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Enrico Fagone tra l’Osi e il Grammy®

Ha diretto la London Symphony Orchestra, solisti Saunghee Lee (clarinetto) e JP Jofre (bandoneon) nel cd ‘Aspire’. È candidato all’Oscar della musica

Da sinistra, Seunghee Lee, Enrico Fagone, JP Jofre
(Melanie Aldridge)
29 novembre 2022
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I Måneskin non saranno gli unici italiani a correre per il Grammy® Award 2023. Sul sito degli Oscar della musica – che al posto dell’ometto dorato ritto sul piedistallo hanno un grammofonino, non meno dorato – basta scorrere un poco più in basso del pop e del rock per arrivare alla sezione ‘Classic’, sottosezione ‘Best Classical Compendium’, e trovare ‘Aspire’ (su etichetta Musica Solis), l’unione tra il clarinetto di Seunghee Lee, il bandoneon di JP Joffre e la London Symphony Orchestra diretta dall’italiano acquisito luganese Enrico Fagone, primo contrabbasso dell’Orchestra della Svizzera Italiana. L’album include composizioni di Astor Piazzolla, Heitor Villa-Lobos e inediti di Jofre. Il Grammy®, il massimo riconoscimento per un musicista, ha portato Fagone sul New York Times, una delle poche cose – dice lui – che lo aiutano a rendersi conto della grandezza della cosa. Perché «in generale – ci confessa – cerco di non dare troppa importanza ai riconoscimenti; noi artisti siamo completamente in balìa del mondo, ho imparato con lo yoga a prendere tutto con un poco di sano distacco».

Per quanto la nomination al premio sia «totalmente inaspettata», e per quanto sia «forse così grossa che nemmeno me ne sono ancora reso conto», se Fagone è nella lista dei migliori della National Academy of Recording Arts and Sciences un motivo c’è. Oltre all’Osi, dove si sente a casa, e oltre al Conservatorio della Svizzera italiana, dove insegna lo strumento per il quale è così richiesto, le sue collaborazioni includono l’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, l’Accademia di Santa Cecilia, il Teatro dell’Opera di Roma, la NHK di Tokio, l’orchestra Filarmonica della Scala di Milano. Lo hanno diretto personalità del calibro di Lorin Mazel, Christian Thielemannm, Bernard Haitink, Charles Dutoit. Ci sono poi le innumerevoli collaborazioni come direttore d’orchestra, ruolo arrivato col tempo.

Padre in musica

«Con la nascita di mio figlio, che ora ha sei anni, mi sono reso conto di non poter più studiare in casa; da un momento all’altro ho dovuto anche smettere di viaggiare, dopo che io e mia moglie avevamo girato il mondo per insegnare e fare concerti, avendo sempre Lugano come base. Stando a casa, dopo aver rallentato l’attività, non potendo fare rumore per non svegliare il bimbo, ho preso le partiture in mano e ho iniziato a studiare composizione». Ben venga il non poter far rumore: «Ho sentito la necessità di diventare padre anche in musica, di possedere una consapevolezza più grande, più profonda». E dunque Milano, alla Civica scuola di musica di Claudio Abbado a studiare direzione d’orchestra, e poi Helsinki, per seguire il 92enne ‘guru’ Jorma Panula, incontrato in Spagna a una masterclass. Panula lo ha ‘scelto’: «La sua considerazione è stata una spinta; l’ho seguito fino in Finlandia, mi ha dato lui il via libera».

Fagone lavora tanto negli Stati Uniti. Dirige la Long Island Concert Orchestra, negli ultimi tempi assidua frequentatrice di Manhattan, pandemia permettendo. Il 5 febbraio sarà a Los Angeles per giocarsela contro la Metropolitan Festival Orchestra diretta da Yannik Nézet-Séguin, nella quale il primo contrabbassista dell’Osi vede l’avversario più tosto. Candidato al Grammy® è pure l’ingegnere del suono Jonathan Allen.

I solisti

A Los Angeles, naturalmente, non mancheranno Seunghe Lee e JP Jofre. «È l’onore più grande per me», ci dice a distanza la clarinettista, che ha appreso della candidatura durante il live streaming della Recording Academy. «È il risultato di anni di studio, applicazione e perseveranza, a molti livelli. È qualcosa che fino a ora potevo soltanto sognare. ‘Aspire’ è una testimonianza della resilienza e della creatività di tutti i musicisti che creano nuova musica nonostante i molti ostacoli che sono costretti a fronteggiare». Il progetto è nato sei anni fa dall’incontro con il bandoneista, dalla passione comune per Piazzolla e dall’idea di unire i due strumenti, ‘sintetizzati’ nella scrittura di Jofre, dalla quale è scaturito il Doppio concerto per clarinetto e bandoneon, il primo mai scritto per questi due strumenti. «Essere raggiunti dal caro amico Enrico come direttore d’orchestra ha reso il progetto ancor più speciale». Quanto alla London Symphony Orchestra: «Un sogno diventato realtà».

Sul fronte del bandoneon. «Ero appena arrivato in Corea del Sud da New York – racconta JP Jofre (JP sta per Juan Pablo) – e in piena notte ho ricevuto il messaggio di Seunghee, che mi diceva che avevamo ottenuto la nomination; di lì a poco sono arrivati messaggi telefonici a tonnellate da colleghi e amici. Non sono più riuscito a dormire, è stata una notte indimenticabile». Per Jofre, il Grammy® è qualcosa di bello; è grato per questa nomination, anche per il fatto che sul disco ci sono sue composizioni. «Ma il più grande riconoscimento che io possa ricevere – aggiunge – è riuscire a scrivere la mia musica e suonarla intorno al mondo con gli artisti che ammiro, persone splendide che mi fanno sentire bene. I premi e le candidature sono bellissime ricompense per l’anima, ma l’artista deve rimanere focalizzato sulla musica, rimanere umile e non smettere di studiare, in questo percorso musicale che non ha fine». ‘Aspire’ è un progetto speciale anche per lui: «Quando Seunghee mi ha confessato che avrebbe voluto registrare la mia musica, mi sono sentito onorato per la sua chiamata. Ho lavorato duro su ogni singola nota della partitura, sapevo che sarebbe stato qualcosa di grande. Anche lavorare con Enrico, artista di classe mondiale e caro amico, è stata una splendida esperienza». La London Symphony? «Che posso dire, sono una delle migliori orchestre del mondo e ci hanno fatti sentire a casa».

Elogio della follia

Di nuovo a Lugano, di nuovo con Fagone. Nella vita di Enrico, un posto importante lo occupa la pianista Marta Argerich. «Quando hai la fortuna d’incontrare una leggenda che crede in te, tutto diventa più facile». A parte salirci sul palco: «O non dai troppa importanza alla cosa, al fatto che ti trovi davanti a migliaia di persone, sapendo che tutto quello che si suonerà finirà su YouTube, e quindi prendi tutto con la giusta follia, oppure devi tenerti un blister di psicofarmci nel giubbotto». Tra le situazioni più ‘folli’, un Ravenna Festival, un concerto con Argerich a gennaio 2019, sul podio dell’Orchestra della Rai. E la London Symphony Orchestra, non di meno: «Riprendevo la direzione dopo la pandemia e dopo un intervento chirurgico molto serio; la ripresa è stata una festa, una rinascita da molti punti di vista». Anche la risposta del pubblico è ‘rinascere’: «Ci sono nazioni nelle quali la gente litiga per accaparrarsi l’ultimo biglietto. A Tokio, per esempio, capita di firmare t-shirt e custodie degli strumenti, cose alle quali in Europa non siamo abituati. Per quanto terra antichissima, il Giappone è relativamente giovane in ambito di musica classica, così come gli Stati Uniti, dove a un concerto di classica si urla come a un raduno rock, e qualsiasi cosa proponi, da Bach ai Beatles, è accolta a braccia aperte».


Musica Solis
L’album

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