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‘A noi alpigiani serve aiuto per evitare serie difficoltà’

Caldo e siccità rendono sempre più precoce l’estivazione. La Stea si appella a patriziati e Cantone: ‘Valutare nuove sorgenti e finanziamenti extra’

(Ti-Press)
15 aprile 2023
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Si è chiusa con una produzione media di formaggio inferiore del 20% la stagione 2022 degli alpeggi ticinesi, iniziata in anticipo ma in tante zone del cantone terminata prima del previsto a causa del caldo e della siccità che hanno man mano reso l’erba secca, privandola in gran parte del proprio valore nutritivo. È ormai un dato di fatto che l’aumento della temperatura anche in alta quota, la mancanza di neve in inverno, la poca pioggia, la scarsità di foraggio e di sorgenti in altura per abbeverare il bestiame creano pascoli sempre più precoci, comportando la diminuzione delle rendite. Una questione nota ai professionisti del settore, e a cui sarà dato ulteriore peso in occasione dell’assemblea della Società ticinese di economia alpestre (Stea) in programma domani (inizio ore 9.15) nella sala patriziale di Olivone.

‘Cerchiamo di adattarci caricando il bestiame in anticipo’

Sarà in particolare il presidente Valerio Faretti a lanciare un appello per un maggiore sostegno da parte dei Patriziati (proprietari della stragrande maggioranza degli alpeggi) e dei servizi cantonali affinché si attivino per cercare soluzioni laddove la situazione lo richieda. «Bisogna ad esempio valutare nuove sorgenti o sistemi di collegamento tra un alpe e l’altro per approvvigionare le zone di pascolo e le stalle – afferma Faretti contattato da ‘laRegione’ –. Di fronte al clima – prosegue – noi alpigiani non possiamo fare nulla, se non cercare di adattarci caricando gli alpeggi. La scorsa stagione non è andata male ovunque, ma ci sono state attività che hanno dovuto terminare la produzione di formaggio prematuramente, con conseguenti perdite abbastanza importanti. Alcuni si sono arrangiati con dei collegamenti con altri alpeggi per allacciarsi alla rete di acqua potabile. Altri hanno invece dovuto sostenere spese maggiori per trasportare l’acqua e per acquistare il foraggio, il cui prezzo è aumentato a causa di una generale penuria». Ancora Faretti: «Anche l’inverno passato ha portato pochissima neve, e quindi le riserve idriche saranno molto esigue. La speranza è che piova un po’ di più rispetto all’anno scorso». Nel frattempo si chiede al Cantone di fare di più a livello di finanziamenti straordinari, «così che si possano evitare serie difficoltà per la riuscita del prodotto finale». Al noto problema della siccità, prosegue il presidente della Stea, si aggiunge quello del surriscaldamento delle cantine: «Se fino ad alcuni anni fa era una complicazione che riguardava solo alcune giornate torride in agosto, ora è un tema che riguarda tutta la stagione».

Lupo, ‘qualcosa si è mosso ma servono misure più incisive’

Riconoscendo che «qualcosa si è mosso», sul tema dei grandi predatori, Faretti ritiene comunque «che se a livello politico non si faranno passi più decisi verso una regolamentazione del lupo, fra pochi anni assisteremo a una diminuzione di alpeggi caricati con conseguente impoverimento del territorio alpino, che si tradurrà anche nella sparizione di sentieri a scapito dell’avanzata della vegetazione e una minore cura del bosco con conseguente aumento degli scoscendimenti».

Al vaglio alcune modifiche per la certificazione del prodotto

Il presidente della Stea sottolinea l’importanza di restare fiduciosi e guardare avanti. Alcune agevolazioni – seppur di minor conto se paragonate a temi della siccità e della convivenza con il lupo – dovrebbero essere avallate in occasione dell’assemblea di domenica. I soci saranno infatti chiamati a esprimersi su tre proposte di modifica dello statuto dell’Elenco degli obblighi per la certificazione del formaggio d’alpe ticinese. La prima modifica riguarda il grado di consistenza del prodotto per essere considerato – e venduto come tale alle grandi catene di distribuzione – formaggio d’alpe ticinese: “A pasta semidura con crosta naturale”, con la novità – che la Stea intende mettere nero su bianco – che “con la stagionatura può cambiare il grado di consistenza”. «Così facendo si segnala chiaramente che può cambiare di consistenza e diventare a pasta dura a dipendenza di quanto lo si fa invecchiare prima di venderlo. È una modifica che fa seguito ad alcuni reclami delle catene di distribuzione nel Canton Glarona. Con questo cambiamento, al momento della vendita, chi offre il prodotto sarà libero di indicare se il formaggio è a pasta dura o semidura, ma sarà comunque da considerare formaggio d’alpe ticinese». La seconda modifica dell’Elenco degli obblighi intende rendere possibile somministrare a mucche e capre foraggio concentrato che abbia come componente anche la melassa, elemento con proprietà leganti. In questo modo, spiega Faretti, «nelle mangiatoie, a causa dei residui di cibo, non si forma la muffa che se leccata dal bestiame può portare a uno squilibrio nell’ambito del processo di produzione del formaggio». L’ultima modifica, anche questa suggerita dall’Ufficio federale dell’agricoltura, consiste nell’adozione del logo di certificazione nazionale, che anche in Ticino diventerà dunque quello dell’Aop (Appellation d’origine protégée): ogni partita di formaggio che soddisferà i requisiti dell’Elenco degli obblighi sarà dunque etichettata con il logo della Aop, mentre la scritta potrà rimanere in italiano, ovvero Dop (Denominazione origine protetta), etichetta di certificazione di qualità che il formaggio d’alpe ticinese ha ricevuto l’etichetta nel 2002.

Nonostante la flessione della produzione, la stagione 2022 è comunque considerata buona per la qualità dei formaggi, all’immagine degli ottimi risultati ottenuti dalla Stea al Campionato nazionale, all’Olma e ai Mondiali in Galles.

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