Bellinzonese

Malacrida rinuncia. E l'Unità di sinistra? 'Deve crescere'

Il municipale socialista di Bellinzona ha deciso di non ricandidarsi alle Comunali 2020. E confida che si rafforzi l'alleanza con Verdi e Partito comunista

Roberto Malacrida (Ti-Press)
30 ottobre 2019
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«Dopo vent’anni di politica attiva a livello cittadino e cantonale, di cui otto nelle vesti di municipale di Bellinzona, si chiude ora un ciclo. Perciò ho deciso di non ricandidarmi alle prossime elezioni comunali». Il socialista Roberto Malacrida, in carica dal 2012 e da allora capodicastero Scuola e Cultura, all’età di 72 anni fa un passo indietro. «Che non significa ritirarmi dalla vita pubblica», premette rilasciando un'intervista alla 'Regione': «Continuerò a occuparmi degli ambiti che mi hanno appassionato prima e durante la pensione. Perciò le rispondo che no, non diventerò un pantofolaio. O meglio, forse indosserò le pantofole un po’ più di oggi, ma non troppo, nel senso che avrò più tempo per approfondire i temi e potrò farlo nella nostra casa sopra Artore che mia moglie ed io amiamo molto». Membro di Cda dell’Ente ospedaliero cantonale e della Commissione nazionale di etica, organo consultivo del Consiglio federale, «desidero continuare ad essere utile agli altri dedicandomi in modo più profondo all’insegnamento e alla ricerca sugli aspetti legati alla filosofia morale nella presa a carico dei pazienti. E poiché questo mi appassiona non ne sento il peso, anche per l’assenza di scadenze e impegni che invece la carica di municipale ha». Oltre a Malacrida a rinunciare è anche, ricordiamo, il vicesindaco Plr Andrea Bersani. Si ripresentano per contro il sindaco Mario Branda (Ps), gli altri due municipali liberali-radicali Simone Gianini e Christian Paglia, il popolare-democratico Giorgio Soldini e il leghista Mauro Minotti.

Brillantemente eletto a due riprese – chiediamo a Malacrida – ora il suo mancato apporto in termini di voti rischia di indebolire il Ps di Bellinzona nella riconferma del secondo seggio oggi occupato col sindaco?

«Come municipale partecipo in modo ‘collaterale’ all’attività della sezione. Ritengo però che l’esperienza dell'Unità di sinistra, così come la si è intesa finora a Bellinzona, debba continuare e anzi crescere. Insieme ai Verdi e al Partito comunista si potrà portare avanti in maniera più incisiva e realizzare concretamente le tematiche che sono care a tutta l’area rosso-verde, in primis quelle sociali ed ecologiche».

Durante i recenti incontri del Municipio con i 13 quartieri la scuola non ha raccolto critiche, ma nemmeno apprezzamenti positivi. Come interpretare questo silenzio?

«L’Istituto scolastico comunale otto anni fa soffriva a causa di una conduzione non ottimale. Si è posto rimedio e con l’aggregazione del 2017 si è creato il Collegio dei direttori d’area coordinati da Leonia Menegalli. Collegio che ha saputo lavorare bene valorizzando le specificità delle singole sedi, ma anche rinunciando a qualcosa per il bene collettivo. Così come impostato, l’istituto funziona adeguatamente e il merito è soprattutto degli oltre 300 insegnanti, nonché dei genitori dai quali sono pervenute pochissime reclamazioni cui si è cercato di riservare il giusto ascolto in un clima colloquiale».

A proposito di collegialità, quella che il Municipio ha impostato dal 2012 è esemplare. Difficile individuare diatribe interne, prima ben presenti. Cos’è successo ai politici turriti?

«Siamo riusciti a lavorare in un clima di proattività ma anche di fiducia e rispetto reciproci. Mix fondamentale per raggiungere gli obiettivi prefissati senza inciampi o polemiche. Bisogna riuscire a evitare i conflitti e a ricercare la soluzione di compromesso. Sia fra colleghi, sia verso l’esterno ho cercato di ‘importare’ il mio modo di fare maturato nei molti anni di cure intense. I due contesti sono però diversi: se come medico, con la mia équipe, avevo un rapporto uno a uno col paziente, gli interlocutori del municipale sono molteplici e posti su vari livelli. Da qui l’importanza del giusto atteggiamento come capodicastero ma anche come membro di un esecutivo».

Molti hanno notato che la polemica non è nel suo Dna. Come fa? Non ha il proverbiale sassolino da togliersi dalla scarpa?

(Ride) «Fra i valori che ritengo fondamentali vi sono la giustizia distributiva e il rispetto verso i più fragili. Nell’ambito dei vari concorsi pubblici indetti dalla Città si è sempre cercato di assumere persone in base alle loro effettive qualità e non al colore politico. Qualora fosse successo il contrario, rappresenterebbe oggi un possibile sassolino».

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