Bellinzonese

Nessun complotto: l’imputato ha abusato della figliastra

Cinque anni di carcere per il 69enne del Bellinzonese giudicato colpevole di violenza carnale, coazione sessuale e atti sessuali con fanciulli

Fu violenza sessuale (Ti-Press)
17 dicembre 2019
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Cinque anni di carcere. Questa la pena inflitta poco fa dalla Corte delle Assise criminali nei confronti del 69enne del Bellinzonese giudicato colpevole dei reati di violenza carnale, coazione sessuale e atti sessuali con fanciulli perpetrati ai danni della figliastra, minore di 16 anni ai tempi dei fatti. Gli abusi sono stati consumati nella casa di famiglia tra l’estate del 2013 e il marzo 2014. Nell’abitazione abitavano, oltre all’imputato, la moglie (oggi ex), la figliastra (la vittima) e la figlia naturale della coppia.
Non ha quindi retto la versione del complotto  messo in atto dall’ex moglie alla quale si era aggrappata la difesa dell’uomo, sostenuta dall’avvocato Sandra Xavier. Per la Corte, presieduta dal giudice Mauro Ermani, è la versione della vittima quella credibile, nonostante siano state riconosciute alcune contrapposizioni su alcuni dettagli nelle deposizioni della giovane, tuttavia non ritenute rilevanti dalla Corte. “Non si può pretendere che, in una situazione di tale sofferenza, una giovane ragazza ripeta la stessa identica versione come un disco rotto. La tesi del complotto - ha aggiunto Ermani- non è che frutto della personalità paranoide dell’imputato”, per la quale non è tuttavia stata riconosciuta alcuna scemata imputabilità. Per la Corte, è quindi credibile che la vittima abbia raccontato degli abusi alla madre (con aveva pessimi rapporti) per paura che quanto successole potesse capitare anche alla sorellina. Una rivelazione, quella degli abusi subiti, che la giovane aveva già fatto in tempi precedenti alla sua migliore amica. Dai messaggi scambiati con quest’ultima, emerge lo stupore dell’amica nell’apprendere la rivelazione fatta dalla vittima alla madre. Ciò che per la Corte accerta che non sia stata la mamma a costringere la figlia a raccontare il falso, come invece sosteneva l’imputato.

Nel motivare la sentenza, la Corte ha fatto leva sulle lettere (diverse da quelle che utilizzava per i rapporti con l’ex moglie) scritte dall’anziano sulla sua agenda nel periodo in cui ha abusato della figliastra. “Erano riferite al coinvolgimento della vittima in atti sessuali”, ha affermato Ermani. A pesare nei confronti dell’uomo anche le palesi contraddizioni fra le dichiarazioni rese in aula e quelle in sede di dibattimento.

L’uomo, per il quale la procuratrice pubblica Pamela Pedretti aveva chiesto una pena di 4 anni e 10 mesi, dovrà versare alla giovane 20mila franchi per il torto morale subito, così come richiesto dal suo legale Marco Frigerio.

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