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Calanca: la frana farà riflettere. Non escluso un tunnel

A seguito dell’evento del 4 dicembre il Cantone avvierà un’analisi geologica per definire un eventuale intervento a protezione della strada cantonale

L’Ufficio tecnico cantonale ha riattivato il sistema di monitoraggio tramite radar della parete rocciosa
21 dicembre 2022
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Tra i lavori provvisori che hanno permesso di riaprire parzialmente la strada e quelli definitivi previsti nel 2023, sono quantificati in circa 800mila franchi i costi per risanare completamente il tratto di strada cantonale in valle Calanca devastata la mattina dello scorso 4 dicembre. È la stima del responsabile per i progetti dell’Ufficio tecnico cantonale circondario 2 di Mesocco, Sven Fehler, che alla ‘Regione’ fornisce un aggiornamento a più di due settimane dalla frana scesa tra il bivio per Castaneda-Santa Maria e la frazione di Molina di Buseno, che per cinque giorni ha isolato i circa 450 abitanti dei Comuni di Buseno, Calanca e Rossa. «Dopo aver sgomberato tutto il materiale, si è proceduto ad assicurare la strada con la posa di una pavimentazione provvisoria garantendo al momento il transito dei veicoli su una sola corsia. Il traffico è gestito tramite un semaforo». Alla sistemazione parziale della carreggiata, prosegue Fehler, seguirà nel 2023 il cantiere per il risanamento completo. «Stiamo preparando il progetto, che dovrebbe essere pronto a fine febbraio. Ci sarà poi la fase di appalto e, se tutto va bene, potranno iniziare i lavori per tornare, verso la fine dell’anno, alla situazione che avevamo prima della frana».

Posate paratie in metallo e riattivato il monitoraggio radar

Oltre agli interventi sulla strada, nelle scorse settimane l’Ufficio tecnico si è chinato anche sulla messa in sicurezza della parete rocciosa a monte della carreggiata, da dove si sono staccati i circa 600 metri cubi di materiale, di cui fortunatamente ‘solo’ 150 finiti sulla carreggiata. A destare qualche preoccupazione era la stabilità di alcuni massi di piccole e medie dimensioni: «Ora bloccati grazie alle paratie in metallo che abbiamo installato». Tuttavia, prosegue Fehler, «la parete è talmente vasta e ripida per cui risulta impossibile fare di più, anche per una questione di sicurezza per gli operai che dovrebbero intervenire. Nemmeno la posa di sensori sarebbe ottimale, visto che si limiterebbero a misurare la stabilità di punti specifici senza magari rilevare spostamenti vicini. Insomma: abbiamo fatto il possibile, la situazione al momento è stabile ma non è possibile escludere al 100% il rischio di altri scoscendimenti». Un altro provvedimento adottato è il ripristino del monitoraggio tramite radar della stabilità della parete. «Il vantaggio è che si ha una visione tridimensionale che permette di riconoscere eventuali spostamenti su una superficie più ampia. Purtroppo crolli spontanei sono possibili, ma grazie al monitoraggio si riduce questo rischio». Il radar è già stato in funzione in passato dopo la frana del 2007 scesa nello stesso punto di strada, fortunatamente senza colpire veicoli o persone. Nei successivi cinque anni non si erano più rilevati spostamenti, per cui si decise di interrompere il rilevamento.

Da semplici reti paramassi a una vera e propria galleria

Ma oltre a tornare a monitorare la parete, i 600 metri cubi staccatisi dalla montagna impongono una rivalutazione dei pericoli geologici della zona. Una nuova analisi rispetto ai dati attuali, spiega Fehler, che sarà effettuata nel 2023. «È molto importante perché permetterà di valutare eventuali progetti per dare a quel punto di strada un grado di sicurezza superiore di quello attuale. Si va dalla possibilità di installare delle semplici reti di protezione dalla caduta di massi, alla realizzazione di un grande vallo di contenimento a monte della strada fino a interventi più importanti e onerosi come la costruzione di una galleria aperta su un lato oppure di un vero e proprio tunnel. In collaborazione con l’Ufficio forestale e dei pericoli naturali, al termine dell’analisi delle zone di pericolo l’Ufficio tecnico fornirà il proprio punto di vista sulla soluzione più adatta, ma la scelta finale sarà politica, tenendo conto anche dell’investimento necessario».

La circonvallazione ad Arvigo

Sempre nel 2007, il Cantone aveva stanziato 2,3 milioni di franchi per la circonvallazione della strada cantonale ad Arvigo, colpita da una frana, andando a realizzare un nuovo tratto di strada di 350 metri per aggirare la zona giudicata a rischio di nuovi scoscendimenti.

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