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Nel bunker Pci per il richiamo? È una soluzione provvisoria

Non a tutti piace andare a vaccinarsi al rifugio: ‘Scelta cantonale’. Ma a Mendrisio si stanno valutando delle alternative

‘Non è ideale ma funziona’
(Ti-Press)
1 dicembre 2021
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L’impatto con un bunker, certo, fa un certo effetto ai vaccinandi di una certa età che in questi tre giorni si stanno mettendo in fila per ricevere il richiamo. Sono ben consapevoli che quella è l’unica arma per combattere il Covid-19. Così si supera anche la ritrosia, lì a Canavée a Mendrisio, di entrare in un rifugio della Protezione civile del Mendrisiotto. Del resto, non è il solo: tra i centri vaccinali si è optato per una soluzione simile anche a Tesserete e ad Ascona. Dopo l’esperienza della struttura di prossimità al Palapenz di Chiasso e del polo regionale al Mercato coperto a Mendrisio, in questo caso si è fatto di necessità virtù, puntando su uno spazio di fatto pronto in poco tempo (una giornata) e allestendo di primo acchito quattro piste vaccinali; che in ogni caso oggi sembrano stare strette viste la richiesta e l’esigenza di accelerare con l’inoculazione del booster. Al momento si viaggia al ritmo di 320-360 vaccinazioni al giorno: la media è questa. A ciò si aggiungono dalle 10 alle 20 prime dosi: qui fino a venerdì si potrà usufruire del sistema ‘Walk in’, senza prenotazione.

Qualche voce critica è arrivata agli orecchi momò: dalla scarsità dei posteggi – ora riservati – alla scelta logistica, peraltro dettata dal Cantone. Anche il Municipio cittadino ha avvertito che quella collocazione non era ideale. A rassicurare, però, vi è il fatto che sarà provvisoria. Già prima di Natale il centro cantonale traslocherà in quella che viene indicata come una soluzione più consona e funzionale. Si tornerà al Mercato Coperto – non disponibile in precedenza – o al Palapenz? Una risposta ancora non c’è. L’esecutivo del capoluogo comunque sta meditando delle proposte alternative.

Il comandante Pci: ‘Il dispositivo funziona’

Il primo a essere cosciente che operare in un bunker ha tutte le difficoltà del caso – detto altrimenti che l’opzione non è delle più felici – è il personale sul campo, che all’interno ci passa dieci ore al giorno (dalle 8 alle 18), sabati e domeniche compresi. E gli utenti? «Se si arriva puntuali – spiega a ‘laRegione’ il comandante della Pci Mendrisiotto Marco Quattropani – non si trascorre più di una mezz’oretta (al massimo 45 minuti) dentro il rifugio. In più abbiamo cercato di rendere l’accesso il più agevole possibile, di accrescere il dispositivo – il gruppo operativo è di 8-9 persone, ndr – ponendo una certa attenzione anche all’accoglienza in considerazione pure dell’età delle persone alle quali ci si rivolge. Insomma, posso dire che funziona». Ci sono state delle lamentele? «Qualcuno si dice scontento, ma altri sono felici di aver fatto anche il richiamo. C’è chi reclama e chi no». Come dire che è fisiologico in questi casi. «Abbiamo notato un malcontento, invece, per la gestione delle prenotazioni a livello cantonale». Al bunker ci fanno capire che la hotline non sempre risponde e le liste di attesa non mancano. Allora alla Pci hanno pensato di ovviare a questa problematica. «In effetti, abbiamo allestito un postazione a Canavée dove è possibile registrarsi e per ricevere la dose di vaccino. Inoltre, i cittadini possono chiamare i nostri uffici e noi provvederemo a prenotarli».

Dentro quattro mura

Abbiamo voluto, quindi, toccare con mano la situazione e abbiamo visitato il rifugio-centro vaccinale di Mendrisio. Pur non potendo ancora accedere alla somministrazione (ma solo per ragioni anagrafiche, succederà a breve), l’istruttore Raoul Cometta ci fa da guida all’interno del bunker. Si sa un po’ di attesa c’è (qualcuno arriva con largo anticipo sull’appuntamento, il 95 per cento ce l’ha), ma la macchina gira. Ieri pioveva e i militi andavano incontro ai vaccinandi con l’ombrello. «Cerchiamo di rendere il più piacevole possibile la situazione», ci dicono. «Lamentele? Se ne sono sentite – si ammette –, ma è anche perché la gente ha poca pazienza. Comunque proviamo a fare del nostro meglio: è impensabile accontentare tutti». Nessuno aspetta al freddo: lo spazio per stare al caldo e attendere in tranquillità esiste. Superato l’ingresso, si imbocca il corridoio e si arriva al tavolo dove ci si informa se l’utente ha un appuntamento. Poi ecco i due ‘check in’ per registrarsi e le varie postazioni. La ventilazione supplisce alla mancanza di aperture. Qualcuno rumoreggia, ma arriva, entra e si vaccina nel giro di poco tempo: già fatto?

Incrociamo un altro cittadino in attesa del richiamo. «Questi locali li conoscevo già; sapevo dove andavo – annota –. Quindi non mi ha disturbato. E non è vero che manca l’aria. I vani sono lunghi; si entra da una parte e si esce dall’altra. Forse siamo diventati troppo insofferenti». Chi ha ricevuto la sua dose se ne va con una bottiglietta d’acqua e un cioccolatino per addolcire questi giorni difficili.

In cerca di una alternativa

La soluzione idonea che si sta inseguendo per trasferire il centro vaccinale entro fine anno sarà una risposta anche alle lamentele, qui lo pensano in diversi. Anche al tavolo del Municipio si è pronti a dare una mano. «Stiamo valutando delle alternative – ci conferma il municipale Paolo Danielli –, che non sono ancora state definite». Si ventila un ritorno al Mercato coperto. «La Città è pronta ad adattarsi alle esigenze sanitarie. Vorremmo, però, evitare di andare a occupare il Mercato coperto visto che gli spazi richiesti non sono comparabili a quelli necessari alla prima campagna vaccinale. Certo occorre capire – fa presente Danielli – quale luogo è più idoneo». Idee? «Si può pensare a una sala multiuso, come quella a Genestrerio, o alla palestra di via Vela, vicina all’autosilo e facilmente accessibile. Ma è tutto da discutere».

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