Bellinzona, il Municipio smentisce due consiglieri comunisti che lamentavano l’assenza durante l’attacco israeliano alla Striscia di Gaza
Sul terrazzo di Palazzo civico a Bellinzona la bandiera della pace è stata tolta “per esigenze di protocollo (necessità di esporre le bandiere di Confederazione, Cantone e Città) e in seguito non è più stata esposta non perché sia venuta meno la condanna alle guerre, ma perché il messaggio risultava a questo punto, dopo il tempo trascorso, se non esaurito quantomeno assai meno forte nella sua efficacia”. Lo spiega il Municipio rispondendo a un’interrogazione presentata lo scorso novembre dai consiglieri comunali comunisti Massimiliano Ay e Alessandro Lucchini incuriositi dal fatto che la bandiera non fosse stata più esposta “nonostante la guerra in Ucraina non sia terminata e nonostante sia scoppiata un'altra guerra, se possibile ancora più sanguinosa e dai tratti genocidari, in Palestina”.
Il Municipio ricorda poi che la bandiera “è rimasta esposta anche nei primi mesi del conflitto nella Striscia di Gaza” e che la condanna della guerra “è generale”. In ogni caso “come già fatto nel caso dell’Ucraina”, anche per il popolo palestinese “verrebbero valutate richieste da parte di privati cittadini di aiuti logistici per raccolta di materiale o quant’altro”. Nessun commento infine da parte dell’esecutivo sul fatto che i due comunisti, membri del gruppo misto Unità di sinistra, il 14 marzo 2022 erano stati gli unici consiglieri (oltre a quattro astenuti fra i banchi Plr e Lega/Udc) a non votare la risoluzione proposta dal gruppo Verdi/Mps/Fa contro la guerra in Ucraina.