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‘Riconosciamo i Nightbirds come bene protetto di Locarno’

La singolare iniziativa è del docente e fan della prima ora Mauro Broggini. Eliano Galbiati: ‘Ci davano dei brozzoni, ma abbiamo segnato un’epoca’

Il concerto all’Innovazione di Locarno
25 ottobre 2022
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«Quel che hanno fatto i Beatles in grande noi lo abbiamo fatto in piccolo, partendo dalla nostra Locarno. Ma non è probabilmente tanto per la musica, che meritiamo essere ricordati, quanto per aver dato il via a una trasformazione culturale. E nel farlo, ancora giovanissimi, bisogna dire che abbiamo dato prova di un certo coraggio». Perciò «una celebrazione è necessaria: in qualche modo la città dovrebbe designare un luogo che tramandi ai posteri quella straordinaria realtà sociale, oltre che musicale, che sono stati i Nightbirds».

La prima citazione è di Eliano Galbiati, batterista del gruppo. La seconda di Mauro Broggini, fan della prima ora della band simbolo degli anni 60 e anima, oggi, di un’iniziativa di "rispolvero" iniziata con una rimpatriata a Zurigo, lungo quella Niederdorfstrasse i cui locali, quasi 60 anni fa, ospitarono le dirompenti note rock di quel gruppo di cappelloni ticinesi. «Erano tempi – ricorda Galbiati – in cui c’era poco da scherzare. Per la Locarno bacchettona di allora eravamo, semplicemente, troppo. I benpensanti, che erano la stragrande maggioranza, ci additavano, ci davano dei brozzoni, ci invitavano, molto poco velatamente, ad andare a lavorare anziché star lì a perdere tempo strimpellando. Ma noi volevamo soltanto suonare. Con le nostre intemperanze musicali abbiamo contribuito ad avviare un’epoca, aprendo gli occhi ai ragazzi e invitandoli a guardare e affrontare il mondo in modo diverso».

L’idea di una targhetta al Kursaal

A 58 anni esatti dalla nascita del gruppo, il desiderio di affermare i Nightbirds come elemento culturale "protetto" di Locarno nasce da un’esigenza che Broggini ha già condiviso con l’Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli, e che Galbiati sottoscrive, giustificandola su basi squisitamente anagrafiche: «Se si vuol fare qualcosa che lo si faccia subito, perché il tempo, inesorabile, passa». L’idea, la speranza, è appunto che la città «riconosca il ruolo precursore dei Nightbirds per la piccola Locarno – dice Broggini –. Sarebbe un gesto dovuto, che confermerebbe, su un piano diverso, quella moderna vocazione musicale testimoniata oggi con grande sfarzo dalla "Walk of Fame" ai Giardini Rusca, allestita per celebrare le stelle del "Moon and Stars". Proprio come stelle, di dimensioni locali e internazionali insieme, sono stati i Nightbirds, che non di meno meritano di avere le loro impronte, anche se solo in senso figurato, magari con una targhetta, immortalate da qualche parte».

Galbiati, per questo, non va lontano dagli stessi Giardini Rusca: si ferma al Kursaal, dove i Nightbirds tennero il loro primo concerto nel ’65 e l’ultimo nel 2014. «In entrambi i casi fu un enorme successo – ricorda –. Otto anni fa eravamo "sold out" e abbiamo dovuto lasciare fuori 200 persone». Fra i due concerti, una carriera da professionisti, lanciata contro tutte le convenzioni dell’epoca dopo quell’autentica folgorazione che furono i concerti locarnesi degli Yardbirds di un certo Eric Clapton, catapultati all’Innovazione, al Lido e alla Taverna da Giorgio Gomelsky, losonese espatriato a Londra e attivo allora con mostri sacri nascenti come Rod Stewart e i Rolling Stones.

Il riconoscimento immediato della Emi

Le immagini dell’epoca sono fra le numerose chicche di un recente, bel documentario biografico su Giorgio Fieschi girato per "Storie" dal regista di Minusio Paolo Vandoni. «Fu sull’onda degli Yardbirds che muovemmo i nostri primi passi – rammenta Galbiati –. Della prima formazione dei Nightbirds facevano parte il sottoscritto alla batteria, Roby Wezel alla chitarra, Charly De Marco al basso e William Mazzoni alla voce. Il debutto fu appunto al Kursaal, nel ’65, per la festa dei liberali. Portammo il nostro rock a massimo volume in un luogo abituato all’orchestra da ballo. Ci concessero un’ora: la sfruttammo a dovere».

In seguito i Nightbirds accolsero le chitarre di Mario Del Don (che dopo aver lasciato il gruppo rientrò come bassista), Chris Achermann («Bravissimo, di un’altra categoria, diede un’assoluta svolta al gruppo grazie al suo sound internazionale») e Cory Knobel. Primi professionisti del rock in Ticino, furono immediatamente riconosciuti dalla Emi, che ne intravvide il potenziale e li mise sotto contratto a fine ’65. «Siamo stati dei precursori, i giovani con noi hanno cominciato a osare. E modestamente eravamo anche bravi: potersi permettere, da professionisti, di suonare per 4 o 5 ore al giorno ti migliora. E a Zurigo, dove mensilmente venivamo invitati a grande richiesta a suonare al Tropic, passavamo il tempo ad ascoltare altri gruppi: ogni volta era una lezione che prendevamo e portavamo a casa». Galbiati aggiunge che «non abbiamo mai fatto i soldi, ma ci siamo sempre divertiti un sacco. Forse avremmo monetizzato se avessimo trovato un vero impresario. Purtroppo, i tre che provammo a tutto pensavano fuorché a organizzare la nostra vita artistica. Ciononostante, dei molti concerti non ne ricordo uno che si possa definire un flop».

E non sarà certamente un flop neppure il lavoro di maturità liceale che potrebbe venir commissionato dalla docente di musica Francesca Dellea su richiesta di Mauro Broggini: «L’idea è di permettere a uno studente di lavorare sul moltissimo materiale a disposizione. Riordinarlo in una tesi sarebbe un bell’omaggio al gruppo, funzionale a una consacrazione, anche da parte delle autorità, che tutti noi ci aspettiamo».

Consacrazione che il sindaco di Locarno, Alain Scherrer, a caldo, giudica, «certamente dovuta, visto il ruolo fondamentale che i Nightbirds hanno avuto dalla metà degli anni 60. Io non li ho vissuti personalmente, ma la generazione precedente sì, e molto ne ho sentito raccontare». Da "frontman" della Vasco Jam, quindi da uomo di musica prima che di politica, Scherrer nota che «un’iniziativa come quella di Mauro Broggini, della quale fra l’altro vengo a sapere solo in questo momento, è veramente benvenuta e merita grande attenzione perché il gruppo ha davvero rappresentato un pezzo di storia significativo per il Locarnese. Arrivare dal sottoscritto con idee simili significa sfondare porte aperte. Ora bisogna approfondire e capire com’è possibile dar seguito. A livello personale seguirò con grande interesse l’evoluzione del progetto».

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