Bellinzonese

‘Mai visto una situazione di simile degrado’

L’Ufficio di conciliazione di Bellinzona tratta quasi un centinaio di casi all’anno ma mai uno grave come quello di via Maderno

4 marzo 2019
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«Una situazione di simile degrado, negli oltre dieci anni in cui siedo nell’Ufficio di conciliazione non l’ho mai vista». Sono le parole del presidente dell’Ufficio di conciliazione, di Bellinzona Paolo Tamagni-Lazzari, riguardo al palazzo di via Maderno 3, decretato inabitabile dal Municipio il mese scorso. Esprimendosi sulla base delle fotografie pubblicate dal nostro giornale e da altri media, il presidente dell’Ufficio ha definito scioccanti le condizioni all’interno dello stabile. «Si tratta di una situazione assolutamente eccezionale, perché un caso del genere non l’abbiamo mai visto in nessun dossier che abbiamo trattato», ribadisce Tamagni-Lazzari. E di casi, l’Ufficio di conciliazione in materia di locazione di Bellinzona, che si occupa di dossier relativi al centro città, ne vede parecchi. L’anno scorso, l’Ufficio ha evaso 93 incarti, l’anno precedente 91. Nel 2018, sul totale di tutti i dossier, per il 55 per cento circa è stata trovata un’intesa, con proposte di giudizio o decisioni da parte dell’Ufficio, che sono state accettate. Nel 15 per cento dei casi invece non è stata trovata alcuna intesa tra le parti, mentre circa il 30 per cento dei casi sono stati risolti d’ufficio o ritirati. L’Ufficio offre anche tre pomeriggi di consulenza, durante i quali, chi lo necessita, può richiedere informazioni o consigli.

La casistica trattata è piuttosto variata, ma riguarda perlopiù difetti negli appartamenti o contestazioni di disdette del contratto di locazione che vengono ritenute abusive. Casi di aumento d’affitto invece, ci dice Tamagni-Lazzari, negli ultimi anni sono rarissimi, complici i tassi ipotecari bassi. In generale, evidenzia il presidente dell’Ufficio, si riesce a giungere a molte conciliazioni. «Cerchiamo di mettere d’accordo le persone e di trovare delle soluzioni», rileva. «Anche se per questo ci vogliono disponibilità e buona fede da entrambe le parti». Se non si riesce a trovare un accordo, l’Ufficio rilascia alla persona che ha avviato la causa – di solito l’inquilino – l’autorizzazione ad agire. Questi ha 30 giorni per comparire dinanzi al pretore a cui spetterà la decisione. Il nostro interlocutore sottolinea che un’arma molto potente che hanno gli inquilini per farsi valere e indurre i proprietari ad agire e porre rimedio ai difetti è il deposito della pigione all’Ufficio di conciliazione in materia di locazione. Cosicché, se il proprietario non dovesse intervenire, i soldi depositati potranno essere utilizzati per sopprimere il difetto. Il consiglio di Tamagni-Lazzari è però di valutare subito se c’è la possibilità di trovare una soluzione e mettersi d’accordo. Se non si riesce è importante rivolgersi all’Ufficio il prima possibile, in modo da evitare che la situazione si aggravi.

Un danno per tutto il vicinato

La presenza di palazzi fatiscenti si fa facilmente notare in un quartiere. Non solo per come si presentano ma anche per gli effetti indesiderati sul vicinato. Fra questi – spiega alla ‘Regione’ il proprietario di un immobile situato non lontano da quello di via Maderno – vi è il peggioramento dell’attrattiva insediativa che tutto il quartiere subisce laddove in alcune parti esso si presenta male agli occhi di potenziali nuovi inquilini. Un guaio per quei proprietari che invece mostrano impegno nel mantenere il decoro, perché rischiano di veder partire per altri lidi inquilini stufi di confrontarsi con situazioni a loro non gradite. Brutture a parte, qui si parla di sacchi della spazzatura abbandonati e di topi, presenza di prostitute e viavai di clienti. Anche i box-auto mal tenuti sono un problema, perché non di rado finiscono per essere occupati da veicoli abusivi. Infine, l’avanzata di nuovi palazzi più moderni comporta spesso lo svuotamento di quelli più vecchi, i cui proprietari non sempre sono disposti a investire per rinnovare. Da qui allo scempio del palazzo di via Maderno il passo rischia di essere breve. Per questo viene ritenuto fondamentale il ruolo che l’autorità comunale può giocare in casi simili, contattando i proprietari e cercando di conoscerne le intenzioni, confidando in una loro presa di coscienza in tempi brevi.

 

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