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‘Non vogliamo aumentare le imposte’ ‘Allora si freni la spesa’

Decreto al voto domenica 15, dibattito tra Durisch (Ps) che non chiederà di alzare il moltiplicatore e Morisoli (Udc): ‘Rallentare prima di sbattere’

Il dibattito organizzato da ‘laRegione’
(Ti-Press/A. Crinari)
10 maggio 2022
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Domenica 15 restituirà due importanti verdetti. Uno calcistico, l’altro politico. Il primo arriverà dallo stadio Wankdorf. Il secondo dalle urne. Protagonista in entrambi i casi il Ticino. Con (forse) una sola tifoseria a sostegno del Lugano, impegnato contro il San Gallo nella finale di Coppa svizzera. Con invece almeno due (sicure) tifoserie sul decreto legislativo, a cui la maggioranza del Gran Consiglio ha dato luce verde l’ottobre scorso, che chiede il pareggio dei conti del Cantone entro la fine del 2025, agendo prioritariamente sulla spesa pubblica. Contenendone la crescita, sostengono i favorevoli. Tagliandola, replicano i contrari. L’ultima parola ai cittadini, dopo la riuscita del referendum promosso dalla Vpod con l’appoggio della sinistra e di enti attivi anche nel settore socio-sanitario. A confronto, in un dibattito indetto dalla ‘Regione’, l’artefice del controverso decreto, il capogruppo Udc in Gran Consiglio Sergio Morisoli, e un rappresentante dei no, il capogruppo del Ps Ivo Durisch.

I pro ‘decreto Morisoli’ vogliono scongiurare qualsiasi aumento della pressione fiscale per far quadrare i conti. Durisch, se doveste vincere la votazione, se dovesse quindi passare il no, chiederete di alzare il coefficiente cantonale di imposta?

Durisch: No, non chiederemo di alzarlo, oltretutto le finanze del Cantone con il Consuntivo 2021 sono migliorate di molto (58 milioni di franchi di disavanzo a fronte dei quasi 231 milioni previsti, ndr.). Per noi rimane prioritario che vengano messe a disposizione sufficienti risorse per rispondere ai bisogni di aziende e cittadini. Se al contrario dovessero esserci tagli a servizi o prestazioni metteremo sul tavolo anche il coefficiente cantonale. Con il Preventivo 2021 avevamo ipotizzato, per riequilibrare i sacrifici dovuti ai tagli, di riportare al 100 per cento il coefficiente cantonale. Nel frattempo la situazione è cambiata, il Consuntivo non rispecchia più le voci allarmanti del Preventivo. Peraltro non ci sarebbe comunque una maggioranza in Gran Consiglio disposta ad aumentare le imposte.

Ha sentito Morisoli? In caso di bocciatura popolare del decreto, i socialisti non chiederanno un incremento della pressione fiscale. Vi fidate?

Morisoli: Più che fidarsi saranno i fatti a parlare. Se non si agisce sulla spesa bisognerà comunque agire sulle entrate, vale a dire su imposte e tasse. I contrari continuano a scrivere e a parlare di tagli e di tagli paurosi se il decreto dovesse essere accolto. Ma tenere sotto controllo le uscite non significa assolutamente operare dei tagli. Aggiungo che noi abbiamo allestito questo decreto perché siamo convinti che se non si agisce prioritariamente sulla spesa pubblica non sarà possibile evitare di alzare le imposte e le tasse: da qualche parte i milioni che mancheranno bisognerà infatti andare a cercarli. E abbiamo già sentito in quale forma il Ps vorrà farlo, cioè con le imposte. Poi c’è il grosso capitolo delle stime, dove non è obbligatorio mantenere la quota di tassazione dei nuovi valori come oggi. Escludere degli sgravi tout-court è come aumentare le imposte, poiché il cittadino si troverà tutto più caro e il suo potere d’acquisto calerà.

Cosa replica Durisch?

Durisch: Sulle persone fisiche voi, Morisoli, avete già in mente di sgravare i redditi superiori ai 350mila franchi. Saranno solo minori entrate per fare un favore ai più facoltosi. Voi in realtà volete tagliare la spesa per avere finanze in equilibrio allo scopo di procedere con ulteriori sgravi fiscali: la vostra politica è questa, pensate di aiutare ceto medio ed economia così. Ma lo Stato aiuta l’economia reale non con gli sgravi bensì disponendo delle necessarie risorse e mettendole a disposizione. Ricordo che negli ultimi cinque anni abbiamo votato una riforma finanziaria che ha tagliato le spese del Cantone per 200 milioni e due riforme fiscali in parlamento che hanno abbassato le aliquote. Per cui non c’è mai stato un aumento delle aliquote delle persone fisiche e giuridiche. Chiederemo semmai di non fare ulteriori sgravi fiscali, quelli degli ultimi anni non erano sopportabili e l’abbiamo visto.

Morisoli: In ogni caso ci opponiamo e ci opporremo ad aumenti del moltiplicatore (oggi del 97%, ndr.). Riteniamo che quello che sta dando con questa pressione fiscale è già sufficiente per fare molte cose.

Durisch: Ma noi rifiutiamo questo decreto legislativo perché preclude qualsiasi aumento d’imposta nel discorso che dovrà essere fatto per portare in pareggio le finanze nel 2025. Pur sapendo che non sono mai state aumentate. Precludere il discorso democratico su entrate-uscite non va bene, soprattutto quando si riducono le spese per poi fare sgravi fiscali come abbiamo visto nel 2016. Questa impostazione non ci trova per nulla d’accordo, perché significa ridurre la forza dello Stato. Se ci si deve sedere intorno a un tavolo lo si fa ad armi pari, come prevede la legge sul freno ai disavanzi che permette un dialogo democratico sulle modalità di rientro se ci fosse la necessità. Nelle cifre però non c’è più quella situazione catastrofica che si temeva, perché son stati dati aiuti anche alle aziende, sennò il -8% di Prodotto interno lordo previsto non sarebbe mai risalito al -3.

Per la sinistra il vostro obiettivo è contenere la spesa per fare sgravi fiscali, cosa replica?

Morisoli: Non c’è la prova del nove, quello che mi sento di dire è che non sarà così perché in vent’anni di sgravi fiscali come li vorremmo noi non ne abbiamo avuti, e perché dopo i pacchetti di fine anni Novanta non si son più visti sgravi mirati. Tre quarti di quelli che Durisch chiama sgravi fiscali non sono farina del sacco del Cantone. Gli unici che si avvicinano sono quelli nella riforma fiscale e sociale. Gli altri che vengono spesso citati erano obbligati dalla Confederazione.

In questa fase di uscita dalla pandemia, con una guerra in Europa, la crisi delle materie prime, l’aumento dei premi di cassa malati... Siete in grado di dire, prima del voto, che non saranno toccati i sussidi e le prestazioni per i più fragili?

Morisoli: Certo. Lo abbiamo detto in tutte le salse, scritto nero su bianco, le leggi vanno singolarmente a definire chi ha diritto e chi non ha diritto ai sussidi e non sarà possibile toglierli. Anche perché sarebbe pure impossibile farlo entro il 2025, con tutta la buona volontà l’iter di governo e parlamentare è lunghissimo. I conti del 2021 fanno ben sperare, e questo trend sulle entrate potrebbe tenere. La spesa potrebbe scendere, perché le misure Covid del 2021 messe nell’orizzonte del 2025 andranno indietro. Per un effetto di struttura dei conti c’è già un vantaggio che, infatti, fa ridurre la manovra. Nessuno vuole saccheggiare o affamare il popolo.

D’accordo, ma dove si concentrerebbe il risparmio che auspicate allora?

Morisoli: Il decreto serve a non fare i tagli lineari, è da lì escono i guai citati dai contrari. C’è un modo più selettivo di entrare nella spesa. Non su socialità, scuola, territorio o giustizia, ma sulle cosiddette spese trasversali dove lo sforzo lo può fare lo Stato stesso. Prendiamo le spese per il personale: cinque o sei anni fa il parlamento si è imposto la disciplina di non fare aumentare i dipendenti del Cantone, ora ce ne sono oltre 800 in più e non dovuti alla pandemia. Sappiamo che ogni anno partono spontaneamente dallo Stato in media attorno a 300 unità: se noi da questi riuscissimo a darci una disciplina che, per tre anni, ogni anno si sostituisce la metà dei partenti e i posti rimasti liberi rimangono occupati da chi c’è già o non vengono occupati perché il partente risponde alla funzione. Se si prende il valore più basso del salario dei dipendenti cantonali si arriva a 12 milioni l’anno che, per tre anni, solo così fanno recuperare 45/50 milioni senza far male né all’interno né all’esterno dell’Amministrazione. E c’è una seconda voce su cui si può agire: i costi di funzionamento dello Stato. Come ci si spiega che per dieci anni si sia oscillati tra 290/300 milioni e ora la prospettiva è 330? Penso che una decina di milioni anche qui si possa trovare. Si tratta solo di essere più prudenti nel non sprecare. Non sarà facile applicarla da subito questa disciplina, ma non possiamo pensare che in un Dipartimento come quello della sanità e della socialità, che spende la metà del budget dello Stato, tutto quello che si faccia sia assolutamente indispensabile, efficace ed efficiente.

Durisch, a parte ragionando sulla leva fiscale per voi concretamente dove si può evitare di spendere di più? La vostra è un’opposizione ideologica?

Durisch: No, non è ideologia. Dire che ci sono 150 posti che si possono non sostituire significa dire che ci sono 150 persone che non fanno niente: è sbagliato e pericoloso. Noi siamo disposti a metterci al tavolo, discutere, ma in maniera simmetrica e con analisi che faremo assieme al governo. Il punto di partenza dovrà essere il Preventivo ‘23, dove il governo si è già dato l’obiettivo del contenimento del disavanzo a -80 milioni. Ma fatemi replicare a quanto detto da Morisoli: questo decreto non dice che non andranno a toccare contributi a enti e persone, la voce più grande dello Stato che in qualche modo oggi è in pericolo. Noi siamo pronti al dialogo, ma senza sacrificare i bisogni futuri come dare aiuti alle persone bisognose visto l’aumento del costo della vita.

Morisoli: E quando mai lo Stato non darebbe aiuti alle persone bisognose?

Durisch: Dal vostro punto di vista se non possiamo assolutamente alzare la spesa ma contenerla, in un momento straordinario come quello attuale, mi domando cosa c’è di più contrario anche all’economia stessa che tagliare. Non si devono condizionare i bisogni della popolazione, perché se da una parte c’è la paura di creare un debito contabile, la nostra è quella di creare un debito occulto che poi dovranno pagare le future generazioni perché non abbiamo risolto i loro bisogni. Io voglio rispondere ai bisogni della società, non è la mia priorità contenere necessariamente a tutti i costi la spesa per promuovere sgravi fiscali. II problema è che così si sdogana un principio, quando nel 2024 entrano in vigore 70 milioni di sgravi per le aziende…

Morisoli: Che son già a Piano finanziario, quindi già calcolati.

Durisch: Sì, ma nel 2016 abbiamo votato un risparmio sui contratti di prestazione e servizi assistenza cure a domicilio dove è stata introdotta una quota giornaliera per utenti: questo è un esempio di quello che può essere fatto subito se si vuole tagliare.

Però aumentano i bisogni e la società rischia di andare in difficoltà. Ognuno paga con la busta paga che ha.

Morisoli: C’è una crescita della spesa di 300 milioni, il decreto dice da qui al 2025 di farla salire di 230 non di cancellarla.

Durisch: È assurdo che in un momento di crisi venga fatto l’esempio del buon padre di famiglia che deve risparmiare, perché lo Stato deve ragionare diversamente: quando si è in difficoltà deve garantire la stabilità del Paese e garantire alle aziende di poter continuare a lavorare come ha fatto durante la pandemia con i casi di rigore e il lavoro ridotto. Oggi il debito pubblico che spaventa così tanto Morisoli deve servire a sostenere cittadini e aziende, fare questo decreto in un momento del genere rispecchia la loro politica del ‘meno Stato’ e tagliare servizi per sgravi fiscali, ma ora è irresponsabile e anacronistico anche rispetto alle politiche delle destre negli altri paesi.

Morisoli: Non è vero. Noi ci sentiamo responsabili per non affrontare il disastro che loro dipingono, è meglio rallentare prima della curva che sbattere sul muro. Proprio in questi momenti e in queste circostanze i debiti li abbiamo sempre fatti e sempre ammortizzati. Purtroppo posso dire che negli ultimi 16 anni di esercizi per 12 anni siamo stati in deficit: vuol dire che il padre di famiglia non ha mai tirato la cinghia, ci siamo indebitati in continuazione e ora siamo il settimo cantone per debito pubblico pro capite, e il terzo per crescita più veloce del debito negli ultimi anni.

A onor del vero si era tornati nelle cifre nere prima di pandemia e guerra.

Morisoli: Ma io sono contento quando va bene, ci mancherebbe altro, e se l’anno prossimo andrà meglio del previsto e il decreto non servirà chi reclamerà mai?

Durisch: Però diciamola tutta, scusate. Assieme alla pandemia e alla guerra ci son stati anche gli sgravi: le cifre rosse citate da Morisoli sono dovute agli sgravi della destra e non alle uscite.

Molte misure su cui si potrebbe tagliare sono di competenza del Consiglio di Stato, quindi non referendabili.

Morisoli: Noi non abbiamo fissato alcuna misura, ma il raggio d’azione.

Durisch: Sono tutte di competenza del Consiglio di Stato: contratti di prestazione, soglie per l’assistenza, assegni familiari.

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