Bellinzonese

Curati non in clinica psichiatrica bensì a domicilio

Soddisfazione per i risultati parziali del progetto pilota dell’Osc in corso nel Bellinzonese e valli. Trattati con l'home treatment oltre 400 pazienti

Ti-Press
16 novembre 2019
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È un vero e proprio reparto della Clinica psichiatrica cantonale (Cpc), con la particolarità però di non disporre fisicamente di letti nella struttura di Mendrisio. Com’è possibile? I pazienti dormono e trascorrono le giornate a casa propria pur continuando a ricevere le cure necessarie. È questa la principale novità dell’Acute Home Treatment, un progetto pilota avviato ad aprile 2016 su un campione di pazienti residenti nel Bellinzonese e nelle valli dell’Alto Ticino: oltre 400 quelli che vi hanno partecipato finora. Una prova che, grazie a una ricerca in corso da parte di un team della Supsi in collaborazione con l’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (Osc), permetterà di capire vantaggi e svantaggi di questa modalità di trattamento che viene proposta per la prima volta in Ticino, attuata in modo simile oltre Gottardo e consolidata da decenni in Inghilterra.

I primi risultati sono stati presentati da Maria Caiata Zufferey della Supsi nell’ambito di una tavola rotonda svoltasi la scorsa settimana e, come spiega contattato dalla ‘Regione’ il direttore medico dell’Osc Rafael Traber, sono incoraggianti. «Per quanto riguarda l’efficacia delle cure i due approcci sono paragonabili. Non abbiamo assistito a particolari differenze nel trattamento della malattia tra chi è stato curato a casa e chi è stato ricoverato in clinica», sottolinea. La soddisfazione da parte di chi sceglie di poter rimanere nell’ambiente familiare attorniato dai propri cari è elevata, aggiunge Traber. Mancano per contro ancora dei dati relativi ai costi del trattamento a domicilio, in particolare in rapporto allo stesso genere di cure svolte in ospedale psichiatrico. Saranno disponibili verosimilmente attorno a metà 2020. «Cercheremo di capire se ha senso proporre nel Canton Ticino questo genere di offerta per la presa a carico dell’utenza psichiatrica. Solo allora, in possesso di evidenze scientifiche, valuteremo se espandere l’Acute Home Treatment su tutto il cantone», spiega il medico psichiatra.

L’obiettivo è poter dare una scelta

L’idea dell’Osc, conferma il nostro interlocutore, è di poter dare in futuro la possibilità di scegliere tra il ricovero e l’home treatment. Per quanto riguarda il progetto in corso, il medico sottolinea che «a livello diagnostico siamo confrontati con pazienti paragonabili della clinica, con una leggera preponderanza di pazienti di sesso femminile e con diagnosi di depressione e disturbo della personalità. «Non è adatto a tutti i casi, ma può essere particolarmente utile quando rimanere accanto alla famiglia e immersi nel contesto sociale è una risorsa per il paziente – sottolinea Traber. – Alcune volte allontanarsi dal partner o da una vita in solitaria può essere d’aiuto. Altre volte il distacco dall’ambiente in cui si vive, dalla famiglia, dagli hobby e magari anche dagli animali diventa difficile da risanare dopo un periodo trascorso lontano da casa». Ciò che si può evitare grazie all’home treatment, che attualmente permette di trattare 14 casi in contemporanea nel territorio scelto per il periodo di prova. Curando i pazienti psichiatrici a domicilio, continua Traber, risulta inoltre utile per lavorare a stretto contatto con i familiari che spesso hanno un ruolo fondamentale nella presa a carico. «Grazie a questa modalità li si può osservare, sostenere ed è possibile intervenire».

Le équipe interdisciplinari che si recano dai pazienti comprendono psicologi, assistenti sociali e infermieri, che effettuano visite durante il giorno (all’inizio più frequenti, poi solitamente di meno) e sono disponibili con un picchetto attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il personale coinvolto, assicura il direttore medico Osc, apprezza molto questa nuova modalità. «Si tratta di un impegno diverso dal lavoro in clinica, dovendosi recare a casa del paziente e diventando in pratica suo ospite», fa notare. Non sono peraltro state sollevate ulteriori critiche rispetto a quelle sollevate nel 2017 dalla Commissione del personale, la quale temeva che l’Acute Home Treatment sottraesse importanti risorse alla clinica. «Perciò valutiamo nel dettaglio tutti gli aspetti del progetto una volta che saremo in possesso dei dati definitivi», conclude.

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