Bellinzonese

Ricorso al Taf sul maxi appalto per l’officina Ffs di Castione

Un consorzio della regione contesta l’aggiudicazione da 50 milioni andata a Rail Ticino, riconducibile all’impresa Edilstrada di Lugano

Il terreno di Castione, in zona Galletto, dove sorgerà lo stabilimento Ffs
(Ti-Press)
13 dicembre 2023
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C'è posta per il Tribunale amministrativo federale di San Gallo (Taf). Mittente un consorzio di ditte, riconducibile a un'importante impresa edile della regione, che ha deciso di impugnare l'aggiudicazione, decisa dalle Ffs lo scorso 21 novembre, dell'appalto per la parte di edilizia principale della nuova officina di manutenzione dei treni in fase di realizzazione a Castione con un costo preventivato di circa 580 milioni di franchi. Si tratta della maxi commessa attribuita per 50,58 milioni al consorzio Rail Ticino riconducibile all’impresa Edilstrada di Lugano. Interpellato dalla redazione, il direttore dell'impresa ricorrente spiega che il suo consorzio di riferimento contesta il punteggio ottenuto dalle Ferrovie federali e sollecita perciò il ricalcolo, nel loro complesso, dei criteri di aggiudicazione che servono a valutare ogni singola offerta proposta e a confrontarla con le altre pervenute al fine di determinare quale sia la più vantaggiosa.

Non solo il prezzo

L’offerta vincitrice, hanno scritto le Ffs nella decisione pubblicata a fine novembre sul portale delle commesse pubbliche in Svizzera, “è stata nel complesso la più vantaggiosa e ha ricevuto il maggior numero di punti. Decisivo è stato in particolare il criterio di aggiudicazione ‘prezzo’, per il quale il destinatario dell’aggiudicazione ha presentato l’offerta più bassa”. Dal canto suo, come detto, il consorzio ricorrente si ritiene insoddisfatto della valutazione ottenuta. In materia di criteri di aggiudicazione, ricordiamo, il legislatore ha voluto un sistema di ponderazione che infine li mette, distinti per famiglie, sullo stesso livello dell'aspetto finanziario. Citiamo ad esempio la qualifica del personale utilizzato, l'organizzazione, la qualità della lavorazione prevista che a sua volta si correla all'offerta finanziaria e dunque all'affidabilità del prezzo finale. Va peraltro ricordato che in materia ferroviaria le Ffs beneficiano di procedure d'appalto differenti rispetto ai vari altri settori del genio civile. Ad esempio l'apertura delle offerte non è pubblica e ciò impedisce ai concorrenti di conoscere i dettagli delle altre offerte.

Il Comune di Biasca e l'Unione contadini

Pane per il Taf dunque, che deve peraltro pronunciarsi sull'effetto sospensivo. Taf che già in più occasioni negli ultimi anni è stato chiamato a esprimersi sul progetto officine di Castione, dall'iniziale fase di riservazione d'area fino a taluni altri appalti. Una probabile prossima puntata, come già preannunciato recentemente, concerne i due ricorsi che il Municipio di Biasca e l'Unione contadini potrebbero inoltrare entro settimana prossima – dopo la recente decisione dell'Ufficio federale dei trasporti favorevole all'aggiornamento dei piani dell'officina – in materia di compensazione degli otto ettari di Superfici per l'avvicendamento colturale (Sac) destinati a sparire nel sito di Castione. Il Comune di Biasca contesta la sottrazione di 27mila metri quadrati di zona industriale a sud del proprio Polo di sviluppo economico (operazione grazie alla quale il locale Patriziato, proprietario dei fondi e interessato a cederli, incasserebbe quasi un milione di franchi). Un'informazione ai media da parte del Municipio è prevista all'inizio della prossima settimana, per specificare che Biasca non è contro l'officina di Castione (e in tal senso un eventuale ricorso non solleciterebbe l'applicazione dell'effetto sospensivo) ma intende difendere le opportunità di sviluppo economico futuro presenti sul proprio territorio; altre aree della regione, sostiene l'Esecutivo locale, potrebbero quindi entrare in linea di conto per le Sac. Nel secondo caso l'Uct da sempre ribadisce la necessità di ottenere tutte le garanzie per una reale compensazione Sac: all'appello mancano infatti attualmente ancora tre ottavi del totale (quelli di Biasca appunto) e su questo aspetto il settore agricolo ha sempre detto e ribadito di non voler transigere.

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