Bellinzonese

Officine di Bellinzona, ‘stop all'abbandono di attività’

La CoPe allargata chiede alle Ffs di fare chiarezza in vista dell'incontro del 30 aprile, quando dovrebbe essere presentato il Piano industriale per Castione

Gianni Frizzo (Ti-Press)
29 marzo 2021
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“Il ‘fermo immediato’ di tutte le iniziative intraprese alle Officine di Bellinzona, legate all’abbandono di attività”. Lo chiede la CoPe allargata (commissione del personale delle Officine e sindacati) in una lettera inviata oggi alle Ferrovie federali e in copia al Consiglio di Stato, riferendosi per esempio alla recente decisione di rinunciare alla manutenzione dei carri merci. Stop alle rinunce dunque “fintanto che non si avrà presa visione del Piano industriale” relativo al nuovo stabilimento di Castione e fatto chiarezza su diversi punti che dovrebbero essere discussi il 30 aprile durante un incontro tra la CoPe allargata, il governo cantonale e le Ffs. La cosiddetta riunione di Piattaforma sarà coordinata e moderata dall’avvocato Franz Steinegger. «Attualmente manca ancora il Piano industriale che dovrebbe dare risposte agli interrogativi emersi e segnalati nella lettera», afferma a ‘laRegione’ Gianni Frizzo, a nome della CoPe allargata. «Vogliamo capire come sarà gestito il periodo di transizione per le Officine e quale sarà la prospettiva occupazionale, in particolare per i dipendenti attualmente impiegati a Bellinzona, sia a tempo indeterminato, sia per gli interinali».

Mantenere i posti di lavoro attuali

Nella lettera viene innanzitutto espresso “sconcerto e indignazione” per il modo con cui le Ffs hanno comunicato l’aumento da 200/230 ad almeno 300 i posti di lavoro a tempo pieno previsti a Castione a partire dal 2026. Una notizia che la CoPe allargata ha appreso dalla stampa e non dalle Ffs: “Un modo di procedere per nulla rispettoso nei riguardi del personale e dei loro rappresentanti”. Nella missiva si ricorda poi che “vige il rispetto (oltre che morale anche scritto) di una convenzione di Piattaforma che sancisce il ‘modus operandi’ sul coinvolgimento della CoPe allargata su questioni ‘operative e strategiche’ che riguardano le Officine di Bellinzona”. E, ovviamente, c’è una “stretta relazione” tra le attuali Officine e la nuova struttura di Castione, visto che il personale attualmente occupato a Bellinzona non ha ancora la sicurezza di venir impiegato anche nel nuovo stabilimento. E questo anche perché 300 posti di lavoro sarebbero in qualsiasi caso meno degli attuali 430. «Le Ffs hanno previsto una aumento, a livello nazionale, degli impiegati nell’ambito della manutenzione del materiale rotabile», ha rilevato durante una conferenza stampa Thomas Giedemann, del sindacato del personale dei trasporti (Sev). Giedemann non capisce quindi perché i posti di lavoro in Svizzera aumenteranno, mentre in Ticino diminuiranno. «Noi vogliamo che vengano almeno mantenuti gli impieghi attuali». 

In ogni caso, a fare chiarezza sarà il Piano industriale “che dovrà anche, tra le tante altre cose, delineare le attività previste (provenienti dalle OBe, o…), l’entità del personale impiegato nel 2026 e, di conseguenza, la gestione (attività e personale) del periodo di transizione (2021-2026) alle attuali Officine”, si legge nella lettera. Negli scorsi anni si è quindi «cercato di portare avanti una discussione, senza nulla di concreto», ha sottolineato da parte sua Matteo Pronzini, sindacalista di Unia. «Di concreto, attualmente, vi è solo il fatto che si stanno smantellando posti di lavoro. Tuttavia, «la manutenzione del materiale rotabile è un ambito che ha futuro e non capiamo quindi perché si vogliono tagliare posti di lavoro in Ticino».

‘L'attività principale è la manutenzione dei carri merci’

Nella lettera vengono poi esposti diversi interrogativi per i quali la CoPe si aspetta “risposte esaustive in tempi brevi”. La prima serie di domande, riguarda la manutenzione dei carri merci alla quale le Ffs intendono rinunciare prima del previsto (dal 2022) alle OBe, introducendo tuttavia in anticipo la manutenzione della flotta Astoro. Il direttore delle OBe aveva dichiarato che i carri merci rappresentano il 6% delle attività attualmente svolte nello stabile cittadino. La CoPe vorrebbe quindi sapere da quali altre attività è composto il restante 94%; quali attività e in che misura saranno implementate nella nuova struttura di Castione e a quante ore/anno ammontavano nel 2020 alle OBe le attività inerenti al ‘traffico merci’. Stando a Frizzo, negli ultimi anni «l’attività principale alle Officine» riguardava proprio «il traffico merci». Un settore che ha anche un grande potenziale. Di conseguenza Frizzo non capisce perché a fine 2017 Cantone, Comune e Ffs «abbiano sottoscritto una dichiarazioni d’intenti, nella quale si rinunciava a mantenere lo statu quo» in termini di impieghi. 

’Diversi interinali licenziati‘

Si passa poi all’aumento da 200/230 a 300 posti di lavoro previsti nel nuovo stabilimento: la CoPe allargata si chiede innanzitutto “come si spiega concretamente questo incremento”; “quanto di questo personale proverrà dagli attuali collaboratori Obe” e in che misura proverrà da altri servizi. Nella missiva si fa poi notare che lo stesso giorno in cui ciò è stato reso noto, sono anche stati interrotti “12 rapporti di lavoro con personale temporaneo”, ricordando poi che altri collaboratori sono stati ‘licenziati’ da gennaio a oggi. La CoPe allargata chiede quindi se “vi sono ancora in vista ulteriori interruzioni di rapporti di lavoro”.

Da 360 a 400 milioni: per quale motivo?

Vi sono poi domande che riguardano gli apprendisti e più precisamente l’azienda formatrice Login che è “da sempre incorporata alle OBe”. Recentemente è stato precisato che farà parte anche delle nuova struttura a Castione. “Significa che l’idea iniziale era quella di abbandonare questo prezioso servizio formativo al suo destino?”, si chiede la CoPe allargata. D’altro canto, invece, “cosa ne sarà delle altre realtà socialmente e aziendalmente utili e indispensabili presenti alle OBe da decenni”, come il servizio lavanderia gestito dall’utenza della Fondazione Diamante? L’ultimo punto riguarda l’investimento previsto per il nuovo stabile che da 360 dovrebbe passare a 400 milioni di franchi. Oltre a domandarsi come si spiega questa differenza, la CoPe vorrebbe pure sapere “in che misura è attribuibile a un aumento delle strutture a scopo produttivo”.

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