggressiva è stata semmai la condotta dell'agente, così come descritto dai testimoni, «sconfinando in un abuso di potere e nella violenza personale», ha affermato Mastroianni.

Allinenadosi alle richieste delle pubblica accusa per quanto riguarda la pena, l'avvocato Nicolò Manna, patrocinatore del denunciante costituitasi accusatore privato, ha parlato di «violenza illecita e senza reale giustificazione». Credibili, secondo l'avvocato, sono poi le testimonianze dei due amici, i quali non avrebbero cercato di ingigantire la questione, ammettendo peraltro la risposta sgarbata data all'agente una volta scesi dal treno.

Terminato oggi il dibattimento, la sentenza è attesa per lunedì 3 marzo.