Estero

Corsa aperta per il dopo BoJo: favoriti Sunak e Wallace

Sfida tra Il giovane banchiere di origini indiane che gli ha voltato le spalle nel momento fatale e l’ex ufficiale dell’esercito di Sua Maestà

Boris Johnson durante una riunione di gabinetto (Keystone)
8 luglio 2022
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Il giovane banchiere di origini indiane che gli ha voltato le spalle nel momento fatale e l’ex ufficiale dell’esercito di Sua Maestà prestato alla politica che gli è rimasto leale fino in fondo pur essendo per carattere tanto diverso da lui. Sono Rishi Sunak e Ben Wallace - rispettivamente ex cancelliere dello Scacchiere e titolare della Difesa in carica - i primi candidati a prendere quota nella corsa, ancora apertissima, per la successione a Boris Johnson come leader Tory e futuro primo ministro britannico dopo l’annuncio del passo indietro a cui un recalcitrante BoJo è stato infine costretto ieri, fra venti di crisi globali e contraccolpi di scandali a ripetizione.

Lasciata la guida del partito di maggioranza, ma deciso a restare premier per diverse settimane finché i Tories non avranno eletto un nuovo (o una nuova) leader, Johnson ha provveduto oggi a nominare qualche altro sottosegretario facente funzioni dopo le dimissioni a raffica dei giorni scorsi, impegnandosi a stare nei limiti degli affari correnti.

Il clima resta però instabile e molti non si fidano: dagli avversari interni più agguerriti, che gli vorrebbero veder passare le consegne per la transizione - destinata a durare come minimo un mesetto, al massimo fino a ottobre - allo sbiadito vicepremier Dominic Raab; fino all’opposizione laburista di Keir Starmer, intenzionata a far votare alla Camera dei Comuni una mozione di sfiducia contro tutto il governo prima della pausa estiva che scatta il 22 luglio se Johnson non sloggerà "subito" da Downing Street.


Ben Wallace, tra i possibili successori (Keystone)

Mozione con poche chance di passare e condurre a quelle elezioni anticipate che nel caos attuale Starmer - scagionato dalla polizia assieme alla sua vice Angela Rayner nell’indagine su un mini Partygate in salsa Labour che in caso di multa avrebbe obbligato entrambi a dimettersi, per coerenza con le accuse rinfacciate allo "svergognato Boris" - si dice fiducioso di poter vincere; ma che può senz’altro mettere in imbarazzo il gruppo di maggioranza e sotto tiro l’intera parrocchia Tory, se questa fosse costretta al sostegno parlamentare di facciata a un primo ministro in via di liquidazione pur di evitare le urne anzitempo.

La vera partita, in ogni modo, resta affidata per ora al risultato della sfida per il dopo Boris. Con 10 o 12 fra pretendenti dichiarati e potenziali che i bookmakers iniziano ora ad allineare ai nastri di partenza, in attesa che il Comitato 1922, sinedrio interno dei Tories, fissi e acceleri lunedì il calendario delle votazioni.

Una corsa a eliminazione spietata in cui Ben Wallace, che non viene dalla corrente dei brexiteer ma che si è costruito in questi anni una fama di fedelissimo di Johnson dal volto affidabile, parte in pole position: senza aver mai mostrato finora il carisma e neppure le ambizioni del leader a tutto tondo, e tuttavia forte del ruolo di responsabile della Difesa e garante della continuità della linea della fermezza fra gli alleati occidentali contro l’invasione russa dell’Ucraina.

Alle sue spalle provano a farsi largo in molti. Dalla ministra degli Esteri Liz Truss, super falco incline alla gaffe; al suo predecessore Jeremy Hunt, ex Remainer che piace all’ala più moderata e meno euroscettica; al presidente della commissione Esteri della Camera anti-johnsoniano Tom Tugendhat, anche lui ex militare (e anche lui ex Remainer, sebbene semi-pentito), noto per i ricorrenti proclami quasi da dichiarazione di guerra contro Cina o Russia, in ascesa malgrado il vulnus d’essere il primo aspirante premier della storia britannica senza alcuna esperienza di governo o persino di governo ombra.


Rishi Sunak, altro papabile (Keystone)

Secondo nei favori del pronostico è comunque Rishi Sunak, 42 anni, sceso in campo oggi con tanto di hashtag (Ready4Rishi, Pronti per Rishi) e di slogan: "Restauriamo la fiducia, ricostruiamo l’economia, riunifichiamo il partito". Oltre che con un video nel quale cerca di riverniciarsi come leader in erba serio e competente: pro Brexit ma pragmatico, nuovo quanto a radici etniche ma gradito alla City, e in qualche modo redento dal coinvolgimento in prima persona nel Partygate assieme a BoJo o dalla vicenda delle esenzioni fiscali (legali) accordate a sua moglie, figlia di uno dei magnati più ricchi dell’India. Nel video Sunak non nega "le sfide immense" che il Regno ha dinanzi, date le tendenze interne e internazionali, promettendo di essere "onesto" con la gente e di mettere da parte "le favole confortanti" per evitare che "i nostri figli vivano domani peggio di noi". Le favole di affabulatori come il suo ex boss Boris Johnson, evidentemente.

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