Dopo la delusione dello scorso ottobre, quando le apparecchiature atterrate nel Bergamasco sono state sottratte da ignoti, è andato a buon fine il secondo tentativo fatto oggi. Il pallone aerostatico realizzato dal Liceo di Bellinzona su iniziativa di due insegnanti, il coinvolgimento di cinque classi e il finanziamento di tre sponsor privati è infatti decollato alle 7.55 dal prato della scuola ed è atterrato alle 10.20 nel parco di una villa di Gallarate, nel Varesotto, a circa 70 km in linea d’aria e dopo aver raggiunto quota 30’500 metri e una temperatura di meno 70 gradi.
«Caspita, siamo entusiasti!», esclama, interpellato dalla 'Regione', il docente di biologia Davide Speziga che ha coordinato l’esperimento col collega di fisica Stefano Sposetti e l’aiuto di un ingegnere meccanico, un radioamatore e un elettricista. «Da una prima verifica, cui nei prossimi giorni seguirà quella di dettaglio, le apparecchiature hanno funzionaro a dovere registrando immagini spettacolari e dati atmosferici. A settembre, con la ripresa delle lezioni, riprenderemo in mano il progetto con gli allievi per l’analisi didattica e scientifica dei dati».
La giornata odierna è stata scelta per le condizioni meteorologiche ideali: «Oltre al bel tempo, era importante poter beneficiare di correnti ad alte quote poco forti. E così è stato». Alzatosi in cielo grazie a quasi 6 metri cubi di elio, il pallone al decollo misurava 3 metri di diametro, che sono saliti fino a 15 a seguito della minore pressione dell’aria; come previsto, a dilatazione completata è scoppiato facendo intervenire il piccolo paracadute di 60 grammi che ha ricondotto al suolo l’involucro di polistirolo (1,4 kg) contenente le varie apparecchiature.
Il volo è stato seguito via computer e collegamento radio Aprs (Automatic Packet Reporting System), mentre l’atterraggio è avvenuto nel raggio di 3 chilometri calcolato. C’era il rischio che la sonda finisse in un luogo inaccessibile o in mezzo a una strada trafficata; invece si è infilata nei cespugli di una villa, a un paio di metri dalla piscina. «I proprietari non se n’erano accorti», rileva Speziga: «Dopo il primo attimo di sorpresa vedendoci suonare all’entrata, ci hanno accolti senza problemi e in poco tempo abbiamo potuto recuperarla».