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Frane e alluvioni nel Bellinzonese, piano d’azione in arrivo

Per le zone più soggette a pericoli naturali è in corso una radiografia della situazione. Poi verrà definito un protocollo da adottare in caso di bisogno

L'ex centro rifiuti di Carasso lo scorso ottobre completamente allagato a causa dell’acqua proveniente dagli adiacenti canali di scolo che sono collegati al fiume Ticino
(Ti-Press)
15 aprile 2021
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Frane, distacchi di roccia ed eventi alluvionali. Quali sono le zone più soggette a questi pericoli naturali nel Bellinzonese? Una radiografia della situazione è in corso e dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno. Dopodiché verrà definito un protocollo d’azione da adottare in caso di eventi effettivi sulla base di schede tecniche di pericolo. «Nel maggio 2017 è entrata in vigore una revisione della Legge sui territori interessati da pericoli naturali che prevede che i Comuni si debbano occupare della gestione del rischio e di allestire dei piani di emergenza di intervento nel caso di eventi naturali», spiega il municipale Christian Paglia, responsabile dei Servizi urbani del Comune di Bellinzona. «Per questo motivo, a fine 2019 abbiamo deliberato un mandato a uno studio di ingegneria specializzato, dal costo di 143mila franchi, sussidiato per l’80% dal Cantone, per allestire uno studio suddiviso in due parti», aggiunge. La prima fase è in corso e si sta procedendo con un’analisi del territorio, gli esperti sono dunque al lavoro per raccogliere piani e studi già esistenti relativi alle zone di pericolo presenti a Bellinzona e negli altri quartieri. Si tratta in pratica di raccogliere informazioni sugli eventi pregressi capitati nel passato e localizzare dove si sono verificati crolli e alluvionamenti. Una fase di indagine che prevede anche di interpellare i cittadini residenti in alcune zone sensibili al fine di raccogliere documentazione. Questa prima fase permetterà dunque di individuare le zone che devono essere protette e mantenute, soprattutto quelle in cui vi sono abitazioni, scuole, chiese e beni monumentali. La seconda fase prevede invece l’allestimento di schede di intervento per tipologia di zona di pericolo. Questi protocolli forniranno indicazioni su come procedere in determinate aree, ad esempio sbarrando strade, posando sacchi di sabbia anti allagamento, prendendo contatto con famiglie per evacuazioni. Verrà inoltre stabilito un organigramma definitivo; attualmente c’è un gruppo di tecnici che si attiva in caso di pericolo, ma sarà necessario incaricare un gruppo specializzato per intervenire in caso di emergenza. Il gruppo, formato da almeno dieci-quindici persone, dovrà interfacciarsi con il Municipio e gli enti di pronto intervento (come polizia e pompieri), nonché con un geologo di riferimento che fornirà supporto. Alcuni collaboratori di questo gruppo seguiranno anche corsi di inquadramento giuridico, in modo da essere in grado di definire le responsabilità qualora dovessero verificarsi eventi naturali.

Se per i pericoli finora citati, gli interventi e il monitoraggio sono di competenza perlopiù comunale, il discorso è diverso per quanto concerne la frana di Preonzo. Vi è infatti un gruppo tecnico comunale, che si occupa del monitoraggio con l’aiuto di un geologo, che si avvale della collaborazione diretta del Cantone.

I luoghi più sensibili

Gli ultimi eventi e i dati raccolti finora mostrano alcune prime evidenze: le zone collinari sono quelle maggiormente soggette a disagi. Negli ultimi anni, evidenzia Christian Paglia, i principali distacchi di materiale si sono verificati a Monte Carasso «dove sono in corso valutazioni per la posa di reti paramassi», nella zona sottomontagna di Preonzo e a Gudo dove vi è stata una frana lo scorso dicembre. Recenti esondazioni di ruscelli si sono verificate invece in zona ex birreria a Carasso, come anche a Preonzo in zona contro montagna dove si sono riscontrati ruscellamenti superficiali a seguito di forti piogge. 

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