In questi giorni l’invio di una lettera di spiegazioni alla clientela sulla chiusura dopo 60 anni di attività. Resta la pompa di benzina.

«Avessi potuto, mi sarei tatuato il simbolo della Hyundai sul cuore». Con una battuta Alessandro Künzi nel suo ufficio in viale Olgiati 26 a Giubiasco ripercorre i 60 anni di storia del garage di famiglia che il prossimo 31 dicembre cesserà l’attività. Con una lettera inviata in questi giorni in tremila copie alla clientela, diplomaticamente spiega che “negli ultimi anni purtroppo il mondo dell’automobile è diventato sempre più un settore senz’anima. Di riflesso la qualità dei rapporti umani e delle relazioni commerciali ha lasciato il posto alla mera ricerca del guadagno”. Sottolineando di aver sempre amato questo lavoro, di aver lottato per l’attività imprenditoriale ricevuta dai genitori, aggiunge che “questo sistema così impersonale non mi appartiene”. Ergo, nel 2019 un vicino negozio si trasferirà negli spazi di proprietà di Alessandro Künzi (cinque volte più grandi degli attuali) e assumerà “con prezzi sempre concorrenziali” la gestione della pompa di benzina, una delle più a buon mercato della regione.
Quanto ad Alessandro Künzi, 49 anni di cui 35 anni dedicati al garage, punterà al settore immobiliare, dov’è già parzialmente attivo. Per le sette persone in busta paga, l’obiettivo è ricollocarle; alcune hanno già trovato un nuovo posto in altre concessionarie. La clientela, dal canto suo, potrà far capo a un vicino garage intenzionato al marchio Hyundai. Un settore ormai senz’anima dunque? «La decisione – puntualizza Künzi – è una risposta alla politica pretenziosa e invadente del nostro importatore svizzero. Dal 1990, dopo molti anni di Fiat e Mitsubishi, ci siamo dedicati esclusivamente alla casa sudcoreana. Siamo stati una delle prime concessionarie svizzere e dal 2012 al 2015 abbiamo ottenuto il riconoscimento europeo come garage con le migliori performance e potenziale. All’inizio, quando dicevo Hyundai, i clienti mi chiedevano se non stessi vendendo frigoriferi. Finché è divenuto uno dei maggiori produttori al mondo, con un grado di affidabilità elevato. Ma negli ultimi tempi qualcosa si è guastato».
Siamo nel 2012. Künzi aggiorna con propri mezzi la concessionaria per renderla più accogliente: immagine moderna, nuovi loghi e totem esterni, vetrate, mobilio e piastrelle. Poi, due fatti mettono in crisi i rapporti con l’importatore elvetico da cui dipendono quattro concessionarie ticinesi e cinque agenzie locali. «Nel novembre 2016, dopo appena quattro anni, mi dicono che devo adattare l’immagine del garage a quella nuova del marchio Hyundai che dal colore blu è passata al bronzo. Questo significa sostituire tutto, piastrelle comprese. Costo stimato 130mila franchi, di cui la maggior parte a carico nostro. Impossibile, gli ho risposto, ben sapendo che avrei rischiato di vedermi cancellare il contratto rinnovabile ogni due anni».
Quindi la goccia che ha fatto traboccare il vaso: «Nello stesso periodo l’importatore annuncia ai concessionari che intende sottoporre alla propria società di revisione i nostri bilanci e conti economici, per analizzare i margini di guadagno. I nostri sono risicatissimi, basti pensare che per determinate promozioni su veicoli nuovi, a un certo punto uscivamo leggermente in perdita. Mi sono opposto a consegnare i bilanci. Alle mie reiterate richieste di chiarimento, visto che a fine 2018 scade il contratto biennale, non ho ottenuto risposte esaurienti. Non sono uno ‘Yes man’, perciò senza attendere che lo facessero loro, ho preso in mano il mio futuro e ho tagliato con Hyundai e col mercato dell’auto». L’amarezza è parecchia: «A questi manager – conclude Alessandro Künzi – non interessa cos’hai fatto in passato e cosa stai facendo oggi; interessa solo il domani. Un esempio: costruendo un nuovo edificio qui di fronte, ho dedicato tutto il pianterreno a uno spazio espositivo aperto per vetture, perdendo così due appartamenti. Considerazione ottenuta? Zero».
Laconica la risposta che Hyundai Svizzera, dalla sua centrale nazionale di Dietlikon nel Canton Zurigo, ha dato alle nostre domande sottoposte a Ivo Berz, responsabile della rete di concessionarie elvetiche e del loro sviluppo. Quesiti che riguardavano anche le altre concessionarie e agenzie locali ticinesi, visto che oltre a Künzi di Giubiasco il marchio sudcoreano alle nostre latitudini è venduto attualmente da Albizzati di Grono, Domenighetti di Riazzino, Pironaci di Osogna, Pemocar di Morbio Inferiore, Forestauto di Mendrisio, Lochi Car di Grancia, Robbiani di Agno-Muzzano, Sport di Canobbio e Boffelli di DavescoSoragno. Il quadro esposto da Alessandro Künzi corrisponde alla realtà e coinvolge altre concessionarie e agenzie locali ticinesi? Dal gennaio 2019 quali saranno quelle abilitate a vendere Hyundai al Sud delle Alpi? È vero, fra le altre cose, che l’importatore elvetico ha chiesto alle concessionarie di entrare in possesso delle e-mail inviate loro dai clienti (a quale scopo?), pena la riduzione del margine di guadagno pari allo 0,25%? Nicholas Blattner, responsabile delle pubbliche relazioni, spiega alla ‘Regione’ che “Hyundai Svizzera ha da tempo avviato un progetto per ottimizzare la propria rete di distribuzione sul suolo nazionale, con l’obiettivo di migliorare le prestazioni commerciali, la rappresentatività del marchio e la qualità del servizio offerto ai nostri clienti”. Per motivi contrattuali, conclude Blattner, “non possiamo esprimerci pubblicamente su casi individuali”.