Bellinzonese

Prova di lavoro in boutique, gratis in città

Diverse donne si lamentano sui social e al nostro giornale sul metodo di selezione del personale

26 gennaio 2018
|

Prese in giro, tradite, umiliate. Sono in molte le ragazze che sfogano la loro rabbia su Facebook contro il punto vendita bellinzonese di Tezenis, marchio di una catena di negozi del gruppo Calzedonia che vende abbigliamento intimo maschile e femminile. Ad attirare l’attenzione di molte di loro – chi in situazione di disoccupazione, chi, peggio, in assistenza – l’avviso sulla vetrina del negozio del centro storico, con la scritta ‘Cercasi personale’. Altre, in modalità shopping – la maggior parte sulla ventina – varcata la soglia del negozio sono venute a sapere della ricerca d’impiego e si sono subito fatte avanti. Le domande di rito, prima di inviare la candidatura (il consueto curriculum) e, quindi, le solite speranze, cui si aggrappa chi aspetta da tanto (troppo) tempo l’occasione che dia finalmente una svolta alla propria vita. Opportunità che per alcune arriva, ma che si rivela non meno frustrante. La prova o stage che dir si voglia, non sarebbe stata retribuita. Una beffa, autentica se, come ci dicono, il cartello ‘Cercasi personale’ è affisso da settimane. E la risposta a chi si presta è poi: «Mi spiace. Siamo completi».

La rabbia monta. Chi chiama in negozio esigendo spiegazioni, chi si sfoga sui social parlando di “assunzioni fittizie”, rincarando con una dose di insulti: “Maleducati e strafottenti” e approfittatori. Tra le giovani, una prende contatto direttamente con noi e ci racconta la sua esperienza: «Il mio Cv non è stato preso in considerazione. ‘Avranno scelto qualcuna più idonea di me’, mi sono detta (...) Mesi dopo ho ancora notato lo stesso cartello sulla vetrina (...) Ho chiamato in negozio chiedendo spiegazioni e dall’altro capo del telefono mi sono sentita arrogantemente rispondere che ormai la procedura di selezione richiedeva tempo». Passano diversi mesi e – racconta sempre la nostra interlocutrice – cambia il tono, che si fa «arrogante», ma non la sostanza: la donna si sente infatti dire che non sono stati individuati candidati «abbastanza idonei».

La responsabile d’area: ‘Solo 4 ore’

Alcune aspiranti impiegate di vendita parlano di prove – non pagate – sull’arco di più ore. Fatto ridimensionato dalla responsabile d’area del negozio. Le prove durerebbero quattro ore, continuate, ma non di più; ci dice. E la retribuzione? Si prende contatto con la disoccupazione – ci spiega – che, riempito un formulario, paga. E se non sono disoccupate? L’azienda non è tenuta a compensare la prova e le ragazze lo sanno, ci risponde. Dopo una settimana non posson essere licenziate, aggiunge.
Dichiarazioni che non soddisfano per niente il sindacalista Giorgio Fonio, che ci risponde per conto dell’Ocst, con cui pure aveva preso contatto una delle giovani donne interessate a lavorare per il negozio di intimo di Bellinzona. Il deputato si mostra subito assai contrariato: «Non è accettabile», taglia corto.

Ma è legale? Fonio risponde istintivamente di no, in seguito si mette a disposizione al fine di verificare, consultando la legislazione in materia. «No, assolutamente», conferma quindi in serata. A stabilirlo è il Codice delle obbligazioni. «Ammettiamo – riprende Fonio – che una di queste ragazze si faccia male nel corso della prova, alla terza ora: chi risponde? Lo stage è retribuito». Il nostro lavoro viene infine interrotto da una telefonata da Zurigo, da parte di «un’agenzia di comunicazione», la quale ci chiede che articolo vogliamo scrivere. Ripetute le stesse domande, questa volta non otteniamo risposta.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔