Bellinzonese

Casa Marta ha bisogno di aiuto

Mancano 900mila franchi per trasformare lo stabile di Bellinzona in un centro per senza tetto. Lanciato un appello per garanzie sottoforma di fideiussione

Gli interni (Ti-Press)
25 giugno 2019
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Il progetto per la trasformazione degli stabili ex Ostini a Bellinzona in un centro di accoglienza è in fase di stallo: mancano 900mila franchi. Il presidente della Fondazione Casa Marta Luca Buzzi lancia un appello a enti, istituzioni e privati: «Abbiamo bisogno di una garanzia di copertura, con una fideiussione potremo iniziare i lavori». Lo scorso aprile la Fondazione, sulla base di fondi già assicurati, aveva chiesto al Municipio cittadino il permesso per iniziare a concretizzare il progetto a tappe. Per la fondazione l’inizio dei lavori avrebbe dato finalmente la visibilità e la credibilità indispensabile per proseguire la ricerca del sostegno finanziario ancora mancante. Durante un incontro con i media, Luca Buzzi e Mattia Lepori, membro del consiglio di fondazione, hanno ripercorso i passi salienti del progetto, tra cui anche gli ultimi risvolti, come la battuta d’arresto dello scorso 15 maggio. Un mese fa il Municipio ha risposto alla Fondazione che «fatte le dovute verifiche politico-partitiche l’eventuale realizzazione a tappe del progetto esige un nuovo messaggio municipale da sottoporre al Consiglio comunale» e ha proposto alla Fondazione quelle che ritiene le uniche due alternative possibili. La prima prevede che la Fondazione completi il piano di finanziamento così da poter realizzare Casa Marta nella sua interezza come prospettato inizialmente, oppure che venga sottoposto al Consiglio comunale un nuovo messaggio municipale che illustra il progetto rivisto, le tappe di realizzazione e le modalità di finanziamento con la richiesta di conferma del diritto di superficie e dei contributi concessi alle nuove condizioni.

‘Due alternative inaccettabili’

Sulla prima Buzzi ha espresso perplessità: «è il cane che si morde la coda, potremo completare il piano di finanziamento solo quando i lavori saranno avviati, poiché i potenziali sostenitori hanno bisogno di vedere qualcosa di concreto prima di dare il loro appoggio, per questo l’inizio dei lavori è fondamentale». Sulla seconda ipotesi la Fondazione esprime ancora più dubbi: «Con un secondo messaggio posticipiamo ulteriormente l’inizio dei lavori e inoltre c’è il rischio che il consiglio comunale, con la nuova composizione dopo l’aggregazione, bocci il progetto che il vecchio Cc aveva invece approvato con una schiacciante maggioranza», ha fatto presente Buzzi. Per la Fondazione le due alternative proposte sono quindi inaccettabili. «La soluzione migliore per noi è iniziare i lavori contando su una fideiussione di due o tre anni e in quel lasso di tempo raccogliere la somma mancante del preventivo totale che ammonta a 4,475 milioni», ha spiegato il presidente della Fondazione Casa Marta. Per quanto riguarda l’inizio dei lavori è tutto pronto, ha fatto presente Lepori, la licenza edilizia è infatti stata rinnovata e la direzione lavori è già stata nominata.

Il centro di accoglienza

Il centro di accoglienza è rivolto a persone marginalizzate: giovani in rotta con la famiglia, mariti allontanati da casa, donne con figli, persone rimpatriate dall’estero, famiglie sfrattate, stranieri di passaggio. Viene offerta loro una prima accoglienza e un sostegno a lungo termine. Gli ospiti restano di solito per tre mesi o più, fintanto che non sono in grado di autogestirsi. Oggi chi è in difficoltà viene spesso collocato in pensioni o motel. A Casa Marta, queste persone troveranno educatori che li aiuteranno a reintegrarsi. Presente alla conferenza stampa anche Mons. Pier Giacomo Grampa, che fa parte del gruppo di sostegno a Casa Marta, e che ha espresso parole di elogio riguardo al progetto «chinarsi su un problema che c’è nella nostra comunità è un atto di generosità».

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