Bellinzonese

Casa Marta costerà il 50% di più. Buzzi: 'Si va avanti'

Centro d'accoglienza per senzatetto: il preventivo aggiornato dal perito passa da 3 a 4,4 milioni. La Fondazione intende avviare il cantiere dopo l'estate

Luca Buzi davanti allo stabile fatiscente (Ti-Press)
1 marzo 2018
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il preventivo per la realizzazione di Casa Marta a Bellinzona recuperando il fatiscente ottocentesco ex stabile Ostini, di proprietà comunale, accanto a BancaStato in viale Guisan. Un preventivo superiore quasi del 50% rispetto a quello inizialmente stimato (3 milioni) dai promotori della struttura di pronta accoglienza per senzatetto, l’omonima fondazione presieduta da Luca Buzzi. «Siamo in effetti un po’ preoccupati, perché la cifra aggiornata comporta per noi un impegno sensibilmente maggiore nella raccolta dei fondi privati che andranno ad aggiungersi a quelli a suo tempo già assicuratici», spiega Buzzi spazzando via i timori di una rinuncia alla realizzazione a causa degli ingenti costi di realizzazione e gestione a cantiere concluso. «Siamo fiduciosi e contiamo di poter avviare i lavori per dopo l’estate», anche perché – aggiunge – man mano che passano i mesi la già malconcia struttura, disabitata da oltre 50 anni, si deteriora ulteriormente non avendo beneficiato dei minimi interventi atti a impedire infiltrazioni d’acqua e umidità. Senza contare che ancora di recente, probabilmente durante il Rabadan, qualcuno è entrato di nascosto danneggiando alcune parti interne. Una situazione di pericolo – poiché pavimenti e soffitti sono instabili – che ha richiesto l’ennesimo intervento per blindare le entrate.

La perizia eseguita da un perito esterno e consegnata di recente al Consiglio di fondazione precisa dunque il preventivo a fronte di importanti lavori di risanamento resisi necessari e che dovranno rispettare i vincoli di protezione decisi dal Comune: se da una parte quindi pareti perimetrali e fondamenta dovranno restare invariate, dall’altra bisognerà rifare completamente la parte interna. Quanto alla disponibilità finanziaria, la Fondazione ha sin qui racimolato oltre un milione partendo da una donazione privata di 800mila franchi, da altri aiuti privati e dalla concessione di un contributo comunale pari a 200mila franchi che corrisponde a quanto versato nel 1998 dal Cantone al Comune per la demolizione dello stabile.

‘Esigenza tutto l’anno’

A pieno regime il centro sarà aperto tutto l’anno 7 giorni su 7, richiederà un budget annuo di 750mila franchi e l’assunzione di almeno sei operatori sociali, più altro personale per il vitto, nonché il coinvolgimento di un paio di civilisti e altri volontari. «L’esigenza di una struttura simile è confermata – conclude Buzzi – e non soltanto d’inverno quando fa molto freddo, bensì nell’arco di tutto l’anno».

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