Bellinzonese

Il pacco sospetto era indirizzato alle Prestazioni complementari

Sull’indirizzo (con tanto di mittente) figurava il nome del funzionario titolare dell’incarto del 53enne valmaggese poi fermato e interrogato

Funzionari in strada e polizia schierata in via Ghiringhelli
(Rescue Media)
26 gennaio 2024
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Stando a nostre informazioni era indirizzato al Servizio prestazioni complementari, in particolare a un suo addetto con tanto di nome e cognome, il pacco sospetto che questa mattina ha indotto le autorità a evacuare temporaneamente per un paio d’ore la sede dell’Istituto cantonale delle assicurazioni sociali (Ias) in via Ghiringhelli a Bellinzona. La polizia nel suo comunicato diffuso a operazione conclusa spiega che il pacco, grande quanto una scatola di scarpe e il cui contenuto è poi risultato non essere pericoloso, recava scritte minacciose. La Rsi ha specificato che erano relative ai costi della cassa malati e ne ha riportate due: “Voi non sapete cosa vuol dire non riuscire ad arrivare a fine mese” e “Come si fa a vivere con 2’000 franchi al mese?”. Il 53enne autore dell’invio, un valmaggese con passaporto svizzero, è stato subito intercettato dalla polizia grazie al fatto che la scatola conteneva stralci di corrispondenza fra lui e il Servizio prestazioni complementari, in particolare il funzionario che gestiva la sua pratica. Fermato il 53enne e interrogato in centrale per diverse ore, le ipotesi di reato mosse dal Ministero pubblico sono di procurato allarme e minaccia.

Un servizio vitale

Proprio quello delle prestazioni complementari rappresenta un servizio di fondamentale importanza per molti invalidi e pensionati con rendite Ai e Avs limitate. Infatti quanto versa mensilmente agli aventi diritto è in grado di far loro raggiungere il minimo vitale, coprendo in molti casi una parte significativa dei premi di cassa malati. Per poter, appunto, arrivare a fine mese. Servizio che nelle ultime settimane ha comunicato alle sue migliaia di utenti la ‘novità’ valida da questo primo gennaio. Si tratta dell’adeguamento delle prestazioni, nell’ambito del calcolo del fabbisogno, a seguito della riforma della Legge federale sulle prestazioni complementari decisa nel 2020 a Berna ed entrata in vigore su scala nazionale nel gennaio 2021, ma con periodo transitorio di tre anni. Durante il quale gli utenti sono stati pre-informati del cambiamento che sarebbe appunto entrato in vigore quest’anno. Ma solo con la recente comunicazione inviata per lettera dallo Ias, i beneficiari hanno potuto apprendere le rispettive nuove cifre. A seguito della modifica di calcolo, una parte riceverà di più, la maggior parte di meno. Infatti, ricorda la Confederazione nel proprio portale informativo, “la riforma prevede sia spese supplementari che risparmi. Complessivamente dovrebbe ridurre le spese delle prestazioni complementari di 401 milioni di franchi nel 2030. La Confederazione vedrebbe aumentare le sue spese di 28 milioni, i Cantoni ne risparmierebbero 429”. Il Ticino non fa eccezione.

‘Nulla a che vedere con la revisione Lpc’

Per taluni beneficiari il taglio risulterà contenuto, per altri più importante. Interpellato in merito dalla redazione, il direttore dello Ias Sergio Montorfani rinvia al comunicato della polizia, che però non aiuta a contestualizzare la situazione. E spiega a ogni modo che il caso odierno non ha nulla a che vedere con le nuove disposizioni della Legge sulle prestazioni complementari. Più di questo, non può dire. Perciò quello che al momento si può dedurre, in attesa di chiarimenti da parte degli inquirenti, è che probabilmente l’autore del gesto ha voluto, a modo suo, comunicare il proprio disappunto nell’ambito della procedura annuale per il calcolo del fabbisogno indipendentemente, appunto, dalle nuove disposizioni Lpc.

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