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A Bellinzona ‘manca la base legale per intervenire’

A differenza delle altre Città ticinesi e alcuni Comuni minori, la capitale è sprovvista di un’ordinanza per contenere l’inquinamento luminoso di privati

Nel periodo di crisi energetica erano state implementate misure di risparmio tra cui lo spegnimento dell’illuminazione dei castelli alle 22
(Ti-Press)
15 gennaio 2025
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Insegne accese tutta la notte e impianti esterni che illuminano a giorno le facciate delle case. Non sono necessari, eppure facendo una passeggiata notturna se ne possono osservare diversi, troppi. L’inquinamento luminoso può alterare l’ecosistema con ripercussioni negative su flora, fauna, paesaggio ma anche sull’uomo e sulla qualità del suo sonno. Non da ultimo, ridurre tali emissioni significa utilizzare meno energia e risparmiare sui costi pubblici e privati. Ma laddove il buon senso non basta, per evitare inutili sprechi giocano un ruolo le ‘Ordinanze per la prevenzione dell’inquinamento luminoso’ di cui si sono dotati i Comuni più popolosi come Lugano, Locarno, Mendrisio e Chiasso, ma anche alcuni più piccoli tra cui Balerna, Capriasca e Minusio. Per contro Bellinzona, pur essendo la seconda città del Ticino per numero di abitanti e la prima per superficie fra centro e quartieri, ne è tutt’oggi sprovvista. E pensare che prima dell’aggregazione qualche ex Comune, oggi quartiere, come Gnosca, l’aveva messa in vigore.

Questa mancanza aveva fatto scattare tre anni fa un’interpellanza dei Verdi che chiedevano se vi fossero regolamenti o ordinanze in vigore e quali iniziative intendesse eventualmente portare avanti il Municipio per contrastare l’inquinamento luminoso. Nella sua risposta l’esecutivo spiegava che in quel momento – come anche oggi – non erano in vigore né regolamenti né ordinanze. Unicamente le Norme d’attuazione del Piano regolatore del quartiere di Bellinzona prevedevano che l’illuminazione degli stabili venisse espressamente richiesta al Municipio e da esso approvata. Napr che in più casi non vengono rispettate.

Margine di manovra limitato

Infatti, mentre la Città fa la sua parte per contenere le emissioni luminose non necessarie, allo stesso tempo al privato rimane grande libertà. Si verificano così situazioni che creano malcontento, con persone esasperate per l’agire di vicini che illuminano giorno e notte l’esterno delle loro abitazioni, in alcuni casi tramite diversi e potenti faretti, arrecando così disturbo ai confinanti a causa di luce indesiderata che penetra nottetempo nelle stanze nonostante la presenza di persiane, tende e tapparelle. Nei casi in cui non sia possibile trovare una soluzione tra le parti, i cittadini si rivolgono ai servizi comunali che però, al pari della polizia, hanno un margine di intervento limitato: “Attualmente non sussiste alcuna base legale per poter vietare l’illuminazione privata in determinate fasce orarie”, è stata la risposta data a una richiesta d’intervento.

‘Problema poco sentito, ma lo porterò in Municipio’

Limitazioni che invece vengono ben esplicitate nelle ordinanze specifiche: in quella di Lugano si legge infatti che ‘Le illuminazioni esterne di qualsiasi genere e le insegne pubblicitarie devono di regola essere spente dalle ore 24 fino alle ore 6’. Sono ammesse eccezioni in caso di necessità per attività e sicurezza. Medesimo concetto anche in quella adottata da un Comune più piccolo, com’è il caso di Minusio. Limitazioni che renderebbero più semplice anche il compito della polizia, che invece a Bellinzona, in casi come quello sopracitato, ha il compito di ‘mediare’ tra vicini “al fine di trovare una possibile soluzione al problema”. Interpellato dalla ‘Regione’, Henrik Bang, capodicastero Opere pubbliche, spiega che la Città è provvista di un Piano d’illuminazione che non riguarda però i privati. Una questione che il municipale intende approfondire: «Porterò il tema in Municipio per discuterne, anche se ritengo che sia un problema poco sentito», afferma.

Crisi energetica e misure implementate

Quanto all’impegno della Città al riguardo, Bang tiene a ricordare che nell’autunno 2022, in un contesto internazionale di incertezza dell’approvvigionamento energetico, l’esecutivo aveva deciso d’introdurre alcune misure mirate al risparmio: l’illuminazione dei monumenti storici, compresi i castelli e i fortini della fame, veniva spenta alle 22 ed era stata inoltre diminuita l’intensità di quella pubblica. «Avevamo anticipato l’abbassamento delle luci notturne e posticipato il potenziamento mattutino. Una misura che abbiamo mantenuto e che permette tutt’oggi di risparmiare 80-100mila franchi di corrente elettrica all’anno», spiega Bang.

La lacuna non ha influito sulla conferma del label ‘Città dell’energia’

Lo scorso dicembre per la terza volta Bellinzona ha ottenuto il riconoscimento del label ‘Città dell’energia’ valevole per il periodo 2024-28. Il certificato, conferito dall’Associazione città dell’energia, conferma l’impegno turrito nell’implementazione di una politica energetica orientata alla sostenibilità. Eppure, facciamo notare al capodicastero, la capitale ticinese non ha un’ordinanza per disciplinare l’inquinamento luminoso… «Vengono considerati molti altri aspetti per l’assegnazione del label, nei quali abbiamo ottenuto un buon punteggio», spiega Bang. La lacuna non ha dunque messo a repentaglio la riconferma del label, che attesta l’impegno di Bellinzona in questo ambito.