Bellinzonese

Radioterapia ancora più efficace al San Giovanni

Prima svizzera all’ospedale di Bellinzona: la nuova macchina permette cure brevi e precise grazie a un innovativo sistema ottico che riconosce i pazienti

Ti-Press
24 novembre 2018
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La tecnologia avanza e l’ospedale San Giovanni di Bellinzona si adegua. Da inizio mese è operativa la nuova apparecchiatura utilizzata per la radioterapia nei pazienti oncologici. Una macchina che viene cambiata ogni 10 anni e che al momento è la più innovativa di tutta la Svizzera. La sostituzione dell’acceleratore lineare, ricordiamo, ha richiesto la chiusura del reparto bellinzonese di radio-oncologia per circa 5 mesi. Periodo nel quale i pazienti si sono recati nell’altro centro di radioterapia dell’Eoc, all’Ospedale Italiano di Lugano. Ora però, come sottolinea la primaria di questo reparto, la dottoressa Antonella Richetti,i pazienti hanno a disposizione un macchinario ancora più performante di prima e con qualche novità rispetto a quello presente a Lugano. Tra i principali pregi, «estrema precisione e sicurezza nel trattamento», spiega la dottoressa. «Permette di irradiare tumori sempre più piccoli con elevate dosi di radiazioni risparmiando gli organi sani dalle radiazioni», sottolinea la primaria. Questo si traduce in cure più efficaci contro il tumore con ulteriore riduzione del rischio di effetti collaterali rispetto al passato. «L’innovazione più rilevante è un sistema ottico di riconoscimento del paziente integrato nell’acceleratore – spiega la dottoressa Richetti –. Un sistema molto sofisticato costituito da tre telecamere e da un dispositivo in grado di proiettare informazioni sul posizionamento del paziente, sul lettino di trattamento, attraverso la ricostruzione della superficie corporea prima di ogni seduta di radioterapia e durante la terapia stessa. In questo modo i piccoli movimenti del corpo che possono verificarsi durante il trattamento vengono automaticamente corretti dal sistema». Tale tecnologia ottica, priva di radiazioni, potrebbe sostituire o ridurre, in futuro, le immagini (Tac e/o radiografie) effettuate oggi, durante la seduta di radioterapia, per controllarne la precisione e accuratezza. Un altro vantaggio di questa nuova tecnologia potrebbe riguardare l’abbandono di sistemi di immobilizzazione dei pazienti, ad esempio maschere per il trattamento di tumori della testa e del collo, con miglioramento del comfort durante la terapia.

Meno trattamenti e più veloci

Un’ulteriore conseguenza dell’avanzamento tecnologico è anche un certo risparmio di tempo e, indirettamente, di costi. Come sottolinea la dottoressa Richetti, grazie alla nuova apparecchiatura è necessario un numero inferiore di sedute e, in alcuni casi, la radioterapia permette – grazie alla sua precisione ed efficacia – di sostituirsi a un intervento chirurgico. È il caso ad esempio di alcuni tumori del polmone nella fase iniziale o di metastasi cerebrali. «Grazie a una dose ablativa di radiazioni sul tumore riusciamo a fare quello che farebbe il chirurgo con un ciclo di sedute della durata da 1 a 5 giorni. Ricordo che in passato sarebbero servite 5-6 settimane di cura, con meno efficacia e maggiori disagi», sottolinea la dottoressa. In questo modo i pazienti oncologici possono continuare ad avere una vita familiare, sociale e lavorativa attiva. Allo stesso modo è inoltre possibile oggi curare i tumori che si ripresentano, con metastasi, permettendo sopravvivenze più lunghe e riducendone gli effetti collaterali. Diminuita anche la durata delle singole sedute, che attualmente sono in media di 2 minuti. «Qualche anno fa si trattava di 15-20 minuti, poi sono diminuite drasticamente con la possibilità di utilizzare tecnologie avanzate», spiega la dottoressa. Attualmente sono circa una cinquantina i pazienti Eoc che vengono trattati nel reparto di radio-oncologia di Bellinzona. Un’altra trentina fa invece capo all’Ospedale Italiano per un totale, in tutto il Ticino, di 800 persone in cura ogni anno. Al momento al San Giovanni vengono accolti e curati con queste tecnologie, avanzate ed innovative, anche pazienti provenienti dall’estero. Grazie alla nuova macchina sono inoltre previste collaborazioni nell’ambito della ricerca con centri universitari svizzeri ed internazionali.

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