laR+ Bellinzonese

Aumentano i rimpatri forzati: legame con l’emergenza ucraina?

Il caso di una donna turca a Bellinzona fa scattare l’allarme e la Cooperativa Baobab esprime preoccupazione per la nuova tendenza

Una donna turca è stata prelevata settimana scorsa dalla Polizia nell’albergo di Bellinzona in cui alloggiava
(Depositphotos)
24 marzo 2022
|

Prelevata in fretta e furia dalla polizia nell’albergo di Bellinzona dove alloggiava, invitata a raccogliere gli effetti personali e a seguire gli agenti per un verbale d’interrogatorio. Nei suoi confronti la Segreteria di Stato della migrazione ha decretato l’obbligo di lasciare la Svizzera per far rientro nel suo paese d’origine, la Turchia. Dove però lei non si sente sicura. A lasciare perplessi è quanto spiegatole settimana scorsa dalla polizia in quell’occasione: "Dobbiamo liberare i posti perché c’è l’emergenza dei profughi di guerra provenienti dall’Ucraina". Un’indicazione che sembrerebbe essere ‘sfuggita’ a uno degli agenti intervenuti, poiché non più confermata in un secondo tempo quando sono stati richiesti chiarimenti al riguardo. La Cooperativa Baobab di Bellinzona, impegnata in attività di socializzazione e d’integrazione degli stranieri, è venuta a conoscenza di questo episodio. Che segue da vicino. E adesso teme che nella situazione di emergenza attuale si accelerino i rimpatri forzati. I rimpatri di quelle persone obbligate a lasciare la Svizzera da un giorno all’altro, come sta succedendo in altri cantoni.

L’intervento dell’avvocato che patrocina la donna turca ha permesso di bloccare temporaneamente la procedura di rimpatrio. Il legale ha presentato alle autorità elvetiche documenti che non erano ancora stati tradotti e nei quali la sua assistita viene minacciata di morte dalle autorità del suo Paese. Il motivo? L’emancipazione, la riluttanza a portare il velo e la lotta dichiarata a favore dei diritti delle donne turche. Nel frattempo lei ha potuto fare rientro a Bellinzona, dove alloggia in un albergo restando in attesa di un’altra decisione e confidando che si consideri adeguatamente i rischi cui è sottoposta la sua vita.

L’avvocata Iglio-Rezzonico: ‘Episodi in aumento’

Interpellata dalla ‘Regione’ l’avvocata Immacolata Iglio-Rezzonico, che rappresenta la maggioranza dei rifugiati con ricorsi pendenti nella Svizzera italiana, conferma l’impressione che sia in atto un repentino incremento dei rimpatri. Lo afferma premettendo di non disporre ancora di cifre precise e di non essere certa che i rimpatri siano per forza collegati all’arrivo dei profughi ucraini. «Posso però confermare – spiega – che da quando si sono aperte le frontiere per accogliere gli ucraini, sto riscontrando un aumento di questi casi. Per alcuni dei miei clienti sono infatti giunte decisioni, in maniera accelerata, di rimpatri e rinvii secondo le disposizioni del regolamento di Dublino», un trattato che prevede in sostanza il trasferimento dei migranti verso un altro Stato dell’Ue. «Un cambio di tendenza è in atto e sto raccogliendo informazioni utili a comprendere il numero preciso dei casi di rimpatrio forzato», aggiunge. «I centri d’accoglienza sono oberati, e questo è l’esempio di come in una situazione d’emergenza come l’attuale, la materia d’asilo in Svizzera non venga affrontata concretamente: si vuole ragionare solo in base ai numeri – obietta la nostra interlocutrice – ma quando questi cambiano non si sa più come reagire perché i centri sono pieni e le procedure d’asilo già in corso rallentano».

L’Mps chiede lumi sulla politica d’asilo

Nella stessa direzione va un’interpellanza del Movimento per il socialismo firmata dai deputati Angelica Lepori, Simona Arigoni e Matteo Pronzini: inoltrata alcuni giorni fa al Consiglio di Stato, chiede se corrisponde al vero che in queste ultime settimane le procedure di rimpatrio forzato sono aumentate. "Diverse associazioni e organizzazioni che operano sul campo sembrano segnalare un aumento delle procedure di rimpatrio forzato e di permessi negati ad altri richiedenti asilo o rifugiati. Sembrerebbe quasi che il Cantone stia cercando di fare spazio nei centri di accoglienza e nelle strutture di aiuto per poter meglio ospitare la popolazione ucraina. Se così fosse sarebbe davvero un atto grave e inaccettabile". Secondo i tre deputati "non si può mettere gli uni contro gli altri coloro che fuggono dalla guerra (qualsiasi sia la forma che essa assume: quanto successo in Siria non è stato meno drammatico di quanto sta succedendo in Ucraina) generando inevitabilmente un clima sociale xenofobo e razzista che confermerebbe l’esistenza di richiedenti asilo di seria A e di serie B".

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE