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Luce verde (con mugugni) al Quartiere Ferriere del futuro

A maggioranza il Cc di Bellinzona ha votato il riorientamento del comparto industriale giubiaschese con uffici, negozi, commerci, cultura e appartamenti

Oggi solo industriale, è destinato a cambiar pelle
(Ti-Press)
3 febbraio 2025
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Il Consiglio comunale di Bellinzona ha inserito lunedì sera un altro tassello nel complesso puzzle destinato a diventare un giorno il nuovo quartiere multifunzionale delle Ferriere Cattaneo di Giubiasco. Progetto di riconversione avviato una quindicina d’anni fa e col quale il titolare Aleardo Cattaneo mira ad azzerare del tutto l’industria pesante – che sin dal 1932 occupa il sedime nel quale fino a una decina d’anni fa si costruivano treni merci, turbine a gas e strutture metalliche di vario genere – per far spazio a uffici e superfici commerciali, appartamenti, un hotel e spazi multifunzionali nella storica forgia che accoglierà attività pubbliche di vario tipo coinvolgendo idealmente anche le realtà sociali, culturali e ricreative presenti sul territorio. La maggioranza Plr, Centro e Lega/Udc (più sparsi nella Sinistra) ha dunque avallato la variante di Piano di quartiere (43 sì, 11 no e 4 astenuti), senza il sostegno di parte della Sinistra, del gruppo Verdi/Fa, del Movimento per il socialismo e di Avanti con Ticino&Lavoro, Più Donne e Noce. Tutti d’accordo sulla necessità di dare un nuovo futuro ai 47mila metri quadrati, ma divisi sul come. I contrari, in particolare, hanno criticato sia una densificazione ritenuta insufficiente, sia l’inserimento di appartamenti a svantaggio degli altri contenuti, ritenendo che uno sviluppo residenziale sia già abbondantemente previsto, e ancora non sfruttato, in talune aree limitrofe.

Il dibattito (fiume)

Pietro Ghisletta (Centro, relatore della Gestione) ha subito evidenziato che il progetto produrrà plusvalore di cui beneficeranno le casse comunali. Il relatore di maggioranza della commissione Pr, Renato Dotta (Plr), ha evidenziato tutti i punti positivi, compresi gli spazi verdi e l’apertura del comparto verso l’esterno, con un parco e passaggi vari ad uso pubblico: «Senza contare il mantenimento dell’antica forgia che diventerà spazio per eventi e la rinuncia a una torre di 30 metri prevista inizialmente. Il tutto per ospitare 708 unità insediative, molto meno del massimo previsto di 1’112. Con la garanzia che non vi saranno effetti negativi verso altre aree edificabili della regione: nessun bisogno, insomma, di dezonare». In definitiva il progetto «rappresenta una risposta concreta al degrado e all'abbandono, con effetti benefici per la comunità, evitando una ferita aperta nel tessuto urbano. Una scelta di responsabilità e lungimiranza». La correlatrice Camilla Guidotti (anche a nome della maggioranza del Centro) ne è certa: «Il progetto genererà nuove opportunità economiche, uno sviluppo sostenibile, posti di lavoro qualificati e un ambiente moderno e vivibile. Il tutto su iniziativa di un privato che ha accettato i vincoli imposti dalle autorità».

Poco entusiasta Claudio Tettamanti (Unità di sinistra): «La critica di quattro membri su nove della Commissione Pr, ambiente ed energia si riferisce alla volontà d'inserire anche appartamenti. Superfici che a nostro parere sarebbe meglio dedicare a contenuti artigianali, alberghieri, culturali, formativi, comunitari, di ricerca e molto altro ancora. Bocciare questa proposta non significa che il comparto rimarrebbe a lungo abbandonato. Si tratta infatti di un comparto troppo interessante…». Parole condivise da Lorenza Röhrenbach a nome della minoranza contraria della Gestione (anche Brenno Martignoni Polti del Noce) e del gruppo Verdi/Fa. Lisa Boscolo (capogruppo Unità di sinistra) ne è certa: «Il progetto rivitalizzerà una parte di Giubiasco. Un tema importante è il suo carattere misto. In questo senso la realizzazione di nuovi appartamenti sarà possibile solo una volta conclusa e occupata per metà la fase precedente. Difficile però da applaudire il piano della mobilità, visto che prevede anche spazi per auto e posteggi. Non siamo insomma tutti entusiasti».

‘Si rischia di favorire un privato a scapito di altri’

Maura Mossi Nembrini (Più Donne) ha invitato a bocciare la variante estendendo il discorso al Piano direttore cantonale e alla sua scheda R6 dedicata alla contenibilità del Piano regolatore comunale: «Quante persone il Pr di Bellinzona può contenere? Quanto possono essere estese le zone edificabili? Manca trasparenza! La variante non può essere accettata perché non essendo note le cifre dell’intera regione sulla contenibilità, si rischia di favorire un privato (Cattaneo) a scapito di altri». Condivide in pieno il relatore di minoranza Kevin Simao Ograbek (Verdi/Fa): «Sappiamo che i dati sulla contenibilità sarebbero in arrivo. E allora, perché tanta fretta per questo messaggio? È il momento giusto? Evitiamo di lasciare spazio all’immaginazione! Inoltre asserire che non sono previsti costi a carico della Città è sbagliato: la mobilità accresciuta ne genererà eccome». Matteo Pronzini ha esposto il ‘no’ dell’Mps: «Ho forti dubbi sulla necessità di questa riqualifica, frutto di una precisa strategia di delocalizzare la produzione industriale. Perché anziché produrre lavoro, qui si fa speculazione edilizia. Si creeranno davvero lavoro e benessere? Vedremo». Contrario anche Claudio Buletti (Unità di sinistra): «L’iter è carente perché è mancata una chiara informazione alla popolazione». Parere favorevole invece di Tuto Rossi (Udc): «Questo progetto privato è sicuramente migliore di quanto abbia fatto il Comune con le Officine Ffs». Luca Madonna (Lega) ha ripreso l’intervento di Maura Mossi Nembrini: «Se così fosse, il Municipio dovrebbe ritirare il messaggio».

‘Vincoli severi imposti al promotore’

Il municipale Mattia Lepori, capodicastero Territorio e mobilità, ha invece assicurato che i cinque mesi trascorsi dalla presentazione del messaggio a oggi «hanno permesso un adeguato approfondimento. Quanto alla tempistica, di questa riconversione si parlava già una quindicina d’anni fa e nel Pab di seconda generazione. A ogni modo il Municipio ha imposto vincoli chiari a vantaggio della popolazione. Vincoli che il promotore non sempre ha accettato di buon grado. Come ad esempio l’obbligo di realizzare un parco e un viale alberato, come pure di mantenere la forgia e la villa padronale». Quanto allo sviluppo centripeto, «si è voluta una variante equilibrata, anche con contenuti residenziali. Perché? Vogliamo un quartiere che non finisca di vivere quando la sera si smette di lavorare». E la contenibilità del Pr? «Il tema qui non conta perché questo comparto industriale è già edificabile, con tanto di unità insediative definite». Dal canto suo Maura Mossi Nembrini ha ribadito la bontà delle proprie dichiarazioni, invitando i colleghi a visitare l'esaustivo sito della Confederazione.