Bellinzonese

Figli abusati, 'non c'è stata violenza carnale'

Prosegue il processo ai coniugi del Bellinzonese. La difesa del padre si è battuta per una pena di 6 anni e mezzo. Per la madre chiesti 6 anni. Stasera la sentenza.

14 novembre 2019
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Prosegue nell’aula penale di Lugano il processo nei confronti dei coniugi italiani residenti nel Bellinzonese accusati di aver abusato sessualmente dei due figli minorenni in almeno 130 occasioni durante un periodo di 10 anni. La moglie, ricordiamo, riconosce la tipologia e la somma (ricostruita dagli inquirenti) degli episodi in cui ha coinvolto sin da giovanissimi i figli in atti sessuali in correità col marito, il quale però limita i casi a una ventina. E soprattutto non riconosce l’accusa più pesante che pende unicamente sul suo conto: le dieci congiunzioni carnali che avrebbe imposto alla figlia.

La difesa del padre, 'non 130 ma una ventina di atti sessuali con fanciulli, nessuna pressione psicologica e nessuna imposizione del silenzio'

Dopo la giornata iniziale di ieri in cui ha parlato l’accusa, nel corso della mattinata odierna la parola è passata alla difesa. Per l’avvocato Maurizio Pagliuca, patrocinatore del padre 50enne, non ci sono prove che l’uomo abbia consumato rapporti sessuali completi con la giovane. La ragazza, secondo il legale, avrebbe inoltre fornito una deposizione lacunosa, in particolare su alcuni dettagli chiave. Pagliuca ha esposto perplessità sul fatto che la giovane possa essersi confusa su aspetti che, seppur marginali, sono collegati a un’esperienza così brutta e segnante.  L’avvocato, pur riconoscendo la gravità dell’agire del suo assistito, ha in generale cercato di ridurre il numero degli atti ricostruiti dagli inquirenti: non sarebbero 130, ma solo una ventina. E questi, stando a Pagliuca, giustificano il reato di atti sessuali con fanciulli, e non quello di coazione sessuale poiché, ha affermato l’avvocato, non vi sarebbe stata da parte della coppia alcuna pressione psicologica e nemmeno l’imposizione del silenzio su cui regge tale imputazione. “Bisogna punire l’imputato per le sue colpe reali, e non come monito o per dare soddisfazione all’opinione pubblica”, ha affermato appellandosi alla Corte presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Chiedendo che il suo assisto venga prosciolto dai reati di violenza carnale, incesto e coazione sessuale, l’avvocato ha formulato una richiesta di pena di 6 anni e mezzo di carcere. Otto e mezzo in meno rispetto ai quindici anni chiesti ieri dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier.

La difesa della madre, 'Si pente per non aver protetto i suoi figli, per essere stata la madre che nessuno avrebbe voluto avere'

In difesa della madre ha invece preso la parola l’avvocato Sandra Xavier, che ha chiesto che la pena nei confronti della sua assistita non sia superiore ai 6 anni di detenzione. Una riduzione massiccia rispetto ai 14 anni e 6 mesi chiesti da Alfier. Per Xavier, è il sincero pentimento l’attenunante specifica che la Corte dovrà tenere in considerazione nella commisurazione della pena. “Ogni mia parola viene accompagnata da profondo rispetto verso questi ragazzi che sono stati letteralmente sconquassati ­– ha premesso il legale -. Ma la mia assistita si è pentita, con una reale assunzione di coscienza e responsabilità. Avverte infiniti sensi di colpa e grande vergogna per non aver protetto i propri figli. Per essere stata la madre che nessuno al mondo avrebbe voluto avere”. Il fatto che la donna abbia lasciato che quell’orrore accadesse, secondo Xavier è riconducibile alla paura di non accontentare i desiderio di un marito che per lei rappresentava tutto quello che aveva. “Lo amava più della sua vita – ha detto l’avvocato – Per questo non si è mai opposta, poiché era pronta a fare qualsiasi cosa pur di non deluderlo. Durante gli atti lei non provava piacere, lo faceva perché lo voleva il marito”. Un attaccamento verso il marito che Xavier ha indirizzato anche all’infanzia della donna, cresciuta in una famiglia che mai le ha dato affetto. “Ha vissuto un passato di tipo abbandonico che ha sviluppato questa sua personalità”.

La parola ai genitori abusanti: ‘Una cicatrice che porteremo dentro per tutta la vita’

 “Chiedo scusa ai miei figli per il male che gli è stato fatto. È una cicatrice che porteremo dentro per tutta la vita”. Queste le parole del padre quando il giudice gli ha dato la facoltà dell’ultima parola. “Sono consapevole sul perché sono qui – ha invece detto la madre  -. Chiedo scusa ai miei figli indipendentemente dalla pena che mi sarà inflitta. Anche se dovesse arrivare il loro perdono, sarò io stessa a non potermi mai perdonare per avergli tolto ciò che meritavano come bambini”.

 

La sentenza sarà pronunciata oggi alle 17.

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