Bellinzonese

Ex Cima Norma: con le ditte fatture scoperte per 100mila franchi

Sul fronte sindacale, l’Ocst si è mobilitato per ottenere il pagamento dell’ultimo dipendente, che ora si è licenziato: attende 4 mesi di stipendio

21 luglio 2018
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Si addensano le nubi sopra l’ex fabbrica Cima Norma di Dangio (Blenio), nei cui spazi è insediata da due anni la fondazione Fabbrica del cioccolato che propone esposizioni ed eventi culturali. Mentre la scorsa estate la bufera era stata scatenata dalle critiche degli artisti che sul portale online ‘ArtLeaks’ denunciavano il mancato pagamento di loro prestazioni, ora a venire allo scoperto tramite il nostro giornale sono le aziende che hanno effettuato dei lavori all’ex Cima Norma per permettere l’inaugurazione nell’estate del 2016 e che ancora attendono di veder saldate le loro fatture. Nel mezzo ci sono stati problemi di pagamento dei quattro dipendenti: situazione che aveva reso necessario l’intervento del sindacato Ocst per la creazione di un piano di rientro che negli ultimi tempi ha vissuto un’ulteriore svolta. L’ultima persona che era rimasta alle dipendenze della fondazione ha deciso di licenziarsi a causa del mancato pagamento delle ultime quattro mensilità. Una vertenza attualmente ancora aperta.

Da nostri contatti con tre diversi artigiani della valle emerge un quadro preoccupante con fatture scoperte che raggiungerebbero un totale di 100mila franchi. Non bruscolini insomma, basti pensare che in un paio di casi la fattura per singola ditta supera i 20mila franchi. In almeno un caso la fattura è stata inizialmente contestata e poi riconosciuta ma mai saldata. Sono partiti anche alcuni precetti esecutivi, ma la parte interpellata si sarebbe completamente disinteressata. Le promesse di pagamento che da troppo tempo non vengono mantenute hanno esasperato i titolari delle ditte da noi contattati e che preferiscono rimanere anonimi. Dalle loro testimonianze emergono delusione, rabbia e anche dispiacere per il nome della fabbrica, la cui produzione di cioccolato terminata 50 anni fa viene ricordata con affetto dai bleniesi. «Abbiamo rinunciato a lavori sicuri per riuscire a finire secondo le loro richieste e ancora stiamo aspettando i soldi», spiega il titolare di un’azienda locale. «Non ci sono parole. Hanno continuato a illuderci con promesse finché non abbiamo letto della procedura di fallimento sul foglio ufficiale», sottolinea un altro.

‘Passo più lungo della gamba...’

La decisione della Pretura di Blenio risale a fine maggio e nel frattempo – a seguito di un reclamo presentato dalla fondazione tramite il legale Gianmaria Bianchetti – il fallimento è stato revocato dalla Camera di esecuzione e fallimenti (Cef) del Tribunale d’appello. Ciò non significa che i problemi di liquidità siano stati appianati. Oltre ai pagamenti alle aziende attive in più settori dell’edilizia, in sospeso ci sono le quattro mensilità che spettano all’operaio licenziatosi da poco. «Siamo dispiaciuti per la situazione venutasi a creare con i quattro dipendenti che hanno lavorato per la fondazione», spiega da noi contattato il sindacalista Ocst Claudio Isabella. «Possiamo comprendere le difficoltà economiche, ma riteniamo che non si debba fare il passo più lungo della gamba, altrimenti si rischia di inciampare». La sensazione che la fondazione presieduta da Franco Marinotti abbia osato più di quanto le finanze permettessero, viene espressa anche dai responsabili delle ditte non ancora pagate, che parlano di alcuni lavori non necessari o esagerati. A più riprese i responsabili hanno cercato di tranquillizzare le persone a cui dovevano dei soldi auspicando l’arrivo di aiuti pubblici. «Ma se la situazione è questa, come faranno a riceverli?», viene aggiunto.

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