Bellinzonese

‘Direttive che andavano seguite alla lettera e non à la carte’

Per l’accusa i vertici della casa anziani di Sementina sono ripetutamente e intenzionalmente venuti meno ad applicare le misure emanate dalle autorità

Il pg Pagani e la pp Pedretti
(Ti-Press)
24 novembre 2022
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Anche se inizialmente le incognite di un virus sconosciuto erano moltissime, da subito era però apparso chiaro che le fasce della popolazione più deboli erano esposte a decorsi gravi e dovevano quindi essere protette con la massima priorità. E in questa situazione di grande incertezza non si poteva che affidarsi alle autorità competenti che stavano facendo di tutto per proteggere in particolare le categorie ad alto rischio. «Erano direttive chiare che andavano seguite alla lettera e non à la carte. Chi le emanava sapeva che erano anche drastiche e spiacevoli, ma necessarie». Toccava ai vertici della struttura, ben coscienti dei rischi per i loro ospiti, ha continuato la procuratrice pubblica Pamela Pedretti, verificare la corretta applicazione di raccomandazioni e direttive, assicurandosi che tutti i collaboratori le avessero capite. Ciò che per l’accusa i tre imputati – da ieri alla sbarra e che così come fatto in sede d’inchiesta si dichiarano innocenti – non hanno fatto alla casa anziani di Sementina tra marzo e aprile 2020, in piena prima ondata pandemica, quando 39 ospiti su 80 sono risultati positivi al Covid e 22 sono deceduti.

Si chiede la conferma dei decreti d’accusa

Al termine della sua requisitoria, il magistrato ha chiesto la conferma della pena indicata nei decreti d’accusa per il reato di contravvenzione alla Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umano. Decreti impugnati dagli imputati e che prevedono multe rispettivamente di 6’000 franchi per il direttore del Settore anziani di Bellinzona Silvano Morisoli, 8’000 per la direttrice sanitaria e 4’000 per l’allora capocure della casa di riposo.

‘Mancanze intenzionali e ripetute nel tempo’

Multe salate, ha riconosciuto la pp, ma giustificate «da mancanze intenzionali e ripetute nel tempo. Tagliamo subito la testa al toro: non si contesta la mancata presa a carico, ma le lacune nell’esecuzione dei tamponi. E non c’era nessuna carenza di materiale. Non era una scelta: in presenza di sintomi bisognava fare i tamponi, per il bene di tutti i residenti, indipendentemente da sintomi che potevano essere riconducibili a malattie pregresse».

Per l’accusa le lacune all’interno della struttura sono evidenti ed emergono anche da quanto dichiarato in sede d’inchiesta dagli imputati. La direttrice sanitaria aveva riconosciuto di non aver mai misurato le distanze in occasione dei pasti in comune e le attività che la casa anziani ha continuato a proporre. Sempre durante gli interrogatori, ha annotato ancora Pedretti, la direttrice sanitaria aveva riferito che al personale non erano state date particolari istruzioni per l’organizzazione dei pasti e delle attività di gruppo. «Il problema non era solo il mancato distanziamento, ma il fatto che queste attività fossero proprio vietate, con decisione del 9 marzo del medico cantonale».

‘Nessuna differenza tra attività terapeutiche e socializzanti’

Replicando poi a quanto sostenuto ieri dagli imputati, la pp ha evidenziato che non c’è differenza tra le attività socializzanti e quelle proposte a Sementina (incontri di lettura e canto, tombole, atelier creativi, passeggiate nel parco), definite di tipo ordinario terapeutico. Attività che gli imputati dicono di aver continuato a organizzare per dare una struttura alla vita degli ospiti in quel cupo periodo di solitudine senza la possibilità di vedere i familiari. «Il punto è che in una situazione d’emergenza andava anteposto il bene collettivo di tutti gli ospiti della struttura, imponendo dunque pasti in camera e sospendendo le attività», ha detto la pp.

Sull’attività di tracciamento che gli imputati hanno ammesso essere stata effettuata in maniera superficiale, Pedretti ha ricordato che se il medico cantonale aveva ordinato la lista dei contatti era per evitare la probabilità che il virus potesse diffondersi. E oggi «sappiamo bene che il tracciamento è uno strumento importante per limitare i contagi».

La pp ha poi sottolineato la scelta inopportuna di far ritinteggiare un piano della casa anziani consentendo l’entrata nella struttura di tre operai quando in quel periodo nessuno di esterno, parenti compresi, poteva accedervi. Per l’accusa non trova nessuna giustificazione anche l’impiego per una notte di un’infermeria risultata positiva nonostante le direttive di allora prevedessero un suo ritorno nella struttura solo 15 giorni dopo.

Il procuratore generale Andrea Pagani ha poi preso la parola per esporre le proprie considerazioni sulla posizione della difesa secondo cui le raccomandazioni allora emanate dal medico cantonale non potrebbero fondare, se non rispettate, una violazione della Legge sulle epidemie, poiché non si tratterebbe di provvedimenti emanati dall’autorità competente, ovvero il Consiglio di Stato. Una questione giuridica su cui si sta concentrando in questi minuti il primo intervento della difesa, quello dell’avvocato Edy Salmina.

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