Bellinzonese

Botte nell’appartamento a Bellinzona: ‘Violenza inaccettabile’

Condannato il 25enne che prese parte all’aggressione di un coetaneo. Potrà uscire dal carcere fra 4 mesi per seguire un programma di assistenza

La vittima era stata picchiata e rinchiusa nell’appartamento
(Rescue Media)
22 dicembre 2021
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Una pena detentiva di 30 mesi, di cui 18 sospesi con la condizionale per un periodo di 5 cinque anni. Tradotto: tenuto conto del carcere preventivo già sofferto, il 25enne comparso questa mattina alla sbarra potrà uscire dal carcere fra circa quattro mesi, il tempo necessario per permettere all’Ufficio dell’assistenza riabilitava di allestire per lui uno specifico programma di assistenza e occupazionale. Così si è pronunciata oggi pomeriggio la Corte delle Assise criminali di Bellinzona presieduta dal giudice Siro Quadri al termine del processo che vedeva imputato un giovane della regione, infine giudicato colpevole di aggressione, sequestro di persona, furto ripetuto, danneggiamento, abuso di un impianto per l’elaborazione dei dati, violazione di domicilio, minaccia, coazione, infrazione alla Legge federale sulle armi e le munizioni e infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti.

Nelle motivazioni orali della sentenza, il giudice Siro Quadri è partito dai reati giudicati più gravi, ovvero quelli contro l’integrità e la libertà della persona di cui il 25enne si è macchiato avendo preso parte, in correità con altri due coetanei, all’aggressione del 2 dicembre 2020 ai danni di una persona ospite dell’appartamento dell’imputato. Raggiunta da calci e pugni, la vittima aveva riportato policontusioni e poliescoriazioni. La lettera di dimissioni dell’Ospedale San Giovanni indicava anche la presenza di ferite lineari da taglio superficiali all’addome. Dopo le botte, i tre avevano chiuso a chiave la porta dell’appartamento dall’esterno, impedendo alla vittima di uscire per 45 minuti fino all’arrivo dei soccorsi. I pompieri avevano dovuto forzare la porta per entrare nell’appartamento. A supporto delle indagini, un video dell’aggressione girato da una delle altre due persone coinvolte. «Il contesto nel quale sono stati commessi questi reati è preoccupante», ha detto il giudice riferendosi alla droga e all’euforia presente negli aggressori, che non giustifica una «violenza inaccettabile. La situazione di pericolo – ha continuato Quadri – è stata creata ed era grande. L’imputato ha placcato la vittima a terra mentre l’altro coetaneo infieriva. E per finire la vittima, ferita, è stata chiusa all’interno dell’appartamento. È stata una missione punitiva d’insieme, un attacco organizzato e improvviso».

Quanto ai furti (alla fine circa 25 quelli confermati dalla Corte mentre l’imputato ne riconosceva una quindicina), «la continuità dei reati si avvicina al concerto di mestiere», ha detto Quadri, parlando di un «grave agire compulsivo». I furti sono stati commessi per la maggior parte all’interno di macchine (sottratti portafogli, cellulari e altri oggetti). L’imputato ha commesso però anche il furto di 130 piante di canapa Cbd in un’azienda di Sant’Antonino per un valore denunciato di 13’400 franchi e svariata merce dagli scaffali di negozi di alimentari. In totale il 25enne ha sottratto e tentato di sottrarre una refurtiva che ammonta a circa 29’500 franchi, mentre ha utilizzato le carte di credito per acquisti di vario genere per un totale di 2’700 franchi.

Nella commisurazione della pena, la Corte ha tenuto conto del difficile passato del 25enne, della sua giovane età e della sua volontà di voler cambiare vita espressa questa mattina in aula. «Se in passato si era mostrato come una persona che non soffre nemmeno della pena (l’uomo è già stato in carcere per un precedente riguardante una rapina e reati legati agli stupefacenti, ndr), ora ci dice che ha gli attacchi di panico e che il carcere è un luogo dove non vuole mai più tornare. Ci dice inoltre che intende seguire le misure per far fronte ai suoi problemi, esprime la volontà di voler farsi aiutare con un supporto psicologico e amministrativo». Il giudice Quadri ha dunque parlato di segnale di fiducia. Tuttavia, ha detto all’imputato, una volta uscito dal carcere penderà su di lui la spada di Damocle del lungo periodo della condizionale.

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