Luganese

Galeazzi ha informato il Municipio del suo rinvio a giudizio

Nessuna conseguenza politica per l’esponente Udc. Il sindaco, Michele Foletti: ‘Vale la presunzione d’innocenza. Attendiamo l’esito del processo’

Il municipale, Tiziano Galeazzi
(Ti-Press)
16 dicembre 2021
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Informati. Il municipale Udc Tiziano Galeazzi ha comunicato e illustrato stamane la propria situazione giudiziaria durante la seduta settimanale dell’Esecutivo di Lugano, vale a dire il rinvio a giudizio per l’ipotesi di reato di riciclaggio aggravato disposto ieri dalla Procura di Bergamo. La notizia non ha conseguenze politiche per Galeazzi, capodicastero Consulenza e gestione, dicastero che al suo interno comprende affari giuridici, informatica, sicurezza e salute, statistica urbana. Il sindaco, Michele Foletti, interpellato da laRegione, dichiara: «Abbiamo appreso la notizia ieri dalla stampa. Ma vale la presunzione d’innocenza. Attendiamo l’esito. Galeazzi ci ha informato, come già aveva fatto un mese fa quando si prospettava il suo rinvio a giudizio».

Il processo il 12 aprile a Bergamo

Il municipale democentrista sarà processato il prossimo 12 aprile a Bergamo nell’ambito dell’inchiesta ‘Pecunia Olet’ condotta dalla Procura di Bergamo. Secondo gli inquirenti, al centro dell’inchiesta si trova una imprenditrice bresciana residente nel Luganese: la donna avrebbe svuotato società edili e trasferito denaro verso conti svizzeri, di San Marino e Singapore. Galeazzi è sospettato, nel suo ruolo di consulente bancario alle dipendenze di un istituto di credito, di aver assistito la donna nel trasferimento all’estero dei capitali sospetti. Il municipale e granconsigliere, da noi interpellato ieri, si dice tranquillo. In un comunicato stampa ha evidenziato: “Riaffermo con vigore che l’ex cliente – di cui parla l’inchiesta – era una cliente della banca nella quale lavoravo, e come per tutti i clienti, il mio ruolo, riguardava esclusivamente e semplicemente la gestione dei suoi investimenti in borsa, facendo anche fede alla massima confidenzialità richiesta dagli istituti di credito e della loro policy e dai clienti stessi, che vigeva all’epoca dei fatti”. E, ancora, di non avere “mai avuto ravvedimenti dalle autorità giudiziarie elvetiche”.

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